IL CORAGGIO DI FARE DA SOLE: LETTERA APERTA DI GIULIA BONGIORNO
LE DONNE DEVONO DIVENTARE PROTAGONISTE PER FERMARE IL DECLINO DEL PAESE…PARAFRASANDO IL TITOLO DEL ROMANZO “UN GIORNO QUEL DOLORE SARA’ UTILE”, SI PASSERA’ DALLE CARRIERE FAVORITE DAI BUNGA BUNGA ALLA SELEZIONE PER MERITO, ALLA GIUSTIZIA UGUALE PER TUTTI, ALLA FINE DI OGNI DISCRIMINAZIONE, ALLA TUTELA DEI DIRITTI
Di fronte al declino morale, politico e sociale che caratterizza oggi il nostro Paese, molti invocano – come “indifferibile” – un rinnovo della classe dirigente.
La soluzione più immediata con la quale si immagina di venire incontro a questa diffusa esigenza di rinnovamento è il ricambio generazionale: volti giovani, selezionati con criteri rigorosamente meritocratici, al posto di quelli anziani.
Tuttavia questo ricambio, in sè auspicabile, sarebbe insufficiente: svecchiare su base meritocratica oggi non basta.
Oggi serve anche altro.
Perchè tra il passato e oggi c’è il caso Ruby, che ha cambiato profondamente le donne italiane: non sono più disposte a sopportare le umiliazioni, nè ad accettare la subdola tecnica della minimizzazione, ovvero il ridimensionamento delle anomalie di cui sono vittime.
Lo stesso premier continua a citare pubblicamente il bunga bunga con un sorriso sulle labbra che sarebbe inspiegabile, incomprensibile, se non fosse diretto a suscitare l’indulgenza, quando non la complicità e l’applauso, di chi lo ascolta.
Probabilmente, con il preciso scopo di trasformare nell’ennesima barzelletta quell'”opzione harem” che non è in grado di giustificare.
Subire passivamente la tecnica della minimizzazione, lasciando che il tempo sbiadisca la vergogna, sarebbe un errore gravissimo, per gli uomini come per le donne.
Al contrario, il caso Ruby deve rimanere scolpito nella memoria di tutti come un monito, un exemplum in negativo dal quale prendere le distanze con sdegnata fermezza e che ci aiuti a orientare le nostre scelte.
Se le donne vogliono scongiurare il ripetersi di una umiliazione così rovinosa è necessario che si facciano promotrici e protagoniste di una trasformazione culturale rivoluzionaria il cui primo traguardo è una presenza più consistente delle donne stesse all’interno della classe dirigente: alla guida del paese, alla testa delle aziende, ai vertici delle istituzioni culturali e dei media.
Soltanto quando ricopriranno ruoli di potere, questa trasformazione potrà compiersi davvero.
In quel momento, tutto il peggio subìto dalle donne nel corso della storia diventerà una faretra di frecce al loro arco.
Nessuno come loro, abituate da sempre a faticare il doppio per realizzare i loro desideri e raggiungere i loro obiettivi, costrette a inventarsi un giorno dopo l’altro una strategia di sopravvivenza tra casa e luogo di lavoro, chiamate continuamente in causa da compagni, mariti, figli, genitori, che richiedono cure e attenzioni, è in grado di ascoltare, riflettere, mediare.
Di trovare soluzioni anteponendo il bene comune al proprio.
E allora, parafrasando il titolo di un bel romanzo uscito qualche anno fa, “un giorno, quel dolore sarà utile”.
Si assisterà all’esito naturale di un processo che ha già preso avvio e che deve realizzarsi in maniera sempre più consistente, ampia e diffusa: i sacrifici sostenuti dalle donne per affermarsi impediranno loro di usare i festini hard come criterio di selezione della classe dirigente e le spingeranno a ricercare e a distinguere, costantemente, il merito; le discriminazioni patite le indurranno a rifiutare leggi ad personam e le guideranno nella formulazione di norme che assicurino una giustizia uguale per tutti, mentre l’assenza di forme di tutela legislativa che le ha penalizzate in passato le condurrà a rispettare, sempre, anche le leggi non scritte; e le contestazioni con le quali si sono ribellate ai soprusi e alle ingiustizie le porteranno ad accogliere le critiche come contributi costruttivi, anzichè a respingerle per partito preso come forme di insubordinazione fini a se stesse.
D’altro canto, dal momento che alle donne non è mai stato perdonato niente e i loro errori li hanno sempre pagati cari, se sbaglieranno sapranno lasciare il comando immediatamente – di certo, comunque, prima che qualcuno invochi le loro dimissioni.
E infine, dato che non dimenticheranno il caso Ruby, rifiuteranno come ripugnante la sola idea di usare il loro potere per risolvere questioni private.
Ecco perchè le donne devono avere il coraggio di pretendere di essere protagoniste.
Ma devono pretenderlo subito e non aspettare un imprecisato futuro in cui si realizzeranno le condizioni adatte.
Non c’è tempo per aspettare e soprattutto è inutile illudersi: nessuno creerà quelle condizioni, nessuno agevolerà l’ascesa delle donne, nessuno offrirà loro quelle chances.
Le donne devono fare tutto da sole.
Ma sono abituate anche a questo.
Giulia Bongiorno
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