I FLUSSI ELETTORALI A NAPOLI E TORINO
DE MAGISTRIS AVANZA E CONSERVA I SUOI ELETTORI, FASSINO PERDE VOTI VERSO M5S , MA PESCA NEL BACINO DEL CENTRODESTRA
Quattro grandi città , quattro risultati elettorali consegnati al giudizio del ballottaggio: le elezioni amministrative del 2016 hanno sorpreso sotto molti punti di vista, con il boom del Movimento Cinque Stelle a Roma e a Torino, il pareggio tra centrosinista e centrodestra a Milano e la conferma del battagliero De Magistris a Napoli.
Ma come è cambiato l’elettorato in questi anni e, soprattutto, rispetto alla tornata elettorale precedente?
La risposta arriva da un’analisi del Cise, il centro italiano per gli studi elettorali che opera tra l’Università di Firenze e la Luiss di Roma, che ha messo a confronto le due elezioni in cerca delle “migrazioni” di voti tra un candidato e l’altro a distanza di qualche anno.
TORINO
Nel 2016 il candidato del Pd e sindaco uscente Piero Fassino ha raccolto il 41,8% dei voti, contro il 56,6% del 2011.
Che fine hanno fatto quei circa 95mila voti? Per gli analisti del Cise si tratta di una «mutazione genetica», visto che «sotto il semplice calo si cela un complesso e sorprendente complesso di flussi incrociati».
I dati raccontano infatti che su 100 elettori di Fassino nel 2011, quest’anno soltanto 42 hanno votato nuovamente per lui, mentre ben 32 avrebbero optato per la Appendino, candidata del Movimento Cinque Stelle, e 14 per l’astensione.
In poche parole un elettore su tre del centrosinistra ha cambiato idea e votato per il M5S.
Situazione analoga nel centrodestra, con 34 elettori su 100 passati verso Fassino, 27 astenuti e gli altri distribuiti tra le varie forze di coalizione.
NAPOLI
Nel capoluogo campano invece non si registrano stravolgimenti, quanto piuttosto conferme di quanto avvenuto in passato.
Il 2011 fu l’anno della debacle per il Partito Democratico, con il candidato sindaco Morcone che non riuscì nemmeno a raggiungere il ballottaggio, scavalcato dall’allora “nuovo” De Magistris che al ballottaggio sconfisse il candidato del centrodestra Lettieri.
Nel 2016 si è ripetuto lo stesso copione: la candidata Valeria Valente del Pd rimane fuori dal ballottaggio, dominato ancora una volta da De Magistris e Lettieri, in forte calo rispetto a cinque anni prima.
Le analisi dei flussi realizzate dal Cise mostrano che l’ex magistrato è ha mantenuto la quota più alta dei suoi vecchi elettori (67 su 100), perdendone però uno su tre.
De Magistris però è anche stato quello che più ha “pescato” nei bacini altrui, raccogliendo voti da centrosinistra, centrodestra e astenuti.
E mentre il Movimento Cinque Stelle riesce ad appropriarsi di appena un elettore ogni 10 da De Magistris, Lettieri mantiene solo il 30% dei voti del 2011, perdendo il 44% in favore dell’astensione, una percentuale davvero da non sottovalutare e alla quale si avvicinano anche il Pd e il centro, con il 31% dei vecchi elettori finiti nel bacino del non voto.
(da “La Stampa”)
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