I FONDI DEL JOBS ACT SPOSTATI ALLA VECCHIA CASSA IN DEROGA
PALAZZO CHIGI PRELEVA UN MILIARDO DAL FONDO AD HOC ISTITUITO DALLA LEGGE DI STABILITà€… DELLA RIFORMA LAVORO PER ORA RESTA SOLO L’ABOLIZIONE DELL’ARTICOLO 18
La favola dei “carri armati di Mussolini” torna sempre buona nella politica italiana. Almeno a giudicare da quanto deciso dal Consiglio dei ministri e annunciato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: “Spostiamo un miliardo di euro dal fondo per il Jobs Act e li mettiamo alla cassa in deroga”.
Il testo diramato dal Consiglio dei ministri è un po’ più vago: “Sono previsti il rifinanziamento per 1 miliardo di euro degli ammortizzatori in deroga per il 2015 (mobilità e cassa integrazione) e il rifinanziamento dei contratti di solidarietà per 70 milioni di euro”.
Poletti infatti, spiega da dove viene preso il “rifinanziamento”: dal Jobs Act, che viene depotenziato per poter sostenere la più tradizionale e solida cassa in deroga.
Quella, cioè, che esula dalla cassa integrazione ordinaria e straordinaria — finanziate dai contributi versati da aziende e lavoratori — e che invece è tutta a carico della finanza pubblica.
Questa forma di intervento assistenziale dovrebbe via via sparire per essere sostituita, dal 2016, interamente dal nuovo sussidio di disoccupazione, la Naspi e dai suoi addentellati, Asdi (assegno di disoccupazione) e Dis.Coll. (disoccupazione per i collaboratori).
In realtà , ancora nel 2015 resta una delle misure di più pronto intervento per tamponare crisi, più o meno risolvibili, e dare una risposta ai lavoratori che rischiano di rimanere senza lavoro e senza reddito.
Nonostante sia stata ridotta a cinque mesi nell’arco dell’anno.
Si spiega così la decisione del governo di provvedere con un miliardo fresco fresco che servirà sia a sostenere le Cig già deliberate per il 2014 e a finanziare gli accordi che stanno per essere siglati nell’anno in corso.
Solo che i fondi vengono prelevati da un salvadanaio che sarebbe dovuto servire ad altro. “Non è proprio così”, fanno sapere dal ministero, visto che il comma 107 della legge di Stabilità per il 2015, quello dal quale vengono prelevate le risorse, serve anche a finanziare “l’attuazione dei provvedimenti normativi di riforma degli ammortizzatori sociali, ivi inclusi gli ammortizzatori in deroga”, oltre che “i servizi per il lavoro e delle politiche attive, di quelli in materia di riordino dei rapporti di lavoro e dell’attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro, nonchè per far fronte agli oneri derivanti dall’attuazione dei provvedimenti normativi volti a favorire la stipula dei contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti”.
Come si vede, molte voci e molti problemi per i quali la Stabilità ha stanziato 2,2 miliardi nel 2015 e 2016 e 2 miliardi a decorrere dall’anno 2017.
Possibile che, detratto un miliardo, tutte le altre voci possano restare indenni? Guglielmo Loy, della segreteria Uil, che plaude alla decisione del governo, pensa che non sarà così.
“Le risorse — spiega al Fatto — verranno a mancare, magari a settembre o in prossimità della nuova legge di Stabilità . E allora si procederà di nuovo a ulteriori interventi, magari spostando risorse da altre voci”.
Loy fa riferimento, ad esempio, a quei fondi di solidarietà istituiti dalla Fornero nel 2012 che, in prospettiva della sostituzione della cassa in deroga, sono stati finanziati con lo 0,50% degli stipendi da aziende e lavoratori.
“Ci sono dai 200 ai 400 milioni in cassa, presso l’Inps, che però non possono essere spesi perchè il ministero non ha nominato il Comitato di gestione del fondo”.
Altri carri armati, in questa ipotetica scacchiera della guerra per il lavoro.
Anche la Cgil, con Serena Sorrentino, sottolinea di aver avuto “ragione” a chiedere il rifinanziamento di “ammortizzatori in deroga e solidarietà ”, l’altra voce su cui ieri Poletti ha annunciato lo stanziamento di altri 70 milioni.
Ma poi chiede al governo di riorganizzare davvero il comparto con l’utilizzo di “contratti di solidarietà , il finanziamento della cassa in deroga, la correzione del decreto sulla Naspi”.
Il Jobs Act, in effetti, sembra essere un cantiere tutto aperto in cui spicca solo la cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Per quanto riguarda l’Aspi e altre forme di sussidio, l’Inps ha diramato solo pochi giorni fa la circolare che consente di fare domanda.
Non è ancora chiaro come sarà gestita la mobilità che ancora ieri è stata rifinanziata.
E non è chiaro su quante risorse, davvero, possa contare il Jobs Act.
Salvatore Cannavò
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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