I SITI INTERNET PATACCA LANCIATI DAL GOVERNO: E L’ULTIMO C’ERA GIA’
“SOLDIPUBBLICI.GOV.IT  ” STESSE FUNZIONI DI UN PORTALE DELLA BANCA D’ITALIA
Un’interfaccia semplice, pulita, lineare, come da tradizione consolidata della comunicazione renziana.
Un archivio che permette di consultare intuitivamente tutte le voci di spesa di comuni, province e regioni.
Soldipubblici.gov.it   è online, dopo l’annuncio del premier in diretta tv da Fabio Fazio, domenica sera. L’avvio è stato stentato.
Il sito non ha funzionato per quasi un’ora a causa dell’elevato traffico di visitatori. Nemmeno il primissimo battesimo era stato fortunato: a inizio dicembre Renzi aveva anticipato la nascita del portale durante la trasmissione di Enrico Mentana Bersaglio Mobile, su La7.
Solo che nessuno nel governo si era premurato di acquistare il dominio: l’indirizzo soldipubbli  ci.it  era stato “rubato” da un anonimo acquirente, causando a Renzi qualche imbarazzo e un buon numero di sberleffi in rete.
Come funziona.
Si apre con tre grandi numeri che scorrono al centro della pagina: il totale del denaro speso da tutte le amministrazioni locali nel 2014 e poi le cifre — separate — di Comuni e Regioni.
L’archivio è indirizzato attraverso tre direttive: chi, quanto e cosa.
Chi spende (Comuni, Province, Regioni), quanto spende (con il confronto tra l’anno corrente e il 2013, che però in molti casi è assente) e per quali beni o servizi (personale, acquisti e noleggi, cancelleria, manutenzioni, e via dicendo).
In pochi secondi si può quindi verificare — per fare un esempio — che il Comune di Roma nel 2014 ha investito per i suoi mezzi di trasporto 59.667.369,87 euro, mentre nel 2013 la stessa voce era costata “solo” 1.133.188,01 euro.
Per un cittadino, orientarsi con numeri nudi e definizioni generiche rimane piuttosto complicato.
È davvero così utile sapere che — per fare un altro esempio — nel 2014 la Regione Liguria spende poco meno di 200 mila euro per “cancelleria e materiale informatico e tecnico?”. Le cifre sono presentate senza ulteriori informazioni: non si conosce il prezzo d’acquisto unitario del materiale in questione, nè la quantità , nè le aziende a cui si è rivolta l’amministrazione.
Bandi e appalti, su Sol  dipubblici.it  , restano irrintracciabili.
Il doppione.
A poche ore dal lancio, in rete sono comparse le prime polemiche. “Non è niente di nuovo”, si appoggia a “numeri che già avevamo”, un “servizio inutile, di cui — per paradosso — non si conosce nemmeno il costo.”
In effetti il sito utilizza le cifre elaborate da Banca d’Italia e dalla Ragioneria dello Stato, rese pubbliche su Siope.it  .
Un progetto nato addirittura nel 2006, molti anni e governi prima di Renzi.
Siope.it   offre un servizio più approfondito di quello diSoldipubblici.it  : permette l’analisi dei dati aggregati e il confronto diretto tra le voci di spesa di enti diversi in differenti periodi.
Consente, inoltre, di salvare le proprie ricerche esportandole in un file.
La grafica è sicuramente meno accattivante di quella del sito renziano, che è più immediato e semplice da consultare.
In sostanza, più che di una rivoluzione della trasparenza, si tratterebbe dell’ennesimo restyling. Passo dopo passo.
A Soldi- pubblici.it   bisogna concedere per lo meno il beneficio del dubbio: è appena stato lanciato, è nella versione di prova, i suoi servizi — promettono — saranno raffinati e implementati.
Per adesso però c’è molta forma e poca sostanza. Non è una novità : anche l’altro cavallo di battaglia del renzismo internettiano — il sito passodopopasso.it   — è stato riempito di grafiche esteticamente gradevolissime quanto spoglie di contenuti.
Era nato con la promessa di rendere conto con rigore e tempestività dei provvedimenti adottati dal governo nei “mille giorni per cambiare l’Italia.” L’analisi più lucida e impietosa sui suoi insuccessi l’ha formulata il sito Openpolis: “Mancano informazioni base su tempi, azioni e attività del governo. Pochi e datati gli strumenti messi a disposizione dei cittadini (…). Risulta deficitario in tutti gli aspetti presi in considerazione. A questo dobbiamo aggiungere una scarsa attenzione alla questione della verificabilità delle informazioni pubblicate: le news non sono datate, le fonti non sono riportate e non vengono forniti link di approfondimento”.
Il sito, nota di colore, è nato allo stesso indirizzo ip del portale ideato dall’ex ministra Micaela Vittoria Brambilla: vacanzea4zampe.info; i governi in rete non lasciano tracce indimenticabili.
Tommaso Rodano
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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