I CANDIDATI DI ROMA VISTI DA UN PUBBLICITARIO: PROMOSSO MARCHINI, RIMANDATE RAGGI E MELONI, BOCCIATO GIACHETTI
COME LI VEDREBBE IN PUBBLICITA’. MARCHINI SPONSOR DI UN PROFUMO MASCHILE, LA RAGGI DI UN FARMACO DA BANCO, LA MELONI DI UNA PASTA A GRANO DURO, GIACHETTI DI UN FUORISTRADA”
C’è il sexy, la “studentessa”, la ragazza cresciuta e il trasandato.
Sono i profili definiti dal pubblicitario Cesare Casiraghi, della Casiraghi&Greco, dei quattro maggiori candidati a sindaco di Roma.
Telegenia ed efficacia mediatica i criteri scelti per valutare decine di ore di filmati dei quattro protagonisti della campagna romana.
Chi e quale personaggio scegliere in caso di spot pubblicitario?
Certamente il “bell’Alfio”. «Si presenta molto bene, è diretto nelle risposte alle domande che gli vengono poste e conciso nei concetti che esprime senza troppi bizantinismi – spiega Casiraghi — ha inoltre più degli altri un naturale talento alla presenza in video, sia nella postura, che nella mimica facciale, spesso sorridente e forse più degli ha il fisique du role. Lo vedrei bene come testimonial di un profumo pour homme».
Bocciato invece Roberto Giachetti, «un po’ troppo trasandato», nel look, frequentemente con la barba. «In generale però non lo sceglierei come volto per una mia campagna di un prodotto che voglia vendere al più vasto mercato – analizza il pubblitario – a lui affiderei il ruolo di protagonista in uno spot di un fuoristrada».
Virginia Raggi, giovane, curata nel look, ricorda, sempre secondo l’esperto, «una brava studentessa più concentrata nel fare colpo sul professore che sull’audience. Una maggiore naturalezza, qualche puntualizzazione di meno e qualche spunto di ironia o spirito in più la renderebbe televisivamente più sexy e più efficace come testimonial. Sarebbe un’ottima testimonial per un prodotto medicale da banco».
Promossa anche Giorgia Meloni che negli ultimi anni ha lavorato molto sulla sua immagine. Resta il carattere “verace”, «in tv sa essere chiara e precisa nell’eloquio quando la conversazione è non troppo agitata. Alternativamente, quando si lascia prendere troppo – valuta Casiraghi – eccede nella gestualità in una mimica facciale che la fa apparire un po’ “buffa”. La sceglierei come testimonial per un brand dell’agroalimentare, magari una pasta di grano duro».
Un’analisi particolare, quella del pubblicitario, che tuttavia, nella campagna più «social» di sempre può avere un’influenza se non decisiva quanto meno interessante sulla capacità di attrarre elettorato dei singoli candidati.
O forse chissà , può essere uno spunto di riflessione in caso di sconfitta e immaginare magari, se non proprio un’altra professione, di migliorare aspetti oramai predominanti anche in politica.
(da “il Tempo”)
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