IL COMUNICATO RIDICOLO DELLA GUARDIA COSTIERA ITALIANA SULLA SAR LIBICA CHE NON ESISTE
L’INVITO DI “RIVOLGERSI ALLA GUARDIA COSTIERA LIBICA PER I SOCCORSI” E’ IPOCRITA: NON ESISTE NE’ UN CENTRO MRCC LIBICO DA CHIAMARE, NE’ UNA ZONA SAR LIBICA AVENDO TRIPOLI RINUNCIATO… QUINDI SONO ACQUE INTERNAZIONALI… SE POI IL COMANDO DELLA GUARDIA COSTIERA ITALIANA VUOLE FINIRE IN GALERA INSIEME TONINELLI BASTA CHE LO DICA
La Guardia Costiera italiana ieri, nelle stesse ore in cui Unhcr e Iom rilanciavano l’allarme per l’abnorme numero di naufragi e morti in mare negli ultimi giorni, ha fatto partire un avviso ai comandanti delle imbarcazioni che incrociano in zona Sar libica: “Da questo momento, ai sensi della convenzione Solas (Safety of life at sea) i comandanti di nave che si trovano in mare nella zona antistante la Libia, dovranno rivolgersi al Centro di Tripoli e alla Guardia costiera libica per richiedere soccorso”. La convenzione a cui fa riferimento la nota è quella per la salvaguardia della vita umana firmata nel lontano 1914 da 162 Paesi dopo il disastro del Titanic “a salvaguardia della vita umana in mare”.
SAR, perchè rivolgersi a Tripoli è impossibile
A parlare per prima del messaggio della Guardia Costiera italiana è stata oggi Repubblica in un articolo a firma di Alessandra Ziniti e va segnalato che, così com’è, l’annuncio presenta molti profili di dubbio.
La Libia infatti ha rinunciato ad avere una SAR nel dicembre scorso dopo che a luglio aveva mandato all’International Maretime Organisation (Imo), l’organizzazione legata ad una convenzione Onu che promuove tecniche e principi di navigazione a livello internazionale, una notifica con cui comunicava l’estensione della sua Sar.
Come si evince da questo documento che prende in esame la situazione dei soccorsi in mare nel Mediterraneo Centrale nel caso di stati che non hanno dichiarato la propria area SAR (come appunto la Libia) i poteri di coordinamento delle operazioni di salvataggio in mare (ovvero quelli svolti dagli MRCC) sono limitati alle acque costiere e a quelle immediatamente adiacenti.
Nei casi di soccorso in acque internazionali invece le navi che sono in transito possono invocare il principio della libertà dell’alto mare (UNCLOS,Articoli 58(1), 87(1)(a) e90) che stabilisce la libertà di navigazione.
La guardia costiera libica non ha quindi alcun potere di dare istruzioni o coordinare i soccorsi nè può impedire alle imbarcazioni di iniziare operazioni di soccorso.
Ad oggi gli interventi della guardia costiera libica sono stati infatti coordinati dall’IRMCC della Guardia Costiera italiana (che opera alle dipendenze del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti).
Come abbiamo spiegato qui un evento SAR deve obbligatoriamente concludersi in un porto designato sul territorio dello Stato che sta coordinando i soccorsi. Per la Libia ci sarebbe un ulteriore problema visto che è indubitabile che i porti libici non corrispondono alla definizione di place of safety.
Come è possibile verificare sul sito Sarcontacts non esistono nemmeno i contatti per chiamare la SAR libica mentre ci sono quelli per contattare la SAR italiana.
Questo perchè non esiste una MRCC libica; ed essendo le SAR unilateralmente dichiarate, dovrebbero essere i libici ad annunciarla e non l’Italia.
Per istituire un’area SAR servono particolari infrastrutture di sorveglianza e di comunicazione che la Libia oggi non ha (l’Italia e l’UE stanno finanziandone la costruzione). I libici prevedono di dichiarare la propria area SAR nel 2020.
(da “NextQuotidiano”)
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