IL BLUFF SANATORIA: BADANTI TRADITE DAI DATORI DI LAVORO
FINO AD ORA HANNO USUFRUITO DELLA SANATORIA MENO DEL 20% DEI CASI PREVISTI… MOLTE BADANTI NON SONO STATE MESSE IN REGOLA PER RISPARMIARE SUI CONTRIBUTI… E ALLA FINE VENGONO PURE LICENZIATE…. NESSUNA STRUMENTO PER COLPIRE IL DATORE DI LAVORO CHE HA FATTO LAVORARE IN NERO
Facciamo parlare i numeri, onde rendere evidente cosa sta accadendo.
Nei primi 15 giorni di settembre, a Genova, i vari centri di servizi per gli immigrati hanno inoltrato al Ministero per via telematica solo 700 domande di regolarizzazione per badanti e colf, a fronte di una clandestinità e di un lavoro domestico sommerso stimato in circa 10.000 unità .
Se guardiamo i dati parziali in tutta la penisola siamo sempre intorno a una percentuale che varia tra il 10% e il 20% della cifra di 700.000 badanti e colf straniere non in regola.
Una variabile di cui non si è tenuto assolutamente conto al momento della predisposizione della normativa è l’alta percentuale di datori di lavoro che non intendono affatto metterle in regola, sia per risparmiare i 500 euro una tantum richiesti come sanatoria, sia i successivi contributi da versare, una volta che la collaboratrice domestica diventi legalizzata.
Siamo arrivati al momento delle speranze tradite, insomma.
Di fronte al pericolo di “tenerle in nero”, di fronte al decreto sicurezza che punisce penalmente chi favorisce l’immigrazione clandestina, tra l’alternativa di uscire allo scoperto o rischiare, la soluzione per molti è divenuta una sola: licenziare chi di nascosto lavorava per loro.
C’e’ chi chiede i 500 euro alla badante se vuole essere messa in regola, c’è chi prova a rinviare la predisposizione delle pratiche giorno dopo giorno, fino all'”arrivederci e grazie” sempre più frequente.
Vi sono casi significativi raccolti dai centri che si occupano delle pratiche.
Come quello di un sudamericano di 48 anni che assisteva un anziano da sei mesi, 24 ore su 24, uscendo quasi mai.
Ha chiamato il centro piangendo perchè i figli dell’anziano non vogliono saperne della sanatoria e l’hanno licenziato.
Pensava di uscire dalla clandestinità e ora non ha invece neanche più un lavoro.
Oppure il caso della baby sitter che non può fare domanda perchè il suo datore di lavoro, pur disponibile a metterla in regola, ha un reddito di 19.000 euro ( occorre un minimo di 20.000 euro). Da più parti si levano ormai voci di protesta: la sanatoria è un bluff.
Intanto perchè mette una serie di paletti per ostacolare l’integrazione dell’immigrato che lavora, ma non prevede alcun strumento per denunciare il datore di lavoro che, magari dopo anni di servizio, si rifiuta di regolare il rapporto.
Anzi è lo straniero che rischia, se lo denuncia.
Altro aspetto: la sanatoria è troppo restrittiva, i 20.000 euro di reddito minimo richiesti da parte del datore di lavoro non sono alla portata di tutti.
Uno può avere un reddito inferiore e avere 100.000 euro da parte, oppure più figli possono contribuire al mantenimento della badante per la madre e avere 19.000 euro a testa di reddito: una norma stupida, che non tiene conto di altre fonti di entrate o dei risparmi .
Altra norma cretina: all’immigrato sono richieste 20 ore settimanali presso il datore di lavoro che chiede la regolarizzazione.
Abbiamo persone che lavorano 40 ore settimanali in 4-5 case diverse, cosa vuol dire?
Se la badante di ore ne fa 40 totali, ma presso nessuno in particolare fa 20 ore non può essere regolarizzata?
A giorni scadranno i tempi previsti per la sanatoria (salvo proroga) e vedremo tangibilmente i miseri risultati, frutto di una legge farraginosa e contorta.
Sembra impossibile: ma non si riesce mai in Italia a stilare una norma “umana” e comprensibile che rispetti le aspettative e le previsioni?
Dalla social card alla sanatoria è sempre un disastro.
Sulla pelle dei meno protetti.
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