IL DISCORSO DEL PRESIDENTE TUNISINO KAIS SAIED: “ELIMINIANO LE CAUSE CHE SPONGONO LE PERSONE SUI BARCONI”
PER CAPIRE E RISOLVERE I PROBLEMI BISOGNA STUDIARLI E SAPER ASCOLTARE, NON COME CERTI CAZZARI CHE PENSANO A TAGLIARE I FONDI A UN PAESE AMICO DOPO AVER FINANZIATO I CRIMINALI LIBICI
Le parole di Kais Saied durante la sua visita, domenica 2 agosto, alle due città costiere di Sfax e Mahdia.
“Durante le nostre discussioni con diversi funzionari europei sul tema dell’emigrazione irregolare, l’approccio da adottare è stato chiaro. Piuttosto che stanziare più fondi per migliorare solo le capacità materiali e le risorse umane delle guardie costiere, dovremmo pensare a eliminare alla radice le cause che spingono le persone a gettarsi in mare. A questo proposito, la parte europea, e soprattutto i funzionari italiani, si sono dimostrati comprensivi.
È tempo di riflettere sulle vere ragioni che hanno portato a questa emigrazione. Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto, è direttamente legata all’iniqua distribuzione della ricchezza e delle risorse a livello nazionale, ma anche internazionale per quanto riguarda la divisione globale del lavoro.
Molti ricordano ancora come i tunisini emigrarono regolarmente verso l’Europa nel secondo dopoguerra, come manodopera a basso costo, per aiutare a ricostruire le città europee allora completamente distrutte. All’inizio non ebbero difficoltà ad andare in alcuni di questi Paesi europei, in particolare la Francia.
Poi, poco a poco, si cominciarono a imporre restrizioni attraverso i visti, e le procedure per il permesso di soggiorno nell’area europea furono inasprite. All’inizio degli anni Duemila, si iniziò ad applicare la cosiddetta politica dell’immigrazione selettiva. Si accettavano solo coloro che si volevano accettare, soprattutto i talenti tunisini di cui si aveva bisogno.
Ricordiamo ancora l’ondata migratoria che ebbe luogo dopo il 14 gennaio 2011. In pochi giorni, più di 25.000 persone immigrarono in Italia. Non fu un caso. Oggi l’immigrazione irregolare o clandestina è stata creata da alcuni per motivi politici. E ne hanno la piena responsabilità .
Ho parlato con alcune persone che hanno tentato di immigrare in Italia ma non ci sono riuscite perchè la loro partenza da Sfax è stata intercettata. C’è chi ha incoraggiato queste persone a credere che il processo elettorale sia stato inutile e non abbia portato al raggiungimento degli obiettivi del popolo tunisino, sapendo che non ci è ancora stata data la possibilità di realizzare i molteplici progetti che sono stati preparati. Questi progetti sono rimasti bloccati per motivi politici.
Ci sono stati degli sforzi; sia per offrire opportunità di lavoro, opportunità che preservino la dignità del cittadino, sia per garantire il rispetto dei diritti umani naturali. Citerò, tra gli altri, la città medica aglabide di Kairouan, il treno ad alta velocità che collegherà il Paese da un lato all’altro, da Bizerte a Ben Guerdane, così come i progetti che si porteranno a termine a Sidi Bouzid.
È chiaro che alcune persone stanno cercando con tutti i mezzi di condurre l’esperienza tunisina al fallimento. Poi, in una posizione secondaria, ci sono le persone comuni. E voi conoscete quelli che stanno dietro la deportazione di queste persone.
Vorrei ringraziare le forze di sicurezza per gli sforzi che hanno compiuto. Ci sono quelli che hanno fatto affari a costo della vita dei tunisini.
Invece di affrontare le ragioni che hanno portato all’aggravarsi della situazione dei giovani tunisini, spingendoli a emigrare, l’approccio tradizionale si concentra ancora solo sul controllo delle frontiere e sulla caccia ai contrabbandieri.
Ci sono vittime, vittime della miseria e della povertà , che peggiorano di giorno in giorno, ma anche vittime della miseria politica che strumentalizza loro e la loro situazione.
Sono venuto qui oggi per dimostrare che lo Stato tunisino è presente e che le manovre che si stanno organizzando sono più che evidenti, soprattutto attraverso gli slogan ripetuti da alcuni di coloro che hanno raggiunto le coste italiane.
Detto questo, l’approccio incentrato sulla sicurezza non è nè il migliore nè sufficiente per sradicare l’immigrazione irregolare. L’ho già detto e lo dirò ancora oggi.
Vorrei ricordare che in un certo momento la migrazione era considerata normale. E c’erano soprattutto europei che immigravano dal nord verso i paesi del sud. Alcuni di loro sono ancora qui, in Tunisia, e sono tra i migliori nei loro rispettivi settori, che si tratti di artigianato, di manifatture, di costruzione o altro.
Negli ultimi anni, è arrivata la “Stagione delle migrazioni verso il Nord” (il nome si riferisce al famoso romanzo dello scrittore sudanese Tayeb Salih), che è stato il risultato, come ho detto, della divisione globale del lavoro, ma anche di fattori interni.
Gli uomini e le donne tunisine vogliono vivere con la loro dignità preservata non in questo stato di decomposizione voluto da coloro che cercano di infiltrarsi nelle istituzioni dello Stato.
Come ho detto, non si tratta solo della Guardia Costiera, o dell’inseguimento di quelle “barche della morte”, ma piuttosto di coloro che commerciano con la vita delle persone mettendole su queste barche. La vita umana è priva di valore dal loro punto di vista. Poco tempo fa, ho ispezionato una barca con una capacità originale di non più di 3 o 4 persone, ma mi hanno detto che potrebbe portare anche 20 persone quando è “al completo”. Persone disposte ad affrontare il viaggio, pur sapendo che all’estero saranno sfruttate e potranno lavorare solo nel mercato nero.
Chi si trova all’estero deve capire che gli approcci basati sulla sicurezza non sono sufficienti. Bisogna cercare le cause alla radice di tutta questa miseria e di queste barche della morte. La crescita asimmetrica e l’aumento della povertà non possono essere affrontate solo con un trattamento basato sulla sicurezza.
Tali approcci sono stati adottati in passato e si sono dimostrati incapaci di portare a un cambiamento di questa situazione. Abbiamo bisogno di un approccio diverso.
Queste persone hanno il diritto di vivere nel loro Paese d’origine in modo dignitoso, con il diritto alla vita garantito. Il mondo intero deve sapere che questa situazione precaria e questa povertà che i giovani stanno affrontando non può continuare.
Noi comprendiamo gli aspetti di sicurezza di questo fenomeno, ma anche i suoi aspetti economici e sociali.
Un’economia basata sul ruolo fondamentale dello Stato che offre opportunità di lavoro per raggiungere la dignità nazionale. Chi chiama i giovani a lasciare la Tunisia, e li fa ricorrere all’illusione e alla morte, è il vero criminale, non chi è stato ingannato da loro.
Ancora una volta, vi ringrazio per i vostri sforzi, e vi chiedo di raddoppiarli per rispondere alle richieste del popolo tunisino e per ridurre questo fenomeno, che non nasconde a nessuno le sue cause.
(da agenzie)
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