IL CAVALIERE PREPARA LA MOSSA: “GOVERNISSIMO E SALVACONDOTTO”
“VUOI VEDERE CHE MI SPETTA LA PRESIDENZA DEL SENATO?”…”NON ABBIAMO ALTERNATIVE, NON SI PUO’ TORNARE SUBITO AL VOTO”
«Vuoi vedere che adesso mi tocca fare il presidente del Senato?» È incredulo, ancor più che soddisfatto per l’insperato boom.
Silvio Berlusconi non si concede l’ubriacatura promessa ma è incontenibile quando in nottata sono più chiari anche i numeri della Camera, dove il distacco con gli avversari è minimo.
Chiama Alfano, gli ordina di andare davanti le tv a chiedere la riconta, un’altra volta. Sogna il governissimo, un suo uomo al Colle, l’agognato salvacondotto per sè.
Sa bene che il quadro è da caos, da ingovernabilità totale, appesantito dalla tempesta perfetta di oggi, tra borse, cancellerie europee, media internazionali.
Ma è tutto un regalo insperato per lui alla vigilia.
Ecco perchè già da stamattina – nella prima uscita dopo il voto, nella telefonata a Mattino5 con Belpietro – si prepara a lanciare la proposta-choc, quella post voto. «Non abbiamo alternative, non si può tornare alle urne, non subito: ci aspetta un governo di larghe intese col Pd per le riforme, quella elettorale soprattutto, per eleggere il capo dello Stato e poi vedremo» ha preannunciato ai tanti che lo hanno chiamato fino a sera.
Salotto di Villa San Martino, Arcore, interno giorno.
Con lui, solo Nicolò Ghedini e la figlia Marina, raccontano. Pranzo coi figli, grande soddisfazione a urne ancora aperte: «Ho fatto tutto quel che potevo, non ho nulla da rimproverarmi».
Il mezzo trionfo da lì a qualche ora, proprio non l’avevano messo nel conto. Berlusconi va a riposare nel primo pomeriggio, lo fa sempre, quasi come un rito scaramantico, mentre escono i primi, inattendibili instant-pool, poi le prime proiezioni.
Quando torna in contatto col resto del mondo, nel secondo pomeriggio, il dato del Senato è già da terremoto.
È a quel punto – quando da via dell’Umiltà prima Verdini, poi Bonaiuti e infine Alfano gli comunicano il successo al Senato in Lombardia, Calabria, Sicilia, Puglia, poi Veneto, Friuli – che il capo si lascia andare all’unica battuta della giornata: «Vuoi vedere che mi tocca fare la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato?»
Ironica fino a un certo punto, tuttavia.
Ma lì il capo si prepara comunque a dettare le condizioni.
«È chiaro che le carte a questo giro le do io» ripete il Cavaliere ai tanti parlamentari e dirigenti che lo chiamano senza sosta, loro sì, entusiasti.
È lui a calmarli, a frenare: «La linea deve essere quella della cautela, in tutte le dichiarazioni ».
Ma Silvio Berlusconi sa di avere il jolly in tasca, come dirà ai più intimi. «Con la sinistra eleggeremo il nuovo capo dello Stato ma dovrà essere a noi gradito, una figura terza, neutra» è il profilo che inizia a tracciare.
Soprattutto, quel che non dirà mai apertamente, un capo dello Stato che lo tiri finalmente dai guai giudiziari di queste anni, che lo salvi dalla «persecuzione della magistratura » come la chiama lui.
Il leader Pdl sa di non poter ambire al Colle, che Bersani e i suoi non lo eleggerebbero mai, tantomeno i grillini.
Ma il presidente che contribuirà in maniera determinante ad eleggere, ecco, dovrà garantirgli almeno quel “salvacondotto” finora invano inseguito.
Che altra forma non potrebbe avere, al momento, se non quella della carica di senatore a vita.
D’altronde, se la ricopre un leader politico come Monti, è il ragionamento rivelato dai suoi, «non si vedrebbe perchè non possa ricoprirlo lui».
Solo una provocazione la sortita di un’amazzone come la Biancofiore che già azzarda un «Bersani premier e Berlusconi al Colle».
Ma sono troppe le variabili, in questo frullatore ormai impazzito.
Quel che conta, nel fortino di Arcore, è che la rimonta sia stata compiuta, «ed è stata straordinaria: anche in Lombardia, se non fosse stato per me, Maroni e i suoi non andavano lontani» è un altro degli sfoghi del leader Pdl.
Il Carroccio non l’ha aiutato più di tanto, a conti fatti.
Mentre su Monti, Fini e Casini dice invece di aver previsto tutto, «sapevo che era un centrino, senza di loro i moderati sarebbero rimasti uniti e avrebbero vinto contro la sinistra» è il rammarico di fine giornata.
«Ma che soddisfazione con quei Soloni del Ppe che hanno fatto di tutto per far vincere il Professore: il Ppe in Italia sono io».
L’unico punto fermo per Berlusconi è che questo voto non potrà far precipitare il Paese in nuove elezioni.
I suoi, a cominciare dal moderato Maurizio Lupi, si fanno ambasciatori del pensiero del capo e lo mandano a dire a Bersani e ai suoi: «Non si può pensare di tornare alle urne, i democratici siano più responsabili» dice quando da quel fronte iniziano a filtrare i primi annunci di un forfait, piuttosto che tornare al governo col Cavaliere. «Chi credeva di smacchiare il giaguaro deve ricredersi, ma l’avanzata di Grillo è allarmante, rende il quadro estremamente instabile» mette le mani avanti Paolo Bonaiuti.
Come dire, bisogna fare fronte.
Le urne per il momento aprirebbero a un nuovo baratro. Certo che in un nuovo esecutivo di larghe intese Pd-Pdl Berlusconi un suo punto fermo già lo porrebbe.
«La restituzione dell’Imu è un impegno che abbiamo assunto con gli elettori, difficile prescinderne» per dirla con lo stesso portavoce del Cavaliere.
Ma fino a che punto, soprattutto facendo fronte con quali risorse il Pd accetterebbe di rimborsare agli italiani, per giunta entro un mese, i 4 milardi di imposta sulla casa versata nel 2012?
Di questo e tutto altro si comincerà a parlare nelle prossime ore, dopo la proposta di governo per le riforme.
«Intanto siamo felici, storditi da questa vittoria che vuol dire che c’è solo un leader: il nostro Berlusconi, tutto merito suo» racconta una Mariastella Gelmini quasi incredula anche per i risultati nella sua Lombardia
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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