IL GOVERNO EGIZIANO SPIA L’AMBASCIATA ITALIANA AL CAIRO: I SERVIZI SEGRETI DI AL SISI HANNO PRESO IN AFFITTO L’APPARTAMENTO CHE SI AFFACCIA SUI LOCALI DIPLOMATICI PER CONTROLLARE GLI INGRESSI (E FORSE ANCHE LE COMUNICAZIONI)
IL MOTIVO? SAPERE CHI ENTRA PER PARLARE DEL CASO REGENI… IL CASO DEL PROFESSOR EGIZIANO ZAKARIA CHE È STATO RAPITO DAGLI 007 EGIZIANI DOPO ESSERE STATO NELL’AMBASCIATA ITALIANA PER PARLARE DELLA MORTE DEL RICERCATORE – CHE FINE ABBIA FATTO L’UOMO È UN MISTERO… GLI INVESTIGATORI E I CRONISTI ITALIANI SPIATI IN EGITTO
Un testimone che sparisce nel nulla. Il sospetto, o forse la certezza, che la nostra ambasciata al Cairo sia spiata dagli egiziani nella speranza di tenere sotto controllo le mosse della magistratura. Nell’inchiesta sui quattro presunti assassini e torturatori di Giulio Regeni è emersa, da qualche settimana, una storia che preoccupa gli investigatori.
La vicenda è quella del professor Zakaria, egiziano di mezza età, che a dicembre si presenta nella nostra ambasciata al Cairo raccontando di avere dei particolari interessanti sulla morte di Giulio Regeni. E, in particolare, sui giorni del suo sequestro.
Le sue dichiarazioni non vengono subito verbalizzate. Viene ascoltato sommariamente e gli viene dato un appuntamento nei giorni successivi. L’uomo torna a casa e, nel corso della notte, viene prelevato da alcune persone in borghese: secondo il racconto che fa la mamma nei giorni successivi alla nostra ambasciata le sembrano uomini dei servizi
Sono in abiti civili, non si presentano. Gli sequestrano il telefono e lo portano via. Della vicenda viene subito informata la procura di Roma che comincia una ricerca.
Al momento senza fortuna: il testimone sembra essere sparito nel nulla. Il fatto è cruciale, secondo i nostri inquirenti, per almeno due ragioni: la prima è capire che informazioni possa avere davvero l’uomo.
Esiste però un secondo punto. Per come sono state ricostruite le cose, è chiaro ai nostri investigatori che gli egiziani hanno saputo in tempo reale che Zakaria era entrato in ambasciata. E uscito per rientrare a casa. Tanto da andarlo a prendere poche ore dopo
C’è quindi qualcuno che tiene sotto controllo i nostri uffici in Egitto, evidentemente per controllare le mosse della magistratura che per anni ha cercato invano di notificare gli atti agli imputati.
Le spiate vanno avanti da tempo. È ormai acclarato che i servizi egiziani avessero preso in affitto un appartamento che si affaccia sul villino liberty che ospita la nostra ambasciata per controllare ingressi, e forse anche comunicazioni, durante la parte calda dell’inchiesta. È un fatto che siano stati spiati i nostri investigatori, durante le missioni al Cairo. E anche i cronisti. Tanto che per precauzione era stato vietato di utilizzare mail, messaggi, wifi nonché WhatsApp. Solo Signal.
(da agenzie)
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