GRILLO E DI MAIO FERMANO DI BATTISTA: OCCORRE UN DIRETTORIO NON UN CAPO POLITICO
DIBBA HA SOLO L’APPOGGIO DI UN PAIO DI EX MINISTRI TROMBATI E DI CASALEGGIO, I BIG CINQUESTELLE SONO CONTRO
Il sondaggio che indica il Movimento 5 Stelle in poderosa risalita nelle intenzioni di voto se Giuseppe Conte diventa il leader ha fatto breccia tra i grillini. E così, mentre Beppe Grillo sbarra la strada ad Alessandro Di Battista a colpi di metafore filmiche, nel M5S si apre il dibattito sul futuro e gli schieramenti cominciano a stringersi tra i governisti e i movimentisti.
«Conte è una figura super partes e il M5S ha una sua identità politica, anche se siamo noi ad aver portato il premier nelle istituzioni. Detto questo, sarei onorata se Conte decidesse di accompagnare il percorso politico del Movimento», dice oggi Paola Taverna a Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano aprendo di fatto le danze sul congresso, o sull’assemblea costituente come vorrebbe chiamarla Di Battista.
Intanto arriva la scomunica di Beppe Grillo nei confronti dell’ex pupillo con cui divideva i palchi e scorrazzava in moto, che ieri a Mezz’ra in più ha invocato un vero congresso per il Movimento: “Chiedo il prima possibile un’assemblea costituente in cui tutte le anime possano costruire una loro agenda e vedremo chi vincerà ”. Ma a Grillo, il Garante,le parole dell’ex deputato non piacciono. E a trasmissione appena finita scaglia un tweet: “Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto… ma ecco l’assemblea costituente delle anime del Movimento. Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film Il giorno della marmotta”.
Il Fatto spiega che la citazione è per una commedia americana del 1993, nella quale il protagonista Bill Murray vive sempre la stessa giornata, il 2 febbraio, in cui ogni anno viene aperta la tana della marmotta.
Ma il senso è che Di Battista non deve chiedere congressi. Grillo ha già deciso che il M5S dovrà essere guidato da una segreteria con vari maggiorenti.
La stessa idea dell ‘ex capo politico Luigi Di Maio ed altri big come Paola Taverna. Mentre il lombardo Stefano Buffagni spinge per un Politburo, una sorta di ufficio politico che prevede ancora un capo. Ma Grillo vuole la segreteria. E Conte a palazzo Chigi, inamovibile. “L’attacco ad Alessandro vuole soprattutto blindare il premier, Beppe teme che un congresso destabilizzerebbe il governo”, sostengono in tanti nel M5S.
Piuttosto, il fondatore pensa a un Movimento con Conte leader, di certo ancora candidato premier. Progetto che non dispiace neanche all’avvocato, che i sondaggi li legge, eccome. E che a creare una sua lista proprio non pensa. Piuttosto, “meglio guidare il Movimento”, ragiona chi lo conosce bene. In quale forma, si vedrà .
Alessandro Trocino sul Corriere della Sera intanto spiega che tutti i big del MoVimento, a eccezione di Davide Casaleggio, sono ostili a Dibba e non hanno alcuna fretta di scegliere un capo:
Meglio restare con Vito Crimi reggente, rimandare l’appuntamento della leadership a ottobre e nel frattempo aprire le braccia a Giuseppe Conte. Perchè se Di Battista lo fa provocatoriamente, Luigi Di Maio da giorni va dicendo ai suoi: «Sarei felice se Conte si dedicasse al Movimento. Sarei felice che si iscrivesse. Lo abbiamo proposto due volte candidato premier perchè crediamo in lui e se iniziasse a dare un contributo più attivo al Movimento sarebbe importante».
Ma l’ex capo politico va oltre e di fatto configura una possibile diarchia (anche se questo non lo dice): «Conte potrebbe rivestire il ruolo di candidato premier del M5S alle prossime elezioni».
Potrebbe sembrare strano e un po’ paradossale che il movimentismo del premier sia stato recepito inizialmente con fastidio e che ora invece ci sia un corteggiamento aperto. Ma non lo è affatto se si pensa che al momento Conte può giocare su tre fronti diversi: può considerarsi il futuro premier della coalizione, con la benedizione dei dem; può confluire nel Movimento e provare a guidarlo; può fondare un suo partito, che i sondaggi danno a cifre altissime.
Secondo Repubblica invece la maggior parte dei big grillini pensa a un organo che tenga dentro più persone, il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, la sindaca di Torino Chiara Appendino, forse addirittura l’ex leader Luigi Di Maio, se non preferirà tenersi fuori e fare da demiurgo.
Una sorta di direttorio, nonostante l’ultimo sia finito molto male, capace di fare sintesi e di disinnescare così gli attacchi delle fazioni opposte.
Prenderà il posto del reggente Vito Crimi, rendendo vani quegli Stati generali – il Congresso previsto per la primavera e rinviato causa Covid-19 – che a questo punto è probabile non si facciano più. Per evitare una battaglia traumatica che per forza di cose minerebbe la maggioranza e il governo.
E per arginare una situazione esplosiva che nessuno, tranne forse Grillo, è più in grado di controllare. Non è detto però che uno scontro così violento tra il fondatore del Movimento e uno dei suoi volti più amati sia indolore.
La paura della scissione ha cominciato a serpeggiare da ieri, quando i fedelissimi di Di Battista si sono messi a contare i commenti negativi sotto al post di Grillo. E quando alcuni esponenti di governo hanno cominciato ad attendere un fallo di reazione che per ora non è arrivato, ma che qualcuno potrebbe decidere di sferrare.
Schierati con Dibba ci sono le due ex ministre del governo con Salvini Barbara Lezzi e Giulia Grillo, il sanzionato Ignazio Corrao e Massimo Bugani. Il sondaggio di Pagnoncelli diceva che tra gli elettori e i simpatizzanti grillini Conte è visto indiscutibilmente meglio di Di Battista come leader. Ma su Rousseau votano gli iscritti. E quelli potrebbero essere una grande incognita.
(da agenzie)
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