I PARANOICI DEL “POSIZIONAMENTO”: OLTRE QUESTA DESTRA E OLTRE QUESTA SINISTRA, CONTRO OGNI CONSERVATORISMO
IN FUTURO E LIBERTA’ NON SI STA PER GESTIRE RENDITE DI POSIZIONE…LA POLITICA E’ ALTRO: “E’ AVERE CAOS DENTRO DI SE’ PER PARTORIRE UNA STELLA DANZANTE”
Amici appassionati di rugby spiegano dettagliatamente che il posizionamento è una cosa essenziale, che senza posizionamento non si va da nessuna parte. Lo stesso fanno gli appassionati di calcio.
E la stessa cosa, questa è un’esperienza diretta, vale per il basket.
«Tieni la posizione!», urlava il mio allenatore.
Non gli si può non credere, quindi. Ma la questione si ferma qui.
E nessuno ci venga a dire che la stessa cosa deve valere per la politica. Eppure, ascoltando molti interventi durante l’Assemblea nazionale di Fli di ieri, sembra che la questione “dirimente” sia ancora questa.
La domanda più frequente è stata: dove ci conviene stare?
Accantonando altre quisquilie del tipo: cosa è giusto e sbagliato? Chi siamo? Che Italia vogliamo? Che politica sogniamo?
Di fronte a un leader come Gianfranco Fini che da anni va ripetendo fino alla noia che l’importante è ragionare sul futuro dell’Italia, sulle nuove sfide, sulle nuove domande e sulle nuove risposte, c’è una classe dirigente che si attarda ancora a discutere su “dove stare”.
Poco importa se, nella gestione della res publica, “tenere la posizione” non può che essere in fin dei conti sinonimo di pigrizia mentale e conservatorismo.
Poco importa se solo le burocrazie (e gli apparati) tengono la posizione “fino alla morte”.
Poco importa se il nuovo movimento (“nuovo”) è nato proprio nella logica di abbattere lo schematismo ideologico.
Sul palco i discorsi si sono attardati ancora nella logica paranoica del “posizionamento”.
C’è chi ha parlato d’impossibile equidistanza tra centrodestra e centrosinistra. «Noi dobbiamo stare un po’ più qua perchè gli altri stanno un po’ più là ». (Strano per un partito che in Sicilia governa con il Pd).
Nessuna discussione sul merito delle questioni, solo allenatori parecchio imbolsiti che urlano con affanno: «Tenete la posizione!».
Ma la politica non è roba da mediani. È roba da fantasisti.
Soprattutto per un partito che nasce nuovo per rompere con un sistema di potere come quello berlusconiano (o no?).
E invece, sul palco lento dell’Assembla nazionale, c’era chi si incaponiva a spiegare come dover interpretare il ruolo dell’ala destra del terzo polo.
Chi, ancora, cercava linearità con esperienze politiche morte e sepolte. Discorsi degni di un vecchio apparato di un vecchio partito di una vecchia storia.
Altro che “nati nell’89”, altro che rivolta generazionale.
Solo la strenua difesa di qualche rendita di “posizione”.
Di qualche orticello. Sempre più piccolo. Sempre più risibile.
Ma la politica è altro.
È avere un caos dentro di sè per partorire una stella danzante, per dirla con Nietzsche.
Altro che “posizionamento”.
Filippo Rossi
(da “il Futurista“)
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