IL GELO TRA FRATELLI D’ITALIA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI)
LA PIU’ GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E’ PIU’ CHE IRRITATA PER L’AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE
Scende il sipario sull’idillio tra Giorgia Meloni e Coldiretti? La minaccia del “dazista” Trump ai prodotti esportati dalla “Europa parassita” negli Stati Uniti, attesi per il 2 aprile, con una Meloni sempre più indecisa tra la postura da cheerleader di “King Donald” e la decisione dell’Unione di far fronte comune alle trumpate, sta avvelenando i rapporti tra Fratelli d’Italia e la più grande organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo (1,6 milioni di associati), guidata dal presidente Ettore Prandini e dal segretario generale Vincenzo Gesmundo.
Una “diversità di vedute” avvenuta senza clamori, ma politicamente significativa, dal momento che la Coldiretti ha sostenuto strenuamente, grazie al suo bacino di voti, la cavalcata meloniana verso il primo piano di Palazzo Chigi, per ritrovarsi cornuta e mazziata, qualora i dazi minacciati dall”’amico americano” della Meloni diventassero dura realtà. (Va ricordato che la prima uscita pubblica di Giorgia premier fu al convegno milanese di Coldiretti).
L’idillio di ieri si è incrinato quando la cuccagna agroalimentare italiana, una volta applicato il dazismo trumpiano, rischia seriamente di mandare a gambe all’aria i conti di tante aziende.
I prodotti agroalimentari più esportati negli Stati Uniti sono infatti: olio di oliva, pasta, formaggi, vino, salse, prosciutto, insaccati, cioccolata.
Nel 2023, il comparto ha raggiunto un valore di esportazioni pari a 64 miliardi di euro, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente. Nel primo quadrimestre del 2024 le esportazioni italiane di vino e alimentari negli USA sono cresciute del 18% rispetto allo stesso periodo del 2023.
In un’intervista rilasciata a ”La Stampa” (vedi il pezzo a seguire), il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha fatto trapelare tutta l’angoscia dei suoi associati sui danni che la guerra commerciale di Trump può causare alle aziende agroalimentari italiane e il suo scetticismo sulla posizione “soft”, al limite della paraculaggine, assunta da Meloni nei confronti delle mattane compulsive del Caligola della Casa Bianca (la mattina tuitta un dazio per poi smentirlo nel pomeriggio
A dare man forte a Prandini-Gesmundo è arrivato il ministro della Sovranità
Alimentare, Francesco Lollobrigida, da sempre caro alla Coldiretti, ma che, nel frattempo, non è più il “Cognato d’Italia” dopo la brusca separazione da Arianna Meloni.
Una volta ”espulso” dalla Fiamma Magica meloniana, “Lollo” usa toni molto distanti da quelli della premier nel parlare dei dazi trumpiani: “Sono culturalmente inaccettabili. Illogici, se vengono applicati tra alleati che dovrebbero invece crescere insieme. Le parole del Capo dello Stato sono pienamente condivisibili”. E aggiunge, per la gioia di Giorgia: “I dazi mettono a rischio l’alleanza con gli Usa. Può trattare solo l’Europa”.
In questo scontro, a favore della Trump immaginaria de’ noantri, è arrivato “Il Foglio”, che ha rifilato una bordata a Coldiretti, parlando di un conflitto d’interessi: per la “Strategia Nazionale 2030” il ministero dell’Ambiente ha nominato come presidente dell’organo istituzionale un rappresentante dell’associazione degli agricoltori, che siede al tavolo come “parte interessata”.
Una stilettata per pochi intimi, ma dal chiaro significato, perché arriva all’indomani di rumors di incontri milanesi di Coldiretti con rappresentanti di Forza Italia…
(da Dagoreport)
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