I COSTI PER MANTENERE I CAMPI ROM ABUSIVI…
SEI MILIONI DI EURO A MILANO, VENTICINQUE A ROMA … LAVORA 1 SU 10, VANNO A SCUOLA 5 SU 200…MA VIAGGIANO IN MERCEDES.
E’ di questi giorni la polemica sorta a Milano sullo stato di degrado di diversi campi rom e la relativa emergenza sicurezza, con polemiche a non finire tra il Comune, la Provincia, la Santanchè, il prefetto, i DS, per finire con il cardinale Tettamanzi, a causa dello sgombero parziale di qualche insediamento abusivo. Famiglie che, vivendo in prossimità dei campi, vivevano barricate in casa a causa dei ripetuti furti, donne che sono state aggredite, case popolari di poliziotti derubate, auto danneggiate, polizia che non “poteva entrare” nei campi nomadi ” per ordini superiori”, cumuli di spazzatura giacenti, uno squallore inimmaginabile a cui è stato messo un misero tappullo.
Ma vediamo quanto costano questi insediamenti abusivi rom ai Comuni di Milano e di Roma, tanto per farci una idea. Poi ognuno tragga le proprie conclusioni.
A Milano si spendono 6 milioni di euro l’anno, pari a 600 euro per ogni rom, per il mantenimento, i controlli e la pulizia delle decine di campi abusivi dove vivono circa 10.000 persone che, dati del Comune, per il 90% non lavora. La maggior parte dei fondi viene impiegata per presidi fissi dei vigili e altro, per la manutenzione, per comprare prefabbricati, fornire acqua, gas e corrente elettrica. Sono stati stanziati 25.000 euro per borse di studio a favore dei ragazzi nomadi, altri per comprare bagni chimici, 100.000 euro per la manutenzione delle strutture comunali vicine alle baraccopoli… Altre spese ancora per pulire e disinfestare l’area, 39mila nel 2006, saliti a 129mila nel 2007.
A Roma, invece, i nomadi costano al Comune 25 milioni di euro l’anno, 1,250 euro per ogni rom, circa 20.000 persone che vivono nelle baraccopoli alla periferia della capitale. A Roma, Veltroni non bada a spese, si organizzano campi estivi per i piccoli rom, scuolabus che servono le baraccopoli, corsi di formazione e di avviamento professionale, finanziamenti a feste e iniziative culturali. Le voci più importanti riguardano i villaggi socali, la scolarizzazione e la pulizia dei campi.
Ma tutti questi interventi servono a una integrazione reale o no? I dati parlano chiaro: solo 1 rom su 10 lavora, solo 5 bambini su 200 vengono mandati a scuola, il resto sono solo chiacchiere. E allora ci si chiede di che vivano queste persone, se è vero, come testimoniato da un servizio giornalistico recentemente pubblicato su uno dei maggiori quotidiani italiani, con relative foto documentali, che all’interno di un campo milanese risultavano parcheggiate decine di auto di grossa cilindrata tra cui Mercedes E, Bmw, Audi, Fiat, Renault, Suv Mercedes, Ford Transit, auto del valore di decine di migliaia di euro.
Forse il cardinal Tettamanzi non sarà d’accordo, viste le sue prese di posizione contro gli sgomberi forzati, ma credo venga spontanea una domanda: la solidarietà che tanti Comuni offrono ai rom, è ripagata da costoro? Ho letto recentemente che una rom, candidata PD alle prossime politiche, ha giustificato i furti che essi compiono, in quanto ” fatto culturale” e che farebbe parte della loro tradizione.
Che non sia il caso di fare a meno del loro “apporto culturale” e accompagnarli alla frontiera? A chi ci risponde che “non si può”, replichiamo “basta fare una legge” o applicare le norme vigenti in tema di ordine pubblico che permettono l’allontanamento di stranieri comunitari in tal senso. E’ solo questione di volontà politica: e quando il PD candida una rom in Parlamento, è ben evidente chi li protegge e rappresenta…
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