IL GIORNALISMO BARBARICO DEL “VALE TUTTO”: SCOOP REDAZIONALE O RICATTATORI AL SERVIZIO DI UN PADRONE?
I PARERI DI LUCIA ANNUNZIATA, ENRICO MENTANA, PINO CORRIAS, MICHELLE PADOVANI, PIERO OTTONE, MIGUEL MORA, CURZIO MALTESE SUL KILLERAGGIO MEDIATICO ALLA BELPIETRO… PROPAGARE NOTIZIE SENZA ALCUNA VERIFICA E POI RIFIUTARSI DI INDICARE LA FONTE DEL PRESUNTO SCOOP O NOTIZIA TAROCCO
Le novità nell’atteggiamento di Maurizio Belpietro, autore dell’ultimo “scoop” sul presidente della Camera Gianfranco Fini, sono due: ammette che la notizia del presunto auto-attentato che dà potrebbe essere falsa e rivendica il diritto di pubblicarla comunque.
Un’accelerazione rispetto al neo direttore editoriale di Libero Vittorio Feltri, che per riconoscere sul Giornale la bufala del caso Boffo da lui montato ci mise tre mesi (e ancora sconta la sospensione decisa dall’ordine dei giornalisti).
Belpietro scrive che, secondo una fonte mai conosciuta prima ma “che non mi è sembrato un matto”, era in preparazione un finto agguato contro Fini per poi far ricadere la colpa su Berlusconi.
“Ha ragione Belpietro, le notizie vanno date. Se le catastrofi del 2012 poi si verificassero io prenderei un bel buco a non annunciarle”, ironizza Pino Corrias, giornalista e dirigente di Rai Cinema.
Poi si fa serio: “Questo è un esempio di giornalismo barbarico, senza regole nè perimetro”.
L’operazione, spiega Corrias, è chiara: “Bisogna delineare un contesto lugubre in cui Fini si muove tra prostitute, case trafugate e personaggi dal passato losco. Il messaggio è che sono tutti uguali, quindi tanto vale tenersi Berlusconi”.
Se si abbattono le regole allora “anche io posso raccontare qualsiasi cosa, per esempio che Belpietro sta per sposarsi con un muratore tunisino. Me l’ha detto una fonte certa, e non potevo certo farmi scippare lo scoop da Chi”.
Se fosse vero. Ammettendo invece che la notizia ci sia davvero, l’unica prova resta comunque la parola di Maurizio Belpietro. “Se le tre inchieste della magistratura stabilissero che in Puglia si stava preparando qualcosa di serio, Belpietro avrebbe fatto bene a dare la notizia”, sostiene il direttore del Tg La7 Enrico Mentana.
Tutto dipende quindi dall’autorevolezza della fonte.
“Il problema è che non so chi sia questa persona — spiega Mentana — ma se un giornalista esperto la reputa credibile è normale che pubblichi l’articolo, anche senza ulteriori riscontri. D’altronde cosa poteva fare, chiamare l’attentatore?”.
Tutti i giornali ora parlano della escort, che giura di essere “nipote di un camerata di partito”, che Fini avrebbe comprato per duemila euro a notte, e di 200mila euro promessi a due criminali per ferire lievemente il leader di Fli lasciandosi dietro l’ombra del Cavaliere.
Un accostamento, quello tra le due vicende, che secondo Mentana “contamina già in partenza la percezione dell’articolo, rendendo quasi obbligatorie reazione negative. Ma se fosse un bluff, il primo a perderci sarebbe proprio Belpietro, visto che lui stesso è stato bersaglio di un controverso attentato. O il direttore ha ragione, o si è appena lanciato un doppio boomerang”.
E proprio nel precedente di Belpietro, suggerisce l’editorialista di Repubblica Curzio Maltese, si celerebbe una perversione psicologica (poco originale) del direttore di Libero: “Hitler, com’è noto, ha fatto suicidare la nipote con cui aveva rapporti sessuali. E, guarda caso, accusava i suoi nemici proprio di andare a letto con ragazzine o con parenti. Belpietro ora scrive di un falso attentato e di una escort: quest’ultima professione è diventata politicamente celebre grazie a Berlusconi, e sugli attentati fasulli il caposcorta di Belpietro potrebbe tenere lezioni. Perchè il direttore non indaga sul tizio che avrebbe sparato sulle scale di casa sua e che poi, neanche fosse un caccia americano a prova di radar, è svanito nel nulla?”.
Il complotto. “Girano strane storie…”: ecco come, l’altroieri, cominciava la ricostruzione di Libero.
E, almeno su questo aspetto, è d’accordissimo la conduttrice di In mezz’ora, Lucia Annunziata: “La vicenda è troppo strana per essere stata completamente inventata, va oltre ogni limite. Penso che dietro ci sia un gioco oscuro”.
Secondo l’ex presidente della Rai “gira un’intercettazione, o un video, in cui un camorrista immagina di attaccare Fini per compiacere Berlusconi. Penso che da qualche parte ci sia un documento che ha aperto una nuova serie di ricatti. E credo che Belpietro abbia costruito questa storia solo per smontare preventivamente quella vera che potrebbe presto uscire. Però ha esagerato, segno che il gruppo di fuoco della macchina del fango è in grande difficoltà ”.
La deriva. Vera o falsa, una notizia data così suscita comunque qualche perplessità in chi ha la giusta memoria storica della professione per cercare analogie.
L’ex direttore del Corriere della Sera e del Secolo XIX Piero Ottone, ammette che “non ricordo precedenti simili nella mia lunga carriera da giornalista. Sul caso specifico non ho niente da dire, mi dispiaccio invece che in Italia il giornalismo abbia preso proprio una brutta piega”.
Nessuna condanna invece da un altro ex direttore del Corriere, Paolo Mieli: “Io faccio un altro mestiere, ha domande editoriali da farmi?”.
Il presidente della Federazione nazionale della Stampa, il sindacato dei giornalisti, Roberto Natale, è più esplicito: “Dare dignità di notizia a chiacchiere non verificate significa eliminare il compito del giornalista”.
I corrispondenti esteri hanno gioco facile a denunciare la pochezza del giornalismo italico: per Miguel Mora di El Paìs “in Spagna una notizia come questa non sarebbe mai stata pubblicata, in caso contrario l’autore sarebbe poi finito sotto inchiesta. Se le fonti sono anonime, senza riscontri o rumors semplicemente non è giornalismo”.
Non è più benevola la corrispondente francese Marcelle Padovani: “Queste persone non fanno il nostro mestiere. Sono ricattatori al servizio di un padrone: niente a che fare con il giornalismo”.
Beatrice Borromeo
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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