HALLOWEEN TRICOLORE: LA FESTA DELLE ZUCCHE VUOTE
L’OCCIDENTE RINUNCIA ALLE PROPRIE RADICI E ALLA SUA MEMORIA COLLETTIVA PER INSEGUIRE LE CARNEVALATE AMERICANE
La becera pagliacciata del ‘dolcetto — scherzetto’ che riempie il 1° di novembre l’esistenza apolide di migliaia di esseri in quella parte dell’emisfero occidentale chiamato America, ha attecchito ormai anche qui da noi.
Non poteva essere diversamente.
Poveri di spirito ma ricchi di televisioni (una ormai per ogni camera) da cui viene propugnata in ogni salsa la carnevalata di Halloween, ciò che resta dell’antico italico popolo si appresta a compiere ‘il rito’.
L’evento è alle porta.
Folle di giovani si spingono alla ricerca del tribalismo psichedelico; bambini inconsapevoli vengono accompagnati alle feste da genitori consapevolmente idioti, nonni in pensione dediti al trekking-shopping, sono pronti a riempire camerette ed armadi dei nipotini di ossa, denti da vampiro, corna, mantelli neri e tutine rosse e, soprattutto, oggettistica varia che riproduce zucche. La zucca vuota: il vero simbolo della Halloween tricolore.
Un’apparenza di felicità esterna a mascherare il vuoto del proprio essere interiore.
Le festività di Ognissanti e Dei Defunti, svanite. Come per incanto.
Celebrazioni in essere fin dal IV secolo, quindi con ‘radici’ ben profonde nella memoria collettiva del nostro popolo, eclissate.
Meglio eludere il concetto di morte, per non turbare la nostra esistenza, per non porsi ‘inutili’ domande che creino inquietudine.
Meglio tanti calorici dolcetti che lumini sulle tombe.
Meglio le canzoni di Michael Jackson che tante barbose litanie a ricordo dei nostri cari.
E soprattutto, molto meglio non pensare.
Vivere con la zucca sul collo. Vuota, come la propria esistenza.
Anche se tutti noi no.
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