“I SUV? INTESTAZIONI FASULLE E SOCIETA’ NEI PARADISI ESTERI”
LA G.D.F. DI MILANO: “GLI EVASORI SI SCOPRONO PER STRADA, LE VERIFICHE A TAVOLINO NON BASTANO”
Il colonnello Massimo Manucci è il comandante dei Baschi verdi della Guardia di finanza di Milano, Gruppo pronto impiego, cioè controlli sul territorio.
Come quelli dell’Agenzia delle entrate che tanto hanno fatto infuriare i proprietari di auto di lusso a Cortina.
Scene plateali non necessarie, è stata la critica più ripetuta.
Non si potevano fare controlli dall’ufficio? Perchè fermare per strada un Suv, una Maserati, una Ferrari, una Lamborghini.
«Per esempio perchè se ci limitiamo ai controlli dall’ufficio non incappiamo negli evasori totali. Che dati incrocio se sono sconosciuti al Fisco?» semplifica il colonnello Manucci. Non è cosa poi tanto rara, sembra, imbattersi in qualcuno al volante di una Porsche Cayenne che però risulta avere zero reddito come i 7.500 nullatenenti scoperti nel 2011.
Le auto di lusso, quali che siano, sono da sempre «un indicatore di ricchezza che merita attenzione» per dirla con le parole del comandante.
Nel 2011 nel nostro Paese sono state immatricolate 110.855 auto da almeno 2.800 cc di cilindrata.
Impossibile incrociare i dati di tutte con quelli fiscali dei proprietari ma i controlli annuali, nel 2011 come negli anni precedenti, rivelano sempre la stessa situazione: stando alle dichiarazioni dei redditi meno della metà dei proprietari se le potrebbe permettere. Indice, anche questo, di una costante schiera di furbetti che evidentemente non è in regola con quel che dichiara al Fisco.
I trucchi? I prestanome, tanto per dirne uno.
«Immaginiamo un caso concreto» propone il comandante Manucci. «Lei compra una Lamborghini e la intesta a un suo amico perchè non vuole che il Fisco sappia di questa sua proprietà . Noi non ne sappiamo nulla ma un giorno facciamo una verifica fiscale sul suo amico che magari risulta povero ma con quell’auto lussuosa».
Quindi? «Lui ci dice che l’auto è il regalo della sua amante e nulla lo obbliga a dirci il nome. Che possiamo fare? Al massimo un accertamento bancario ma dubito che ci aiuterebbero a capire…».
Altro trucco da furbetti: intestare il Suv o la Ferrari di turno a società estere che hanno sede nei famosi paradisi fiscali e per le quali è praticamente impossibile controllare il reale volume d’affari perchè magari sono sedi fittizie o perchè seguono triangolazioni societarie ricostruibili soltanto con approfondite e lunghissime inchieste giudiziarie.
«Ma proprio partendo dal caso di Cortina si può dire che nemmeno gli evasori sono sempre così complicati» valuta il colonnello dei Baschi verdi.
Spesso chi evade «nasconde una verità semplice, terra terra – considera -. I risultati degli accertamenti di Cortina insegnano che non sempre evasione significa avere una società si comodo all’estero. Che ci sono società stabili, in Italia, il cui volume d’affari è decisamente più basso del costo della Ferrari che guida il titolare dell’azienda, o addirittura è nullo. E questo vuol dire che in quell’azienda e in quel titolare è mancata la cultura di base di un buon contribuente. Vuol dire le solite cose».
Quali solite cose?
«Quelle tipo “guarda che se non fatturo paghi meno”».
Giusi Fasano
(da “Il Corriere della Sera”)
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