I FIGLI DI PAOLO BORSELLINO SI SCAGLIANO CONTRO LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI E IL VIMINALE: “SONO RESPONSABILI CIVILI PER IL DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI” MESSO IN ATTO DA QUATTRO AGENTI, ORA A PROCESSO A CALTANISSETTA
NEL CORSO DELLA PRIMA UDIENZA PRELIMINARE, FIAMMETTA, LUCIA E MANFREDI BORSELLINO, OLTRE A CHIEDERE LA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE, HANNO PUNTATO IL DITO CONTRO LO STATO PER IL FALLIMENTO DELLE INDAGINI SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO… IL LEGALE DEI FIGLI DEL MAGISTRATO AMMAZZATO: “SEMBRA ESSERCI IL COINVOLGIMENTO DI VARI LIVELLI ISTITUZIONALI”
Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino, figli del giudice Paolo Borsellino, nel corso della prima udienza preliminare, che si è tenuta questa mattina a Caltanissetta a carico di 4 agenti accusati del depistaggio delle indagini, oltre a chiedere la costituzione di parte civile, hanno sollecitato la citazione come responsabile civile della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro dell’Interno. Stessa richiesta avanzata, attraverso il legale, dal fratello del magistrato, Salvatore, fondatore del movimento delle Agende rosse.
«Noi siamo sempre presenti in ogni sede dove si possa ristabilire la verità – dichiarano gli avvocati Fabio Trizzino e Vincenzo Greco, legali dei figli di Paolo Borsellino – sempre fedeli all’eredità morale del giudice Paolo Borsellino. Abbiamo massima fiducia nei confronti delle istituzioni e della magistratura in particolare. Questo processo è un’appendice del processo principale che si è concluso che fa parte di una cornice all’interno della quale sembra esserci il coinvolgimento di vari livelli istituzionali».
Gli agenti indagati sulla strage di via D’Amelio sono Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, gli stessi che fecero parte del pool investigativo «Falcone Borsellino».
Troppi i loro «non ricordo», pronunciati l’uno dopo l’altro, durante il processo di primo grado nei confronti di altri tre agenti accusati di aver depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio.
Sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Panepinto e Giuseppe Seminara (oggi sostituito dall’avvocato Riccardo Lo Bue). In aula erano presenti, Vincenzo Maniscaldi e Giuseppe Di Gangi. A sostenere l’accusa il Pm Maurizio Bonaccorso.
«Anche quest’anno, come e ancor più degli altri anni, le manifestazioni per l’anniversario della strage di via D’Amelio non saranno, come purtroppo ormai succede per il 23 maggio, una parata e un’occasione di passerelle per personaggi istituzionali anche reduci da condanne penali per contiguità alla mafia, per amministratori eletti grazie all’appoggio della mafia e mai rifiutato e per chi vuole fare passare queste stragi soltanto come stragi di mafia. Ma denunceremo i depistaggi e le falsificazioni che ancora, a più di 30 anni di distanza, allontanano la verità e la giustizia per quella che è stata invece una strage di Stato».
Lo ha detto Salvatore Borsellino, in conferenza stampa da remoto, presentando il programma delle iniziative a cura della «Casa di Paolo» che a partire dal 16 e fino al 19 luglio, tra la sede di via Della Vetriera e via D’Amelio, si terranno per ricordare il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
(da agenzie)
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