I VERTICI DELL’UNIONE EUROPA SONO SCETTICI: OLTRE I BACETTI E LE SMANCERIE, LA DUCETTA NON HA OTTENUTO ALCUN PASSO IN AVANTI SUI DAZI
PERCHÉ OSPITARE IL CONFRONTO CON IL TYCOON A ROMA? TRASFERIRSI IN ITALIA È VISTO COME UNA SCONFESSIONE DEL RUOLO ISTITUZIONALE DELL’UE, E DI BRUXELLES
La proposta di un summit Ue-Usa è «positiva». Ma organizzarlo a Roma può essere un problema. Dopo il faccia a faccia dell’altro ieri tra Giorgia Meloni e Donald Trump la reazione dell’Unione europea si può definire “double face”. Incoraggiante da una parte, molto prudente e scettica dall’altra.
Ieri la premier italiana ha aggiornato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sull’esito del colloquio alla Casa Bianca. Un appuntamento che l’inquilina di Palazzo Chigi aveva effettivamente concordato con i vertici di Palazzo Berlaymont
Dalla Commissione, il giudizio sull’iniziativa di Meloni è sicuramente «positivo». Viene considerato un passo avanti per «un ponte politico diretto tra Ue e Stati Uniti». Von der Leyen ha quindi accolto con favore l’iniziativa italiana di invitare il presidente Trump a Roma e di facilitare un eventuale incontro a livello europeo. Sottolineando che il tutto avviene «nell’ambito dei rispettivi ruoli».
I passi successivi, però, sono molto meno fluidi di quello che si possa pensare leggendo le prime dichiarazioni ufficiali. E non si tratta di ostacoli solo formali. In primo luogo perché i summit internazionali sono una competenza non della Commissione ma del Consiglio europeo, ossia di Antonio Costa e non di von der Leyen.
Anche l’esponente portoghese è stato, infatti, informato ieri dalla presidenza del consiglio italiana sui risultati della visita a Washington. Meloni gli aveva illustrato in anticipo l’idea di proporre un vertice Ue-Usa. E il presidente del Consiglio europeo l’aveva accolta «positivamente».
In queste ore sono dunque iniziati i contatti con i 27 partner per capire l’orientamento a questo riguardo. Mettere insieme tutti i capi di Stato e di
Governo dell’Ue non è un affare semplice. E sta emergendo una prima difficoltà. Di tipo logistico. Ma che viene giudicata sostanziale. L’ipotesi che il confronto con il tycoon si svolga a Roma, infatti, non convince del tutto.
Molte cancellerie hanno sottolineato l’inopportunità di una scelta del genere. Si ricorda tra l’altro che a giugno è previsto il vertice Nato all’Aja, in Olanda (al quale parteciperà anche Trump), e di seguito il Consiglio europeo a Bruxelles. Per maggio non era stata esclusa la convocazione di un vertice straordinario dei leader Ue.
E allora perché – è la domanda di alcune rappresentanze – trasferirsi nella capitale italiana? Sostanzialmente viene considerato un disconoscimento del ruolo istituzionale dell’Ue e di Bruxelles. E quindi l’accettazione del giudizio della Casa Bianca rispetto al ruolo dell’Europa.
Tra l’altro sul piano strettamente sostanziale, non sono stati colti passi avanti in relazione alla guerra dei dazi. Nelle istituzioni comunitarie nessuno riesce a fidarsi pienamente di Trump. Non a caso nei prossimi giorni riprenderanno i negoziati ma a livello tecnico. E già nelle scorse settimane questi incontri non avevano dato esito positivo. Il commissario al commercio, Maros Sefcovic […] per ora non volerà di nuovo a Washington. E poiché Palazzo Berlaymont ricorda che l’Ue ha la competenza esclusiva in materia, continua a preparare tutte le possibili contromisure per non ritrovarsi “scoperti” a luglio […]. Insomma da qui alla visita del presidente americano in Italia, non tutto è in discesa.
(da agenzie)
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