I COLONNELLI A BOSSI: “RENZO TI HA MENTITO” E LUI INCREDULO SBATTE LA PORTA E SE NE VA
DRAMMATICA RIUNIONE DELLE SEGRETERIA DELL LEGA…I DIRIGENTI CONFERMANO A BOSSI: “E’ TUTTO VERO, LE ACCUSE SONO FONDATE”…LA BMW DI RENZO, LA CASA IN SARDEGNA DI ROSI MAURO…OGGI VERRA’ NOMINATO IL NUOVO TESORIERE…MARONI PER IL 10 APRILE AUTOCONVOCA LA BASE PER LA SPALLATA FINALE
Muto e incredulo, Umberto Bossi, davanti ai suoi colonnelli della Lega Nord che per la prima volta gli dicono che è tutto vero.
Anche se lui – assicurano – non sapeva nulla.
Vere le contestazioni degli inquirenti sui soldi della Lega serviti per ristrutturare la casa di Gemonio o per comprare il macchinone a Renzo. Glielo dicono in via Bellerio, durante la drammatica riunione della segreteria politica convocata all’indomani della tempesta che sta devastando il corpaccione della Lega.
E hai voglia, il vecchio capo, a smentire e negare.
Come quando – particolare certo trascurabile ai fini dell’inchiesta, ma decisivo per capire quella che i “rinnovatori” definiscono “circonvenzione d’incapace” – Bossi assicura che il Trota sta studiando Economia e che la laurea è vicina: “Mi ha fatto vedere il libretto”.
Ma i suoi insistono, e quando un leghista di rango gli fa notare che non è così, all’Umberto sembra franare il terreno sotto i piedi.
E la stessa scena si ripete sulla storia della Bmw di Renzo: “Mi ha detto che la sta pagando in leasing”.
Vero niente, è la replica, “al di là delle responsabilità personali tutte da accertare, le accuse dei pm sono fondate”.
È a questo punto che Bossi si attacca al telefono, i tratti del volto quasi sfigurati dalla rabbia.
Chiama Renzo, poi decide di mollare la riunione e di fiondarsi a Gemonio: dalla Manuela e dai figli, pesantemente lambiti dalle inchieste di tre Procure.
Ma prima ci sono gli addebiti a Rosi Mauro, esponente di spicco della “Lega di famiglia”.
Le chiedono di spiegare la storia della casa in Sardegna adibita a sede del Sinpa, il sindacato della Lega che la signora dirige.
“Questa cosa non esiste”, sbotta Stefano Stefani.
E la Mauro: “Esiste, ma è solo casa mia”.
Questa l’aria che tira alla vigilia del “federale” di oggi, convocato per sostituire il tesoriere Belsito.
Un passo necessario, ma non fondamentale, per la truppa dei “rinnovatori” raccolta attorno a Maroni.
Il problema dei problemi è un altro, e bisogna affrontarlo ora o mai più: si chiama congresso federale (l’ultimo si è tenuto nel 2002).
Ma porlo, questo problema, significa mettere in discussione la leadership di Bossi.
Qualcuno, tra i maroniani, avrebbe voluto parlarne nel “federale” convocato oggi in via Bellerio. Ma poi si è deciso di seguire una strada diversa. Diversa, ma non nuovissima, se si considera quel che successe lo scorso gennaio, dopo la fatwa del Senatùr contro l’ex ministro dell’Interno, a cui fu vietato di partecipare alle iniziative promosse dalla Lega sul territorio.
Il risultato, per Bossi e per chi gli aveva consigliato il diktat, fu disastroso: sollevazione delle sezioni, che fecero a gara nell’invitare “Bobo” a una miriade di manifestazioni.
La più importante in un teatro a Varese, dove si presentò pure Bossi, che sul palco fece la pace con Maroni.
Ecco, adesso i rinnovatori del Carroccio immaginano qualcosa di simile.
Quel che non può entrare dalla porta della “burocrazia interna”, sorda a ogni richiesta di cambiare la leadership, dovrà entrare dalla finestra spalancata dai militanti. Il piano è pronto.
Subito dopo Pasqua, martedì 10 aprile, in una località della Lombardia ancora da definire, ci sarà una grande assemblea di leghisti “autoconvocati” e pronti a cavalcare nel nome del rinnovamento lo scandalo che ha travolto Belsito.
Un raduno come quello di Varese, che servirà a rilanciare in modo perentorio la richiesta di celebrare in tempi rapidi il congresso federale.
E lì il tema di una nuova leadership sarà ineludibile.
Sì perchè, come dice un deputato vicino a Maroni, “nelle segrete stanze non si combina niente, per cambiare qualcosa devono muoversi i militanti del movimento; solo così quelli che continuano a fare muro la capiranno”.
Meno spiccio il ragionamento del sindaco di Verona Flavio Tosi, che tuttavia sempre lì va a parare: “I tempi della politica sono diversi, molto più lunghi da quelli che si aspettano i cittadini, gli elettori e gli stessi attivisti di partito; ai problemi che sta vivendo la Lega bisogna dare risposte certe in tempo reale, per questo guardo con favore all’idea di tenere un’assemblea federale dove sia possibile parlare con tutti i militanti”.
Inutile dire che lui, il 10 aprile, ci sarà .
Rodolfo Sala
(da “La Repubblica“)
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