IL FANTASMA DELLA SANTANCHE’ SULLA SCONFITTA DI LETIZIA
MALUMORI E RABBIA PER LA LINEA “CATTIVA”: “ABBIAMO PARLATO TROPPO PER SLOGAN”…. LA MORATTI CERCHERA’ DI SMARCARSI DAI CATTIVI CONSIGLIERI, MA ORMAI FORSE E’ TROPPO TARDI
Alla fine Letizia Moratti ha tirato fuori le unghie.
L’ha fatto a a mezzanotte meno dodici minuti, quando dopo una giornata passata chiusa in casa è andata alla sede del suo comitato elettorale, in via Romagnosi, per commentare il disastroso risultato.
E nel commentarlo, appunto, ha tirato fuori le unghie: ma non come le avevano consigliato il Giornale e la Santanchè.
Le unghie le ha tirate fuori non per graffiare Pisapia e il centrosinistra, ma per colpire Berlusconi e Bossi, cui ha attribuito la reponsabilità della sconfitta. Naturalmente lei smentirà e dirà che questa è una malevola interpretazione.
Ma per chi l’ha sentita non c’era molto da interpretare.
La Moratti ha parlato pochi minuti, meno di cinque, ma è riuscita a ripetere un’infinità di volte che il centrodestra deve aprire «una fase nuova» e che i moderati milanesi «non si sono sentiti tutti rappresentati»; che il voto di ieri è stato «un segnale politico che dobbiamo saper cogliere».
Non ha attaccato la stampa ostile, e i magistrati men che meno; non ha dato dell’estremista a Pisapia, anzi si è congratulata con la sinistra per l’ottimo risultato; non ha insomma cercato una causa «esterna» al mezzo (per ora è solo mezzo) tracollo elettorale.
È stata fin troppo chiara nel ripetere più volte che, se i milanesi hanno votato così, la colpa è del centrodestra.
Ed è stata fin troppo chiara anche nel far capire che questa colpa sta nell’estremizzazione, nella radicalizzazione dello scontro voluta e imposta dai falchi del Pdl; sta nelle divisioni della coalizione, cioè nelle liti più o meno conclamate tra Pdl e Lega; sta infine nella politicizzazione di queste amministrative.
«Abbiamo parlato troppo per slogan», ha detto la Moratti; e ancora: «Si è parlato troppo poco dei programmi per la città e di che cosa ha fatto la giunta in questi cinque anni».
E chi ha voluto questa politicizzazione?
Chi ha trasformato l’elezione del sindaco di Milano in un referendum pro o contro il capo del governo?
I falchi del partito ieri sera dicevano ancora che è stato il fronte anti-berlusconiano il primo ad alzare il livello dello scontro e a dare un valore politico al voto amministrativo; ma lei no, la Moratti ha detto che è il centrodestra che «deve fare una profonda riflessione» e che deve aprire «da domani una nuova fase politica», in grado «di riaggregare tutte le forze moderate».
Letizia Moratti alla mezzanotte di ieri è parsa come una donna che non ha più niente da perdere e che quindi non ha più alcun timore nel tornare a essere se stessa.
Fino a sabato ha dovuto recitare una parte non sua, tirando fuori dossier per screditare l’avversario, ricorrendo all’archeologia giudiziaria, cantando e ballando sul palco, infine parlando a un comizio leghista con i toni di un Borghezio.
Tutto questo ha fatto il sindaco di Milano nei giorni scorsi, interpretando un personaggio che non le appartiene.
Le hanno detto evidentemente di fare così, e di sicuro non gliel’hanno detto quelli del suo staff, ieri furibondi con la linea Giornale-Santanchè.
Gliel’hanno detto i falchi del Pdl e in buona sostanza quella era la linea dello stesso Berlusconi, il quale è sceso in campo in prima persona impostando la campagna elettorale sul «pericolo comunista», sui magistrati che sono un cancro, su quelli di sinistra che non si lavano.
Una strada che Letizia Moratti ha percorso obtorto collo perchè le hanno fatto credere che fosse l’unica percorribile per vincere.
Ma ora che s’è visto che, al contrario, certe sparate hanno stancato e spaventato tanti moderati – non è casuale il flop dell’ultrà Lassini, quello dei manifesti «Via le Br dalle Procure» – la Moratti ha deciso di svoltare.
E non l’ha fatto perchè s’illuda di convincere Berlusconi ad abbassare i toni e a «riaggregare» tutte le forze moderate, cioè Casini e Fini.
Letizia Moratti è una donna troppo intelligente per non capire che in due settimane è impossibile trovare una «nuova politica» in grado di far cambiare idea ai milanesi.
Ed è troppo intelligente anche per non capire che, dopo le sue parole di ieri sera, sarà ancor meno amata dai leghisti.
Michele Brambilla
(da “La Stampa“)
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