I DATI DI GIMBE: SEMPRE PIU’ CONTAGI, TERAPIE INTENSIVE SOTTO PRESSIONE IN 11 REGIONI
VACCINO: NEL PRIMO TRIMESTRE CONSEGNATE MENO DEL 50% DELLE DOSI PREVISTE, SOLO IL 3% DELLA POPOLAZIONE HA COMPLETATO IL CICLO
Il contagio avanza, in undici regioni i reparti di terapia intensiva sono sotto pressione mentre la campagna vaccinale stenta a entrare nel vivo, rallentata dai tagli delle aziende farmaceutiche alle forniture pattuite.
Nel primo trimestre è stato consegnato meno del 50% delle dosi previste e al momento ha completato la vaccinazione solo il 2,9% degli italiani.
Lo rileva la Fondazione Gimbe nel monitoraggio settimanale, pubblicato come di consueto il giovedì mattina. Numeri in crescita nella settimana dal 3 al 9 marzo: sono saliti i contagi (i nuovi casi passano a 145.659 da 123.272) e, per la prima volta da 8 settimane, sono aumentati i morti (2.191 da 1.940).
Rilevato un incremento anche nel numero dei positivi (478.883 da 430.996), delle persone in isolamento domiciliare (453.734 da 409.099), dei ricoverati con sintomi (22.393 da 19.570) e nei reparti di terapia intensiva (2.756 da 2.327).
“Da tre settimane consecutive — spiega il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta – si registra il progressivo incremento dei nuovi casi con inversione di tendenza di tutte le curve, che conferma l’inizio della terza ondata”.
Rispetto ai sette giorni precedenti, in 15 Regioni è aumentata l’incidenza del virus (ossia positivi per 100.000 abitanti, ndr) e in 15 si registra un incremento percentuale dei nuovi casi.
La situazione nei reparti di terapia intensiva, sotto pressione in 11 Regioni, rischia di diventare sempre più critica. “Oltre al tasso di occupazione da parte di pazienti affetti da Covid – fa notare Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione di Bologna – preoccupa il trend in continua ascesa dei nuovi ingressi giornalieri: in sole 3 settimane la media mobile a 7 giorni è aumentata del 66%, passando da 134 a 223”.
Insomma, il virus continua a correre e lo sforzo che si sta compiendo per la campagna vaccinale risulta ancora inadeguato. Mancano le dosi necessarie. Del carico pattuito per il primo trimestre, al 10 marzo ne risultano consegnate alle Regioni 7.207.990. Meno della metà di quelle previste.
Negli ultimi 7 giorni sulla piattaforma ufficiale sono state registrate solo 665.730 dosi di Pfizer/BioNTech, mentre non risulta alcuna consegna per i vaccini Moderna e AstraZeneca, “anche se – si legge nel report di Gimbe – non si possono escludere ritardi di notifica”.
Al 10 marzo hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 1.747.516 milioni di persone (il 2,9% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 4,46% della Valle D’Aosta al 2,27% dell’Abruzzo.
E persistono notevoli differenze tra i diversi tipi di vaccino: se per Pfizer, infatti, sono state iniettate oltre il 90% delle dosi disponibili, questa percentuale scende per i vaccini AstraZeneca (52,2%) e Moderna (44,2%).
Rispetto alla protezione dei più fragili, degli oltre 4,4 milioni di over 80, 1.098.047 (24,8%) hanno ricevuto la prima dose di vaccino, mentre solo 231.058 (5,2%) hanno completato il ciclo vaccinale con rilevanti differenze regionali, anche se nelle ultime due settimane si registra un netto cambio di marcia.
Intanto il Governo, dopo il Dpcm entrato in vigore sabato 6 marzo, ma risultato subito inadeguato per far fronte al peggioramento dello scenario epidemiologico, sta per varare un nuovo pacchetto di misure anti Covid.
Per il presidente di Gimbe “al di là delle posizioni delle singole forze politiche, tre dati sono inconfutabili in questa fase della pandemia”.
L’andamento della curva dei contagi che documenta l’avvio della terza ondata, il sovraccarico delle terapie intensive e il fatto che tutte le Regioni e Province che nelle scorse settimane hanno disposto le zone rosse per circoscrivere i focolai locali, siano riuscite ad arginare la crescita dei contagi, dimostrando l’efficacia delle misure restrittive nel piegare la curva dei contagi.
Dunque le restrizioni da fare scattare devono essere decise sulla base di analisi e valutazioni scientifiche. “Qualsiasi interpretazione opportunistica finalizzata ad ammorbidire le misure di contenimento in nome di un illusorio rilancio economico del Paese rappresenta una severa minaccia alla salute e alla vita delle persone – conclude Cartabellotta – in particolare se alimentata da evidenze scientifiche parziali o interpretate in maniera strumentale per legittimare decisioni politiche”.
(da agenzie)
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