I LEADER EUROPEI A MONTI: “NON DOVETE FAR TORNARE BERLUSCONI”
BARROSO: “MARIO COMPLIMENTI, NESSUN ITALIANO HA MAI OTTENUTO TANTO IN SEDE EUROPEA”…DA DESTRA A SINISTRA UN CORO UNANIME
Hanno in tasca l’accordo sul bilancio dell’Unione.
Dopo venticinque ore di negoziato ininterrotto le facce sono stravolte, gli occhi lucidi e le barbe incolte: «Mario, complimenti, nessun italiano ha mai ottenuto tanto per il proprio Paese, quando torni a Roma spiegalo ai tuoi concittadini, fatti valere in vista delle prossime elezioni».
È l’inglese flautato del presidente della Commissione Ue, il portoghese Josè Manuel Barroso, a rivolgere l’augurio a Monti.
Si avvicina anche Hermann Van Rompuy, il fiammingo che guida i summit di Bruxelles. Annuisce.
Intorno a Monti si forma un capannello: «Fatti valere in campagna elettorale e dopo il voto cerca di tornare qui da premier».
I colleghi si congedano con il Professore che per l’ultima volta rappresenta l’Italia nella capitale belga.
Pacche sulle spalle e auguri.
Da parte degli alleati di questi mesi segnati da duri scontri in Europa, ma anche da chi con Monti sempre si è trovato in rotta di collisione.
Tra la Merkel, Hollande, Katainen e gli altri c’è chi si lascia sfuggire una frase politicamente scorretta: «Mario, in Italia devi spiegare che mai e poi mai Berlusconi avrebbe ottenuto tanto in Europa, un deal del genere lui se lo sognava».
Monti annuisce, il sorriso è imbarazzato ma compiaciuto.
Certo, questa volta l’Europa ha raggiunto un accordo al ribasso, ma l’Italia ne è uscita bene. «Evitiamo un ritorno al passato», aggiunge uno dei capi di Stato e di governo, «vogliamo che l’Italia resti stabile e affidabile ».
In conferenza stampa Monti racconterà dei «complimenti» ricevuti, ma non renderà pubblica la preoccupazione espressagli dagli altri leader in vista delle elezioni che tra due settimane decideranno il futuro di Roma, capitale ancora oggi fragile e potenzialmente in grado di far sprofondare l’euro come avvenne appena un anno e mezzo fa, quando al timone c’era Berlusconi.
Monti nell’estenuante negoziato di Bruxelles non usa l’arma della campagna elettorale per vedere soddisfatte le proprie richieste, non minaccia il ritorno in sella del Cavaliere.
È un anno che lavora al “dossier bilancio” e insieme ai ministri Moavero, Barca e Catania negozia fino all’ultimo centesimo.
Ci sono momenti di tensione, ricorda di essere pronto a mettere il veto e alle richieste di tagli brutali di Cameron si oppone duramente: «Signori, cerchiamo di essere ragionevoli, non possiamo piegarci di fronte a chi magari nel 2017 non sarà più nell’Unione europea».
Un riferimento al referendum sui rapporti tra Londra e l’Ue indetto da Cameron, premier e leader dei conservatori britannici.
Nelle mille bilaterali che segnano la notte tra giovedì e venerdì si negozia con il coltello in bocca, si tratta su ogni voce del futuro bilancio.
Ma sono in molti ad essere preoccupati sul futuro dell’Italia.
E nei ritagli di tempo lo dicono a Monti.
Hollande, che per lealtà tifa Bersani (sono compagni nel Partito socialista europeo) con Monti ha avuto subito un buon feeling.
E negli incontri vis-à -vis della notte chiamati a tracciare la strategia comune sul bilancio europeo ripete: «Dobbiamo fare come a giugno, dobbiamo battere gli euroscettici».
Un ricordo al negoziato che portò Roma e Parigi a imporre alla Merkel lo scudo anti-spread che poi, imbracciato dalla Bce di Draghi, ha salvato l’euro.
Ma in molti, come la Merkel, non capiscono il bizantino sistema elettorale italiano e sono preoccupati per «il rischio ingovernabilità ».
La Cancelliera Monti la incontra più volte, lunghe riunioni nella saletta della delegazione italiana mentre fuori la notte di Bruxelles è battuta da una tempesta di neve e l’accordo tra i leader sembra lontano.
Il Professore rassicura, non scende negli impossibili meandri del Porcellum ma si dice certo che dalle elezioni uscirà un governo saldo, che non ci sarà «uno scenario greco». Da Barroso a Van Rompuy, dalla Merkel ai noridici vorrebbero un nuovo esecutivo Monti.
Ma i sondaggi sono quel che sono.
Le spiegazioni del premier comunque rassicurano sul fatto che ci sarà una nuova coalizione in grado di dare una guida stabile al Paese.
A Bruxelles, come nelle altre capitali, Bersani piace, ma in pochi si fidano della sua coalizione, vissuta come un oggetto misterioso.
Ma dopo le spiegazioni ricevute nelle ultime ore i leader europei tornano in patria tifando per un accordo dopo il voto tra il segretario del Pd e il Professore.
Così a Parigi, così a Berlino.
«Basta che non torni Berlusconi», è l’ossessione dei Grandi d’Europa.
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica“)
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