“IL CENTRODESTRA ALLE COMUNALI RISCHIA DI PERDERE 5-0”: L’ANALISI DEL SONDAGGISTA DIAMANTI (YOUTREND)
“SEMBRANO PIU’ COMPETITORI TRA LORO CHE ALLEATI, CANDIDATI DEBOLI E LAST MINUTE”… NON SOLO BOLOGNA, NAPOLI E MILANO, AL BALLOTTAGGIO PERDONO A ROMA E A TORINO CI SONO SEGNALI NEGATIVI
“Le previsioni attuali per le comunali di ottobre vedono il centrosinistra in netto vantaggio al primo turno a Bologna, Napoli e Milano. Ma al secondo turno, c’è un orientamento positivo anche a Roma e Torino. Significa che potrebbe finire 5-0 contro il centrodestra”. Giovanni Diamanti, analista politico e co-fondatore di YouTrend “legge” per Huffpost il quadro delle prossime amministrative: “Sarebbe un risultato clamoroso e paradossale, visto che il centrodestra è molto più forte a livello nazionale. E il motivo sta nei rapporti complessi tra Salvini e Meloni, più competitor che alleati: la ricerca di un compromesso ha prodotto candidati deboli e last minute”.
A cinque settimane dalle elezioni comunali com’è la situazione?
Confusa. Ma il trend è a favore del centrosinistra. Nei sondaggi è molto favorito a Milano, Napoli e Bologna rispetto al centrodestra. Basta guardare quello fatto da Opinio per la Rai. A Milano il sindaco uscente Sala è dato tra il 44-48% mentre Luca Bernardo è al 40-44%. A Bologna il Dem Matteo Lepore è in testa con il 55-59% contro il 36-40% di Fabio Battistini. A Napoli l’ex ministro Manfredi è al 42-46% mentre Catello Maresca si ferma tra il 27 e il 31%. In questi tre comuni il vantaggio è molto netto, ma anche negli altri due capoluoghi di provincia c’è un orientamento in quella direzione.
Addirittura? A Roma il candidato più avanti nei sondaggi è l’avvocato-opinionista radiofonico Michetti imposto dalla Meloni.
Al primo turno è favorito Michetti – con una forchetta 31-35% – mentre Gualtieri è più in basso al 23-27%. Seguono la Raggi al 17-21% e ultimo Calenda tra il 15 e il 19%. Al secondo turno, però, secondo quasi tutte le rilevazioni le cose cambiano, e in testa sale Gualtieri. Che sconfiggerebbe sia Michetti che Raggi.
E a Torino, dove il centrodestra ha il “civico” più radicato e condiviso?
È il capoluogo dove la partita è più tesa. Il nome del centrodestra, l’imprenditore Paolo Damilano, è un buon candidato. Ed è in testa con il 42-46% rispetto al 39-43% di Stefano Lo Russo. Ma anche questi numeri si riferiscono al primo turno, mentre al ballottaggio c’è il pronostico di un testa a testa. E secondo Swg vincerebbe Lo Russo con 52% rispetto al 48% di Damilano.
Non sono previsioni un po’ troppo ottimistiche a favore del centrosinistra?
Stando ai numeri in tre città per il Pd e i suoi alleati la vittoria è sicura, nella capitale c’è netto vantaggio al secondo turno, mentre a Torino se la giocano. Quindi, sarebbe possibile una conclusione 5 a zero. Che, oltre ad essere clamoroso sarebbe paradossale perché il centrodestra è nettamente maggioranza a livello nazionale e negli ultimi mesi e nelle ultime settimane non ha perso nemmeno un voto.
Lei come se lo spiegherebbe questo paradosso?
Forse è proprio la grande forza nazionale del centrodestra a metterlo in difficoltà alle comunali. In molte città i candidati sono arrivati all’ultimo minuto, al termine di una serie di vertici, e sono deboli. Il motivo è che oggi il rapporto tra Salvini e Meloni si è fatto più complesso: sono competitor e non soltanto alleati. Così, spesso la scelta di nomi “civici” non è stata compiuta in base al loro valore aggiunto bensì per l’esigenza di raggiungere un compromesso.
L’esigenza spasmodica di una mediazione, a spese del valore reale, potrebbe esportare il problema se si facessero liste elettorali comuni?
Certo. Questa è una prova generale che ci fornisce qualche indizio. Bisogna aggiungere che è l’ultimo grande test prima delle elezioni, che saranno al massimo nel 2023, quindi vicinissime.
Oggi però la maggioranza delle Regioni è a guida centrodestra. Non conta?
È vero, ma i candidati governatori a livello di valore aggiunto personale contano un po’ meno dei candidati sindaci. E le ultime Regionali sono andate bene sorprendentemente per il centrosinistra. Che ha tenuto Campania, Puglia e Toscana.
Sembra una partita win win per il centrosinistra, che sta fermo e osserva le convulsioni del centrodestra. Ma i cinque 5 capoluoghi sono tutti in mano al centrosinistra che gioca in difesa…
Diciamo che 2 sono in mano al centrosinistra, 2 a M5S, uno a un “civico”, De Magistris. Il Pd è all’opposizione in 3 su 5, ma certo nessuno è guidato dal centrodestra.
(da Huffingtonpost)
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