IL CAST DEI VISPI FIGURANTI ANTI-DIVANISTI
ARRUOLATI NEI TALK TELEVISIVI PER SCREDITARE LA MAGGIORANZA DEI POVERI ONESTI
Tra i molti a cui il Reddito di cittadinanza ha trovato un lavoro c’è sicuramente il cast di vispi figuranti arruolato con successo nei talk televisivi.
Il più richiesto è il percettore malandrino, un tale abbigliato come un guappo che nel tipico slang da rione Sanità rifiuta qualsiasi ipotesi di lavoro stabile, a me che me ne fott, dichiarando di poter sommare al generoso assegno statale (“pagato coi soldi nostri”, strillano da studio) un paio di lavorucci in nero.
Abbiamo poi l’imprenditore deluso e amareggiato che suscita negli astanti adeguato sdegno elencando i rifiuti subiti da un plotone di fancazzisti, pure se messi, signora mia, davanti all’offerta di un onesto lavoro e di una cospicua busta paga.
Siccome poi siamo a Natale, ecco l’occupabile redento, accompagnato da uno stuolo di telecamere nell’ufficio di collocamento dove l’accogliente funzionario estrae, oplà, da una cartellina una più che congrua occupazione, dando forma e contenuto alla strenna governativa. Applausi.
Infine, non può mancare il contrappunto del giornalista incorporato (vero, purtroppo) con il datato sketch di Poltrone&sofà, il fannullone di cittadinanza eccolo qua. Una cavalcata della risata se non fosse per la miscela esplosiva confezionata dal governo Meloni con superficialità, incompetenza e ferocia nei confronti dei più poveri.
Cosicché all’unisono, con l’apertura della caccia al cinghiale nel cortile di casa, abbiamo la messa alla gogna di oltre tre milioni di cittadini italiani, marchiati Rdc e dunque trattati da malfattori da cui pretendere la restituzione del maltolto.
Colpiscono soprattutto la cecità e l’imprevidenza con la quale viene confezionata questa bomba sociale destinata a deflagrare quando tra sette mesi, 660 mila cittadini italiani (seicentosessantamila) dovranno scegliere tra una qualunque proposta di lavoro in qualunque luogo d’Italia e l’indigenza (ma per sfamarsi potranno sempre impallinare l’ungulato di quartiere).
(da Il Fatto Quotidiano)
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