IL CENTRO DI TORINO SCOPRE LE FERITE DELLA NOTTE DI GUERRIGLIA: VETRINE SFONDATE, SACCHEGGI, CASSONETTI INCENDIATI
TRA I DIECI ARRESTATI ANCHE GLI AUTORI DEL SACCHEGGIO DI GUCCI: LITIGAVANO PER IL BOTTINO… IN TEMPI DI GUERRA GLI SCIACALLI VENGONO FUCILATI SUL POSTO
Il video dei ragazzi che sfondano la vetrina di Gucci e poi escono con le mani tagliate dai vetri e braccia piene di vestiti e accessori ha fatto in poche ore il giro del web.
E’ una delle scene simbolo della davastazione di Torino. Gucci non è l’unico negozio saccheggiato, ci sono altri marchi del lusso, i negozi di via Roma, le vetrine del Mc Donald’s in via Accademia delle Scienze.
L’immagine di Torino il giorno dopo gli scontri è quella di una città ferita, saccheggiata devastata da chi diceva di essere sceso in piazza per protestare contro il coprifuoco, contro le limitazioni dell’ultimo dpcm che colpisce prima di tutto ristoratori e commercianti, ma che alla fine ha rivolto tutta la sua rabbia proprio contro le categorie che avrebbe dovuto difendere scendendo in piazza. Il questore De Matteis li definisce “professionisti del disordine”.
I commercianti se ne sono accorti ieri sera quando hanno cominciato a prendere le distanze dai violenti, qualche centinaio, urlandogli in faccia la loro rabbia: “Non è questo il modo, non sono i poliziotti il nostro obiettivo, anche loro stanno lavorando”, dice una donna in via Pietro Micca poco prima che un’altra carica della polizia disperda i violenti.
In via Roma il saccheggio è già iniziato. Sono ragazzi quelli che entrano da Gucci, escono con le mani piene e discutono per spartirsi il bottino. Ci provano anche con la boutique Louis Vuitton. Tre di loro vengono arrestati dalla polizia, il bottino viene recuperato. Uno di loro è minorenne, due di origine egiziana altri due denunciati In tutto sono dieci gli arrestati per gli scontri, cinque vengono arrestati per resistenza e e danneggiamento dalla Digos di Torino, altri due denunciati.
Ci sono alcuni ultrà di Juve e Toro. Nessuno di loro è un commerciante o un ristoratore. Non è la loro rabbia quella che esplode in via Verdi e in via Po dove i manifestanti lanciano i sampietrini di porfido staccati dalla pioggia, incendiano i monopattini buttati in mezzo alla strada per bloccare il reparto mobile e danno fuoco ai cassonetti in mezzo alla strada. I vigili del fuoco lavorano fino a tarda notte per spegnere tutti i roghi. Piazza Cavour, un’ora dopo la fine degli scontri, poco prima delle 23.30 sembra il teatro di una guerra civile: un muro di fiamme impedise l’acceso alla piazza, bruciano cassonetti e monopattini. Nei giardini sono stati incendiati i totem e i cestini dell’immondizia, altri cassonetti.
In via San Massimo i carabinieri fermano in flagrante due ragazzi mentre appiccano il fuoco, uno di loro viene arrestato, la sua complice denunciata, ha 17 anni, è poco più di una ragazzina. Le armi dei violenti sono la città stessa: i tavolini dei dehors nelle vie dove l’ordinanza della prefettura non aveva disposto lo smontaggio: i tavolini della Farmacia del Cambio diventano così arieti per sfondare le vetrine e danneggiare gli arredi urbani. In via Roma si smontano i cantieri e le grate di ferro vengono usate come piedi di porco.
Il giorno dopo gli scontri restano le ferite sulle vetrine, la plastica bruciata negli incendi, le bottiglie rotte lanciate contro la polizia e la rabbia di chi aveva creduto che Torino non sarebbe stata come Napoli. Restano una decina di agenti feriti tra le forze dell’ordine, un fotografo medicato in ambulanza perchè una bottiglia di vetro lo ha colpito in testa.
(da agenzie)
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