I SATRAPI DEGLI SCHIAVISTI E L’OCCIDENTE ALLEATO A GOVERNI CRIMINALI
GLI ACCORDI INTERNAZIONALI FORAGGIANO SOLO GOVERNI CHE GESTISCONO IL TRAFFICO DI MIGRANTI… IL SEDICENTE PIANO MATTEI E’ IL FAST FOOD DELLA MISERIA, UNA COLOSSALE PRESA IN GIRO
Qualora foste tra quelli che provano simpatia per i popoli sventurati che migrano, eritrei e gambiani, saheliani e afgani, siriani e magrebini, per le umanità e le tribù lasciate sgomente e nell’ombra dell’inesorabile incalzare della nostra spietata epoca del Progresso, la visita di Giorgia Meloni in Libia non vi porterà alcun motivo di novità e di conforto.
Siatene certi. Nulla cambierà dopo gli «storici» accordi firmati da tutta la compagnia di microscopiche Eccellenze sopra i «cari saluti» e i «pensieri affettuosi». Ad esser cortesi: irrilevanti pezzi di carta già ascesi a un manierismo del pressapoco. Propaganda. Da conservare nella memoria al massimo come prove a carico. In Africa i mitra continueranno a sparare, in nessun luogo è facile morire come lì, e uomini e donne e bambini saranno inseguiti torturati derubati uccisi da soldati e briganti, jihadisti, capi di stato, golpisti, affaristi criminali, dalla carestia e dalla siccità, e un altro pezzo di mondo sarà calpestato e si metterà in moto. E l’unica cosa che si porteranno dietro, i fuggiaschi, è un po’ di coraggio e nessun rimpianto. La migrazione è una condizione umana in cui si impara ad apprezzare le cose più semplici, camminare ancora, respirare ancora, sopravvivere. Che se ne fa dei piani Mattei, una specie di fast-food della miseria, l’ennesima versione Ikea dell’aiutiamoli un po’ a casa loro, questa granitica e marginale umanità del Ventunesimo secolo? Niente, un’altra trascurabile bugia come lo Sviluppo, la democrazia farsesca delle elezioni truffa, il dio riparatore proprietà privata dai feroci apostoli del jihad, la carità internazionale che profittevolmente si auto alimenta…
Il fatto che una parte di loro sia sopravvissuta fino ad oggi non si deve certo alle politiche di Lor signor dell’Europa ricca, ma unicamente alla infaticabile tenace insondabile capacità di resistere a tutto e ricominciare testardamente da capo. Cosa c’entrano Meloni, Macron, la Von der Layen, eccetera con tutto questo? Niente. Spingere la roccia sulla cima della montagna e poi ricominciare da capo perché è ritornata in fondo; esser respinti e riprendere a camminare a pagare lavorare navigare mari luttuosi, compilare moduli e ricorsi e rispondere a domande. È vero: Sisifo era la metafora di un migrante, non un arrogante peccatore condannato. È l’unico eroe vero del nostro tempo.
Occorre ancora parlarne dopo più di dieci anni? Le politiche europee per la migrazione, destra e sinistra purtroppo confuse fraternamente, si caratterizzano per un punto cieco, una assenza di franchezza, una insufficienza di responsabilità umana, una evidente riluttanza a indicare qualche cosa che non sia lo scopo di lucrare politicamente sul fenomeno. Come se si pretendesse che le opinioni pubbliche credano semplicemente che i migranti grazie a questi mezzucci polizieschi stiano a poco a poco semplicemente svanendo. E quindi si chiede ai governati di non chiedere oltre. Il compito di risolvere questo guaio storico, una volta che lo si è ben ben manovrato a proprio utile, è lasciato a ignobili regimi di soci- complici, che procedono ormai da qualche tempo con brutale franchezza e senza accampare troppe scuse a discolpa. Come dimostra appunto la Libia. E perché mai dovrebbero farlo, queste esplicite canaglie? La segregazione dei migranti-schiavi, la loro nullificazione si realizza non malgrado i nostri sforzi e raccomandazioni, ma grazie alla nostra connivenza e molto di frequente con la nostra fervorosa collaborazione. A cui aggiungiamo, per ratificare l’inganno, le propagande di linfatici apologisti dell’«Africa sta cambiando» e del miracolo economico realizzato da «giovani imprenditori» del Continente. Se non fosse sforzo inutile verrebbe da suggerire a questi mercanti all’ingrosso o al minuto di tartuferie filistee un viaggio nelle banlieue delle città africane per incontrare «dal vero» qualche purtroppo inconsapevole esempio del boom africano.
La nostra colpa è di non comprendere che i fatti storici non sono soltanto fatti, ma sono intrisi di umanità. I migranti sono vittime di poteri spietati di cui l’Europa è alleato e sostegno. Loro, fuggendo, ingaggiano una lotta con una realtà concreta. Noi da questa parte del mare lottiamo con entità immaginarie, fantasmi generati dalle propagande politiche e questi fantasmi sono reali almeno per noi. Sono intoccabili, invincibili perché sono in noi stessi. Carità? Pietà? Diritti umani? Dopo tredici anni siamo ancora qui con i malinpiastrati piani Mattei? Queste parole sono ormai guaste e corrotte e traviate. Si fanno accordi con i veri, grandi scafisti, presidenti e satrapi, che creano i migranti con la miseria, la corruzione, la violenza perché poi ne traggono, da noi, utile economico e immunità politica. Un metodo antico: nominare i briganti generali per affidar loro i lavori più sporchi.
Tutta e solo merce della destra xenofoba? Vi si contrappone una politica della migrazione progressista, illuminata e illuminista, nutrita dall’aria rarefatta di altipiani spirituali? Mettiamo sulle stadere della Storia il primo ministro britannico Keir Starmer che ha appena ammobiliato il Numero Dieci con ninnoli laburisti. Prima misura: abolizione immediata della deportazione a pagamento di migranti in Ruanda, remota terra di genocidi recenti, inventata dal predecessore. Esultiamo? Abbiamo trovato nelle tristi faccende contemporanee l’ultima thule della dignità occidentale? Un attimo. Starmer chiede indietro i soldi già versati all’Uomo della provvidenza locale, Paul Kagame. Per farne che? Per finanziare una Maginot nella Manica che impedisca ai migranti di infrangere lo splendido isolamento britannico.
Siamo fermi dunque ai pellegrinaggi dai compari dell’altra sponda. A Tripoli e a Bengasi non c’è nessun «governo di unità nazionale» come descrivono gli accoliti incensieri della propaganda. Ci sono bande armate che si spartiscono la produzione e lo smercio di petrolio e di migranti in un equilibrio di stampo clanico criminale, interrotto da sprazzi di violenza per regolare gli sgarri. Propongo una domanda preliminare agli illustri praticanti di questa forma di turismo politico: prima di partire chiedete la biografia di coloro a cui stringerete la mano. A meno che, temo, non la conosciate benissimo.
Domenico Quirico
(da La Stampa)
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