IL CASO DELLA SINDACA LEGHISTA CHE HA CELEBRATO L’UNIONE CIVILE DI DUE UOMINI DIMOSTRA SOLO LA VIGLIACCHERIA DELLA LEGA
L’IPOCRISIA DI DELEGARE A FUNZIONARI DEL COMUNE PER SALVARSI IL CULO… NON HANNO NEANCHE LE PALLE DI IMPEDIRLE, BECCARSI UNA DENUNCIA, UNA CONDANNA E IL COMMISSARIAMENTO DEL COMUNE
Maria Scardellato, sindaca leghista di Oderzo, in provincia di Treviso, si limita ad applicare la legge e suggella l’unione civile tra due uomini, Pasquale e Andrea, compagni da 11 anni.
Ma nelle logiche interne al Carroccio il più elementare rispetto della legge, il minimo che si possa pretendere anche da un pubblico ufficiale eletto sotto le sue verdi insegne, non può porsi in contraddizione con le politiche di partito. E adesso attorno alla sindaca Scardellato c’è aria di espulsione.
Una fronda interna che, montata a livello locale, ha trovato infine l’avallo del leader nazionale della Lega, Matteo Salvini.
“Sicuramente – ribadisce Salvini – il primo cittadino non è in linea con quello che fanno tutti i sindaci della Lega e del movimento, che delegano ad altri la scelta di applicare una legge sbagliata. Quindi se la sindaca scientemente si è prestata a questo giochino sicuramente ha poco a che fare con la Lega. E’ pieno di dipendenti del comune e gente che si entusiasma per queste cose, potevano occuparsene loro”.
A difesa di Maria Scardellato si schiera la senatrice del Pd Monica Cirinnà : “Con la vicenda della sindaca di Oderzo la Lega ha passato la misura. E’ gravissimo che un partito politico non solo dichiari esplicitamente di non voler rispettare una normativa dello Stato, ma imponga agli amministratori eletti con le proprie liste di porsi al di fuori della legge. Sottoponiamo il caso al ministero dell’Interno con un’interrogazione parlamentare”.
“Le unioni civili tra persone omosessuali sono riconosciute dallo Stato italiano, che piaccia o meno alla Lega, a Salvini e ai sindaci del Carroccio. In Italia evitare di celebrare unioni civili non è nelle disponibilità dei sindaci, anche leghisti, che devono rispettare le leggi”.
La vicenda, per chi come noi conosce da anni le dinamiche in via Bellerio, è così riassumibile.
Il partito deve dare all’esterno l’immagine di essere contro le unioni civili gay, in realtà non gliene frega nulla a nessuno (come di tante altre battaglie strumentali).
Dato che rivoluzionari non si diventa, il giochetto è questo: ufficialmente i sindaci leghisti dicono che loro non si prestano a queste unioni ma dato che, se rifiutassero come istituzione locale si beccherebbero denuncia, condanna e rischio di perdere la poltrona, delegano a funzionari del Comune, così salvano il culo (che poi è la stessa cosa della faccia).
Se fossero coerenti andrebbero fino in fondo, ma la scappatoia permette di presentarsi all’opinione pubblica come “colui che fece il gran rifiuto”.
Altro aspetto: la sindaca in questione non sarà espulsa, è tutta una commedia, per un semplice motivo: non può essere espulsa per aver applicato una legge dello Stato italiano.
Salvini sa benissimo che è sufficiente impugnare in tribunale un provvedimento con questa motivazione e il sindaco viene reintegrato immediamente nonchè il segretario che ha firmato l’espulsione si becca una denuncia e una condanna.
Potrebbe essere espulsa con un’altra scusa, ma anche questa strada è rischiosa.
Salvini manda solo un pizzino agli altri sindaci leghisti, nel timore che altri seguano la strada della Scardellato, nulla di più.
(da agenzie)
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