I MUSEI UCRAINI SACCHEGGIATI DAI RUSSI, SPARITO A MELITOPOL L’IMMENSO TESORO DEGLI ANTICHI SCITI
I LADRONI RUSSI SI FOTTONO TUTTE LE COSE PREZIOSE
L’oro di Scizia, altro che telefonini e televisori di marca.
“I russi rubano a piene mani nelle nostre case”, dicono gli ucraini da settimane, ma a quanto pare sta succedendo qualcosa di ancora più grave del sistematico saccheggio porta a porta: una serie di colpi mirati nei musei e nelle chiese per impadronirsi dei tesori e delle radici culturali di queste terre.
L’ultima denuncia viene dal sindaco deposto di Melitopol, Ivan Fedorov, nel Sud occupato dagli invasori. Fedorov, che l’11 marzo fu rapito e liberato dopo diversi giorni di prigionia, ha detto davanti alla tv ucraina che “gli orchi – come gli ucraini chiamano gli invasori russi – si sono impadroniti del nostro oro scita. E’ una delle collezioni più grandi e preziose in Ucraina, e oggi non sappiamo dove l’hanno portata, se è stata nascosta o rubata. Non sappiamo quale sia il suo destino, ma questo tesoro è stato rubato alla nostra comunità e spero che saremo in grado di riprendercelo”.
Fedorov, che è al sicuro in territorio controllato dagli ucraini, non parlava solo sulla base delle testimonianze ricevute. Già circolava sui media filorussi un video in cui una squadra speciale degli occupanti trovava una teca, non sufficientemente ben nascosta in una cantina, con l’antica collezione d’oro degli sciti, il popolo nomade della steppa che tra l’ottavo secolo avanti Cristo e fino alla fine del terzo dopo Cristo viveva a cavallo di un immenso territorio tra il nord del Mar Nero e la Cina.
Secondo il New York Times, che cita la direttrice del Museo di storia locale di Melitopol, Leila Ibrahimova, il museo espone 50mila reperti storici che vanno dalle vecchie asce di battaglia alle medaglie di epoca sovietica, ma la collezione di gran lunga più importante era quella degli antichi ornamenti d’oro degli sciti.
E’ per cercare quel tesoro che un gruppo di soldati russi si sarebbe presentato al museo accompagnando un misterioso esperto “in camice bianco”, che con i guanti e la dovuta attenzione ha trovato e acquisito i gioielli senza tempo di quell’antica cultura.
“Avevamo nascosto tutto, ma in qualche modo l’hanno trovato”, ha detto Ibrahimova al Nyt. Parte della collezione era stata trasferita al sicuro nei caveau a Kiev prima dell’inizio dell’invasione, ma non c’era stato tempo per tutto il resto: era stato nascosto in scatole di cartone in una cantina. Ma i russi, che sapevano dell’esistenza di quel tesoro, hanno interrogato i custodi e alla fine lo hanno trovato. Hanno portato via “almeno 198 oggetti d’oro, compresi ornamenti a forma di fiori, piatti d’oro, rare vecchie armi, monete d’argento e medaglie speciali”.
Sull’oro degli Sciti c’è già stata una vera battaglia legale tra russi e ucraini: quando la Russia decise di annettere la Crimea, alcune collezioni preziosissime di tesori degli Sciti nei musei di Crimea erano in prestito in Olanda. Il governo ucraino fece appello perché non venissero restituite ai russi, e vinse la causa: sono ancora in Olanda. Per i russi, quella antica cultura che univa Crimea, parte dell’attuale Ucraina e della Russia, è un altro simbolo di ciò che vorrebbero ora ricreare, un unico impero figlio di un’unica cultura.
Ma l’oro degli Sciti non è l’unico tesoro rubato in Ucraina dagli invasori. Oleksandr Starukh, capo dell’amministrazione militare regionale di Zaporizhia, dice che nel mese di marzo sono sparite le collezioni più preziose dai musei di Zaporizhia e da quelli di altre città ucraine.
I funzionari del consiglio comunale di Mariupol hanno scritto su Telegram che i russi hanno rubato “più di duemila reperti” dai musei della città martire, tra cui “un rotolo unico della Torah scritto a mano” e “il Vangelo del 1811 realizzato dalla Stamperia veneziana per i greci di Mariupol”.
E non si contano i tesori vilipesi, come gli spari agli affreschi e la profanazione dei luoghi di culto perpetrati per ignoranza o per oltraggio da una parte degli invasori che professa altre religioni. Ma questa è tutta un’altra vicenda.
(da agenzie)
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