IL DILEMMA DI BERLUSCONI: “DEVO SALVARE L’INTESA SENZA SPACCARE IL PARTITO”
CHIEDERA’ L’APPARENTAMENTO PER IL BALLOTTAGGIO…OGGI IL VERTICE DEL PARTITO
«Non voglio passare per perdente, ma non posso dire no a Renzi».
Il dilemma di Silvio Berlusconi non prevede vie d’uscita. Tutto o niente, pace o guerra. «Dobbiamo tenere in piedi il patto del Nazareno, senza spaccare il partito ».
È la via stretta che il Cavaliere è chiamato a percorrere oggi, dopo ventiquattr’ore spese ad Arcore in compagnia della famiglia e dei vertici aziendali: «Tu, noi – è il martellante suggerimento – non possiamo rompere con il governo ».
Placare il caos interno diventa allora l’obiettivo del vertice ristretto convocato a Roma, per preparare l’ufficio di Presidenza delle 17.
Ci sarà di certo Raffaele Fitto, poi si aggregheranno gli altri big di Forza Italia. Sul tavolo l’ex premier è pronto a mettere anche una correzione capace di far digerire ai malpancisti azzurri l’odiato premio di lista: l’apparentamento al ballottaggio.
La strada verso il sì è ancora minata. E per tutto il pomeriggio di ieri è sembrata davvero in salita. Berlusconi, prigioniero di mille dubbi, ha tentato di mettere assieme i cocci: «Potrei dire che il patto regge, ma che Renzi non deve mortificare Forza Italia e che le modifiche vanno bene solo se concordate».
E il contestatissimo premio di lista? «Quello – ricorda Giovanni Toti – non è stato concordato»
Poi però è sceso in campo Denis Verdini: «Presidente, Matteo è pronto a concederti al massimo ventiquattro ore. Sta a te scegliere. Vuoi diventare irrilevante?».
Di più l’ex coordinatore del Pdl non riesce a dire, mentre implora il Capo di non dare retta ai cattivi consiglieri. «Ricordi in che condizioni eri dieci mesi fa, vero? ».
L’ex premier lo ricorda bene, eppure tentenna. «Se cedo adesso, dovrò cedere sempre. Mi tratteranno da perdente». La tenaglia comunque si stringe.
La primogenita Marina, Gianni Letta e Fedele Confalonieri lo pregano di non mandare a monte il patto del Nazareno, rammentano al Fondatore gli interessi di Mediaset e tutti i rischi di una riforma del sistema radiotelevisivo portata avanti da un governo ostile.
E così, a sera, perde slancio la corte di Arcore guidata da Maria Stella Gelmini. E arranca pure Renato Brunetta, che in trance agonistica intasa il centralino di villa San Martino: «Matteo bluffa, non farti ingannare»
Blindato in Brianza, Berlusconi esamina mille ipotesi. «È una partita da 1 X 2…», scherza un tifoso del Nazareno come Ignazio Abrignani.
Eppure il Cavaliere sa che non può permettersi lo strappo, al massimo un doppio salto carpiato per non scontentare troppo la “resistenza” interna.
«E se chiedessimo un nuovo incontro a Renzi?». Importante, anzi fondamentale è tenere unito un movimento senza timoniere. «Guarda che a Palazzo Chigi basta poter contare sulla metà dei nostri senatori per riuscire a compensare i dubbi della sua minoranza », lo tranquillizza pragmaticamente Verdini
Resta la grana interna più preoccupante. Si chiama Raffaele Fitto e guida un terzo dei gruppi parlamentari.
Per blandirlo, l’ex premier ha mandato domenica scorsa la fidata senatrice Maria Rosaria Rossi a una convention del big pugliese. E per questo lo riceverà oggi a Palazzo Grazioli, dopo un lunghissimo gelo.
L’hanno preallertato, attende solo una telefonata per fissare l’orario. È pronto ad incassare il primo dividendo politico dopo mesi di guerriglia interna. Con un’idea fissa, consegnata ai suoi uomini: «Sono disposto a ragionare di ogni aspetto della legge elettorale, ma il Presidente deve allargare il discorso anche al partito. Deve lanciare segnali sulla democrazia interna».
Dopo il summit di oggi, al Cavaliere toccherà affrontare anche i gruppi parlamentari. Lì i numeri sono decisamente meno solidi, per questo occorre il consenso della corrente fittiana. E per la stessa ragione l’ex premier chiederà ai suoi parlamentari di tenere a mente l’imminente avvicendamento al Colle.
Non sono concessi strappi, anche per non inverare la previsione di Verdini: «Possiamo anche far saltare tutto, così al Quirinale ci ritroviamo Prodi. Poi però non venite a lamentarvi con me!».
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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