IL COSTRUTTORE ALLA LEGHISTA: “DAI FOTTIAMO LO STATO SUL PONTE”. LE TELEFONATE DELLA VOTINO PER OTTENERE LA PENALE
PONTE SULLO STRETTO, I PADANI E IL MILIARDO IN REGALO A SALINI DOPO CHE MONTI AVEVA FATTO UN DECRETO PER EVITARE UN ESBORSO ABNORME
La Lega Nord che non ti aspetti va in scena alla fine del 2012.
Le intercettazioni dei pm di Reggio Calabria sorprendono Isabella Votino, portavoce dell’allora segretario Roberto Maroni, mentre muove il suo partito per favorire Impregilo, capofila del consorzio Eurolink, aggiudicatario dell’appalto da 3 miliardi e 800 milioni per il Ponte sullo stretto.
L’amministratore delegato Pietro Salini voleva le penali da un miliardo per la mancata costruzione.
Votino lo aiuta a tentare di “fottere” lo Stato ma alla fine sono Monti e Napolitano che lo “fottono” con la fiducia sul decreto.
Il governo Monti si ritrova una polpetta avvelenata: se entro 540 giorni dall’approvazione del progetto, lo Stato non fa partire il ponte, Eurolink può chiedere le penali.
Il termine scade il 2 novembre 2012. Monti blocca tutto con un decreto. A Impregilo e soci andranno solo i costi di progettazione più il 10%. Salini è infuriato.
La mattina del 2 novembre cerca disperatamente un’informazione.
Salini (S): Ti devo chiedere una cosa. Il decreto del consiglio dei ministri deve essere controfirmato dal Presidente della Repubblica però un tempo fisico c’è… un giorno passa, se lo terrà anche più giorni! (…) allora per entrare in vigore la legge – al di là del fatto che io poi la impugno – comunque deve essere pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il giorno dopo che entra in vigore no… quindi già se non hanno pubblicato oggi… già sono fottuti perchè il giorno dopo non ci sta… se la pubblicano sabato, io sabato faccio comunque la lettera e li ho fottuti.
Votino (V):Qual è il decreto, scusami, è quello lì ultimo, che mi informo?
S : Te l’ho dato ieri sera, hanno fatto ieri sera un decreto che è quello di proroga del Ponte di Messina. Non gli dire niente della Gazzetta Ufficiale per carità se no lui si mette in agitazione.
V: Ma no, capirai chi vuoi che riconduca la mia domanda a te. Cioè proprio sarebbe una cosa generica per sapere se è sul tavolo di Napolitano e quando firma ci interessa sapere?
S: No quello non mi interessa. Basta che non ha firmato. Basta che non l’ha fatto oggi per me è già sufficiente perchè domani è sabato no (…)
V: Quindi tu…a lunedì secondo te per fotterli, scusa la volgarit�
S: E certo! No ma io gliela faccio sabato. Glielo faccio sabato lo scherzetto…. domani
La portavoce di Maroni chiama subito l’ignaro capo di gabinetto del ministro dell’Interno, Giuseppe Procaccini, che lavorava al suo fianco quando Maroni era ministro.
Procaccini promette di informarsi. Tutto è inutile: il decreto entra in vigore subito.
Il recesso di Impregilo, presentato il 10 novembre, ora è in salita.
Un mese dopo però alla Camera c’è il secondo tempo: il decreto deve essere convertito in legge e la Lega viene richiamata al fianco dei costruttori romani del ponte tra Sicilia e Calabria grazie alla campana Votino. Luisa Todini (ex europarlamentare FI e allora consigliere Rai, nonchè presidente della società Todini, gruppo Salini-Impregilo) chiede con un sms all’amica Isabella di contattare Manuela Dal Lago (69 anni, ex presidente della provincia di Vicenza e allora parlamentare leghista, ndr) perchè “è la presidente della commissione Attività produttive sotto cui passa la valutazione dell’articolo 34 del Cresci-Italia e con cui voglio Ponte e soprattutto la penale. Come posso sapere la sua posizione? Baci”.
Salini detta al telefono la linea a Isabella (“bisogna a tutti i costi fermare questa operazione assurda di legiferazione che invade il campo contrattuale, neanche i bolscevichi”).
Il 10 dicembre 2012 c’è una girandola di telefonate.
Dal Lago si sente chiedere da Votino: “Vorrei sapere qual è la nostra posizione sul Ponte di Messina”.
La leghista della prima ora parte in quarta: “Noi siamo sempre stati contrari al Ponte”. Votino le spiega come va il mondo nella Lega di Maroni: “Non è la questione del ponte ma il punto è un altro: la penale. Che praticamente quelli lì che in qualche modo si erano… in qualche modo rischiano di perdere un sacco di soldi”.
Dal Lago trasecola: “Come tanti, scusa? Noi abbiamo fatto… o… aspetta un momento, ti passo Silvia ”.
Luisa Todini tuona con l’amica Isabella: “Neanche nel Burundi”. E lei come un soldatino: “Sì ma adesso ho parlato con la Dal Lago e lei mi ha fatto parlare con un funzionario. Allora ti dico deve dare il parere la commissione presieduta da Mario Valducci (Pdl, ndr). Mario mi ha detto: ‘Io poi ho presentato l’emendamento per abolire questo articolo’”.
Poi Isa richiama Luisa: “Ho parlato con Manuela Dal Lago e lei ha verificato. Mi ha detto che il nostro emendamento assolutamente non cancella le penali (…) lei mi ha detto guarda nel caso tu fammi sapere perchè io intanto verifico qual è l’andazzo generale dopodichè ci si può mettere d’accordo magari con Valducci. Perchè io come presidente non credo di poterlo presentare. Però magari di farlo presentare a qualcuno un emendamento che sopprime eventualmente che cancella la cancellazione delle penali”.
Luisa Todini è felice: “Adesso faccio mandare tutto quello che avevano preparato i legali a Milano”.
E Votino: “Ok va bene se hai qualcosa mandalo. Bacio”.
L’11 dicembre Votino chiama Dal Lago per conoscere l’iter del decreto: alla fine Monti mette la fiducia e Impregilo resta a bocca asciutta.
“Salini Impregilo —precisa ora la società — è interessata a mettere la propria esperienza al servizio del Paese per la realizzazione del ponte, e non ad incassare la penale. Quando la Salini acquisì Impregilo nel prezzo era compreso anche il valore del contratto del ponte, successivamente cancellato con una ingiusta legge dello Stato fatta per annullare la clausola contrattuale che prevedeva il pagamento di una penale. È interesse di tutti che in Italia vengano rispettati accordi e contratti”.
Al Fatto risulta che Matteo Renzi e Pietro Salini si stiano parlando riservatamente per riaprire la partita. E la Lega? Matteo Salvini a settembre ha servito così la palla ai meridionali: “Lasciamo decidere a siciliani e calabresi con un referendum”.
Marco Lillo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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