IL CAMPO LARGO? CONTE LO USA IN MODO TATTICO, ELLY SCHLEIN SI MORDE LE LABBRA OGNI VOLTA CHE CONTE PARLA
ELLY VUOLE L’ALLEANZA PD-M5S PERCHE’ SA CHE CON QUESTA LEGGE ELETTORALE SOLO STANDO UNITI SI VINCE… A CONTE IL CAMPO LARGO VA BENE SOLO SE E’ LUI IL PREMIER: IN EMILIA E UMBRIA FARA’ IL GIOCO DEI SOVRANISTI (COME HA FATTO IN BASILICATA)
Il famoso campo largo Giuseppe Conte l’ha storpiato in campo coeso, campo ristretto, persino campo di battaglia. Poteva mai funzionare se il disaccordo verteva persino sul nome?
Che fatica a sinistra! Fuoriclasse nel dividersi. Eterni distinguo. Campioni olimpionici di paranoie. Ricordate gli psicodrammi sulla Cosa di Occhetto? E poi l’Unione di Romano Prodi, che Bertinotti definì «poeta morente». No, vabbé. Ci si sente male. Perché passano le stagioni, cambiano gli interpreti, ma un Turigliatto pronto a sabotare il fronte democratico non manca mai.
Con la pazienza di Giobbe, Elly Schlein sta cercando da mesi di tenere unita la coalizione, mordendosi le labbra ogni volta che Conte parla. Non risponde mai, a costo di passare per noiosissima. Per il bene supremo, ché con questa legge elettorale solo stando uniti si riuscirà ad avere una chance per provare a battere i populisti.
Conte, il Jep Gambardella di Volturara Appula, vuole solo rovinare le feste. Quindi ha ordinato di estromettere i renziani dalla coalizione in Liguria, col rischio concreto di perdere, ripetendo così lo scherzetto fatto a febbraio in Basilicata, dove infatti hanno vinto gli altri.
Sia mai che il Pd si affermi nelle tre regioni al voto in autunno, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria. Pure sulla Rai ha fatto di testa sua.
La verità è che Giuseppi è come il Giufà delle favole arabe. Sul campo largo dice da anni tutto e il contrario di tutto. «È sicuramente il nostro orizzonte», annunciò il 2 novembre 2021. Venti giorni dopo aveva già cambiato idea, ribattezzandolo “campo di battaglia”. Il 19 maggio 2022, parlando alla convention dell’AdnKronos, disse che «non è in discussione il percorso comune col Pd». Due mesi dopo il voltafaccia: «Noi siamo altro dal campo largo». E già l’11 giugno 2023 definì il campo largo «una formula che non esiste». Camposanto. E ci fermiamo qui con l’elencazione
Campo largo l’ha veicolato Enrico Letta, sostiene la Treccani. In realtà è un’espressione che usavano già D’Alema, Veltroni, Franceschini. Bersani ne fece una parola d’ordine. Goffredo Bettini la utilizzò per invitare il partito ad allargarsi e intercettare «le nuove solitudini» in un intervento nella direzione Pd del 20 ottobre 2014. Dieci anni fa! Che malinconia. Perché è sempre Renzi contro Calenda. Calenda contro Conte. Riformisti contro Schlein.
Se lo indicassero candidato premier, Conte cesserebbe ogni ostilità, si capisce. Se c’è in campo un suo esponente, come Alessandra Todde in Sardegna, ripone le armi. Ma la bravissima governatrice lì ha vinto soprattutto grazie ai tanti voti del Pd.
Per il resto è il trionfo della tattica. Come a Bari quando rovesciò insulti sanguinosi sui democratici, presentando un proprio candidato. «E pensare che qui alla Camera i deputati cinquestelle sono in maggioranza per l’accordo», diceva ieri una fonte in Transatlantico.
Il che rende questa vicenda ancora più kafkiana. Forse ha ragione Dino Amenduni di Proforma: «Il campo largo è stato un’allucinazione collettiva».
(da La Repubblica)
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