IL DELIRIO.“MI BACIANO IL CULO, MUOIONO DALLA VOGLIA DI FARE UN ACCORDO”: TRUMP, ALLA CENA DI GALA DEL NATIONAL REPUBLICAN CONGRESSIONAL COMMITTEE, FA IL BULLO E IRRIDE I PAESI CHE CERCANO UNA TRATTATIVA DOPO L’ENTRATA IN VIGORE DEI DAZI
IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO ATTACCA I RIBELLI REPUBBLICANI: “LASCIATE CHE VE LO DICA, VOI NON NEGOZIATE COME NEGOZIO IO. SO COSA STO FACENDO. È IL NOSTRO TURNO DI FREGARLI!” … MATTEO RENZI: “I SOVRANISTI NOSTRANI FINISCONO NELL’ELENCO DEI.. BACIATORI. PRIMA O POI SI CAPIRÀ CHE MELONI E SALVINI NON SONO PATRIOTI MA SUDDITI”
È il D-Day, il giorno dei dazi. Alla mezzanotte (americana) di mercoledì 9 aprile, le tariffe preannunciate da Donald Trump sono ufficialmente entrate in vigore. Dal 20% sull’export dall’Unione europea fino all’esorbitante 104% imposto alla Cina in tre tranche, una vera e propria escalation del conflitto commerciale tra le due principali superpotenze economiche al mondo. La porta dello Studio Ovale, lo ha già detto più volte il tycoon, è sempre aperta. Ma a una condizione: i Paesi che vogliono trattare sulla questione delle «tariffe reciproche», devono essere pronti a offrire qualcosa di valore alla Casa Bianca. Qualcosa «di creativo» che, avrebbe specificato lo stesso Trump durante una cena di raccolta fondi per il Partito repubblicano, non deve per forza riguardare il commercio.
Washington si sente in una posizione di forza e fa la voce grossa. Dalla poltrona di Trump, gli altri Paesi si stanno preparando – e alcuni, come Israele, hanno già iniziato – ha fare a gara per volare negli Stati Uniti e scendere a compromessi con il tycoon: «Ci chiamano, mi baciano il culo, stanno morendo dal desiderio di fare un accordo». Mentre le borse si preparano a un altro tuffo nel profondo rosso, il presidente americano appare tranquillo: «So quel che diavolo sto facendo». E si concede anche
di dileggiare i leader stranieri in arrivo alla Casa Bianca, facendone una sorta di imitazione: «Per favore, per favore signore, fai un accordo. Farò qualunque cosa signore».
Una rivendicazione di dominio economico che non nasconde la profonda soddisfazione di chi, dopo anni di presunti soprusi, finalmente serve la sua vendetta come un piatto gelido: «Molti Paesi ci hanno fregato a destra e sinistra. Adesso è il nostro turno di fregarli, e così renderemo il nostro Paese più forte».
(da La Repubblica)
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