IL GOVERNATORE FDI DELLE MARCHE ACQUAROLI NEL MIRINO DELLA LEGA
IN AUTUNNO SI VOTA E NEL CENTRODESTRA VOLANO GLI STRACCI
La bordata, almeno a quanto dicono, non resterà impunita. Ma intanto va
registrata l’escalation che dice del clima: volano gli stracci nel centrodestra e la pugna adesso si fa cattiva. Chiedere per conferma al presidente meloniano della regione Marche Francesco Acquaroli che nel weekend è stato preso sportellate dal consigliori di Matteo Salvini, Armando Siri, e ora si vede minacciato pure nel suo partito.
“Acquaroli è bravissimo” ha premesso Siri, “ma non lo conosce nessuno”. Salvo poi aggiungere veleno, sostenendo che non c’è paragone in termini di visibilità tra Acquaroli e Matteo Ricci, già sindaco di Pesaro oggi europarlamentare a cui il Pd ha chiesto di essere il candidato governatore.
Va da sé che la bordata di Siri ha fatto rumore anche perché, da capo della scuola di formazione del fu Carroccio oltre super consulente di Matteo Salvini, c’è da credere che abbia parlato con un preciso mandato. E che insomma quelle parole brutali non siano esattamente farina del suo sacco, ma piuttosto di quello del Capitano da tempo lanciato nel controcanto a Giorgia Meloni. A
nche a costo di regalare micce al Pd che gongola: dopo l’intemerata di Siri, il partito di Elly Schlein ha lanciato un meme sui social giocando sul cognome del sottosegretario che è pure quello dell’assistente vocale degli smartphone. “Ehi Siri, dov’è Acquaroli?” e via ironizzando con l’immagine della risposta del Siri tecnologico: “Mi spiace, non ho trovato nessuno”.
Ora non è chiaro se Giorgia Meloni si sia messa al telefono per rampognare Salvini né se qualche altro pezzo grosso di FdI abbia fatto giungere agli alleati formale e vibrante protesta per le parole di Siri. Che d’altra parte, non risulta, abbia fatto ammenda.
Il problema è che Siri non attacca a caso, anzi il messaggio ai meloniani è chiaro: non pensate che la ricandidatura di Acquaroli sia scontata, alle Regionali d’autunno.
La Lega nel fine settimana sarà tutta ad Ancona e anche questo non è un caso. Indebolire Acquaroli significa inserirsi in una spaccatura che in Fratelli d’Italia scorre carsica, perché se il giro di Francesco Lollobrigida è fiero sostenitore di Acquaroli c’è un pezzo di partito che spinge Guido Castelli, senatore e commissario al post-sisma ben visto da Giovanni Donzelli.
Acquaroli deve allora difendersi da rivali esterni e interni, per questo graffia: “Solo qualche giorno fa ero dovuto intervenire per smentire una voce che mi accostava al ministero del Turismo (ora, ndr) devo intervenire per chiarire un altro aspetto che mi riguarda e cioè che io non sia un personaggio conosciuto alla ribalta nazionale”, è stata la premessa prima di passare all’affondo. Ossia che Siri gli fa un baffo, ma è stato “inopportuno” perché ha prestato il fianco alle strumentalizzazioni del Pd. Il paragone con Ricci, poi. “A me non interessano le ripetute ‘comparsate’, che tolgono tempo e spazio al lavoro
concreto a favore dei marchigiani”. E uno. “Non ho necessità di raggiungere alcuna ribalta televisiva per accreditarmi”. E due. Per finire – e tre! – la pizzicata a uso interno casomai qualcuno ambisse a essere candidato al suo posto. “Non ho esigenze particolari all’interno del partito, considerato che siedo nell’esecutivo nazionale e che il mio percorso politico è stato sempre lineare da quasi 25 anni”.
(da ilfattoquotidiano.it)
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