I PARA’ DELLA FOLGORE SONO MORTI ONORANDO L’ITALIA DEL DISONORE
NELLA GUERRA PER CONTO TERZI, PIANGIAMO DEI FIGLI DEL POPOLO: L’ERRORE NON E’ IL NON RITIRARCI, E’ STATO ANDARCI… PER UNA VOLTA ALL’ESTERO PARLERANNO DI NOI PER IL VOLTO PULITO DI QUESTI ONESTI RAGAZZI DEL SUD, NON PER LO SQUALLORE DELLE NOSTRE BEGHE E DELLA NOSTRA CASTA DI POLITICI, DI RAZZISTI E DI PUTTANIERI
Erano sei ragazzi del popolo, potevano essere i nostri fratelli, i nostri figli, ragazzi che non avevano scelto di “trascinare” le giornate nella noia o nello sballo, nella ricerca del successo ad ogni costo o a fare la fila per partecipare a un reality.
Erano ragazzi di quel meridione tanto disprezzato ma ricco di valori umani, di solidarietà , di senso della nazione.
Erano ragazzi della Folgore abituati a operazioni a rischio, consapevoli che “portare la pace” oggi può anche voler dire andare incontro alla morte.
E non si ha paura di morire quando si porta dentro la consapevolezza di onorare e il dovere di rappresentare la propria Patria e la propria comunità nazionale.
Sono i figli del popolo che, lontani da casa, acquistano l’orgoglio dei valori che portano.
I figli dell’Italia viziata, simili a quella di una vecchia aristocrazia decadente, preferiscono pensare al sistema più breve per avere quattrini e successo.
Quei ragazzi che hanno lasciato la vita in Afghanistan ci sono andati da italiani, cercando di regalare anche un sorriso ai bambini e dare una mano ai più poveri.
Oggi si discute se sia meglio restare o ritirarci, il problema è un altro: non dovevamo andarci.
E’ una vita che l’Europa e l’Italia partecipano a guerre per conto terzi, in nome e per conto di chi ritiene di dover “esportare la democrazia” a seconda della propria convenienza economica. E gli alleati devono fornire copertura politica e carne da macello per garantire mercati economici o geopolitici agli Stati Uniti.
Una democrazia se si esporta deve saper dare esempi: la corda al collo di Sadam Hussein o le torture a Guantanamo non vanno in tal senso.
Il milione di morti tra la popolazione irachena, i bombardamenti, le bombe intelligenti, le mine che causano ogni giorno bambini mutilati, gli ordigni chimici non producono democrazia, ma solo odio.
Chi stabilisce che un paese non deve avere l’atomica? Coloro che l’hanno usata per primi contro il popolo giapponese?
O basta cambiare un presidente per fare di una “sporca guerra” una guerra democratica?
L’Italia e l’Europa, dopo la caduta del muro, avrebbero dovuto perseguire una propria strada, costruire un percorso non obbligato, divenire un punto di riferimento e di mediazione, con autorevolezza e carisma.
Ci si accontenta di aumentare il contingente di uomini impegnati al fronte, per bilanciare il ritiro del contingente americano.
Sostituiamo i loro morti con i nostri, questa è la nostra lungimiranza politica.
Tanti G8 “economici”, ma mai un G8 “della dignità ” dove gli europei sappiano tracciare una nuova via di politica estera indipendente.
Contro il terrorismo e chi lo alimenta, ma senza essere la ruota di scorta di nessuno: non abbiamo nulla da imparare dagli americani, la civiltà è nata in Europa, sarebbe il momento che qualcuno glielo ricordasse.
Cacciare dei fanatici religiosi per sostituirli con un presidente eletto taroccando i voti è una soluzione? O non erano perseguibili altre vie?
Ora non è il momento di tornarsene a casa comunque, anche se non dovevamo mai andarci.
Per rispetto alla parola data e all’onore del nostro Paese, ma mai più servi di nessuno, questo vorrebbe sentire dire in parlamento l’elettorato di destra da qualche nostro rappresentante che conservasse un pizzico di lucidità .
Fa sorridere nel 2009 chi a destra sta con gli Usa in funzione anticomunista, neanche si fosse fermata la storia.
Come se non avessimo potuto vedere, con la crisi economica generata dai fondi Usa, quali danni criminali abbia prodotto il capitalismo senza controllo, tanto caro a certi “destrorsi in pantofole” di casa nostra.
Ma vogliamo concludere osservando che il sacrificio di quei sei ragazzi puliti del nostro profondo sud, porterà in giro per il mondo l’immagine almeno di giovani che hanno onorato l’Italia, di volti onesti, di famiglie di umili lavoratori alle spalle.
Per una volta la stampa estera non parlerà dello squallore delle beghe di Palazzo della politica italiana, di ristoratori che fregano sul conto i turisti, della Casta italica di politici, di razzisti e di puttanieri, di violazione delle norme internazionali, di passati ministri delle Finanza condannati per costruzioni abusive, di parlamentari che siedono a Montecitorio con condanne per concussione, ricettazione, bancarotta fraudolenta, corruzione, frodi fiscali, falso, banda armata, abuso d’ufficio, tangenti. Vedranno nei volti di quei sei ragazzi della Folgore tra i 26 e i 37 anni l’Italia del popolo, quella che è abituata a dare, senza nulla chiedere, a mantenere gli impegni, a sacrificarsi per gli altri.
Li ricordiamo con le parole della moglie di uno di loro, il sergente maggiore Roberto Valente, napoletano, due bimbi: “Mio marito era un paracadutista, io sono orgogliosa di lui”.
E l’Italia del popolo, nel piangere un proprio figlio, è orgogliosa dell’insegnamento e della dignità di donne come lei.
Grazie ragazzi.
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