IL CAOS NEL PDL NASCE DA UNA CLASSE DIRIGENTE INADEGUATA
ERRORI NELLE LISTE PERCHE’ FINO ALL’ULTIMO C’ERA CHI VOLEVA AGGIUNGERE UN NOME E TOGLIERNE UN ALTRO… VA VIA DI GIROLAMO E ARRIVA UN ALTRO CHIACCHIERATO…NON C’E’ SELEZIONE, NE’ POLITICA, NE’ ETICA: OGGI SE NE PAGANO LE CONSEGUENZE
Ora nel Pdl ci sono i reciproci scambi di accuse, il rimbalzo delle responsabilità , la sensazione che “comandano tutti per non comandare nessuno”.
Alla fine i colpevoli sono i tecnici delle liste, quelli che hanno materialmente sbagliato un timbro o una firma, ma se prevalesse tale tesi non si comprenderebbe a fondo il “male oscuro” di un partito verticista che vive sulla figura carismatica di un leader, amato o odiato che sia, senza dibattito interno, senza confronto, senza idee, nascosti in un unanimismo di facciata. Dove si formano e si sciolgono correnti, come nella peggiore Dc, motivate non da “concetti politici” diversi, ma da interessi e ambizioni.
A parte Fini, che pone questione politiche, a torto o a ragione che siano, il resto è paludoso ristagno, in attesa di spartirsi i voti che il leader porterà .
Le scadenze elettorali sono occasione di scambi di coltellate e gomitate verso la poltrona, nel resto dell’anno si vivacchia come al bar sport.
Chi commenta veline, chi maledice i finiani, chi parla di incarichi futuri.
La politica resta fuori dalla porta delle poche sedi, peraltro scarsamente frequentate.
Il rapporto dirigenti-base è di dieci a uno.
Il Pdl è diventato un partito degli eletti e degli aspiranti tali, il contatto con i milioni di elettori è affidato ai media sotto controllo, il gusto del “porta a porta” è considerato fatica sprecata, il dissenso un tradimento.
Poi ci si chiede come si fanno a sbagliare i documenti delle liste.
Ve lo spieghiamo con un esempio.
La lista a Milano è stata presentata all’ultimo minuto perchè da due giorni si litigava: grazie anche a Berlusconi che ha imposto igienista, fisioterapista e geometra personale, riducendo quindi i posti di altri.
Per 48 ore si sono accapigliati Bondi da un lato, che voleva in lista tale Cagnoni e il coordinatore Podestà che voleva tale Riparbelli.
Lite terminata la notte prima della consegna delle liste: come si fa ad autenticare con attenzione le firme sotto un listino che cambia in continuazione?
L’errore ci sta, se il tecnico è continuamente sotto pressione.
Ma conta anche la scelta dei candidati: facciamo un esempio che non riguarda per una volta le regionali.
Avete presente la mossa intelligente di candidare un Di Girolamo in Parlamento?
Ebbene ora che è andato in galera, è possibile che l’erede, ovvero il primo dei non eletti, sia più chiacchierato di lui?
Avvocato 44enne, residente a Londra, accolto con prudenza.
Emerge che Raffaele Fantetti sia dipendente del ministero delle Politiche comunitarie e in quanto tale dovrebbe avere la residenza obbligatoria in Italia, ma, se così fosse, allora non avrebbe potuto candidarsi.
Per far buon peso, al deputato Barbato che è andato a trovarlo in carcere, Mokbel, colui che aveva in pugno Di Girolamo, avrebbe confidato che Fantetti è peggio di Di Girolamo: “è un perno dell’ingranaggio tra politica e criminalità “. Ovviamente tutto da verificare, ma ci chiediamo: possibile che tra i tanti italiani all’estero, la task force pidiellina non trovi mai un onesto operaio, una giudiziosa casalinga o un umile professore?
Tutti loro li vanno a cercare?
Questo si chiede l’elettore di centrodestra in questi giorni e a queste domande sulla gestione del partito, sulla mancanza di dibattito interno, sul carrierismo come fine, dovrà rispondere il Pdl dopo le regionali.
Altrimenti che si sciolga: così farebbe venire meno tanti equivoci sulle ragioni della sua esistenza. E forse, nelle differenze, emergerebbe una destra vera.
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