IL GOVERNO MELONI BOCCIATO SUL CLIMA: ITALIA 43° NEL MONDO
COLPA DELLE CENTRALI A CARBONE E DELLA LENTEZZA SULLE RINNOVABILI…BENE DANIMARCA E REGNO UNITO, MALE STATI UNITI E CINA
Le politiche del governo italiano per far fronte alla crisi climatica sono «fortemente inadeguate» e «poco ambiziose». Il giudizio, piuttosto severo, arriva dalla classifica mondiale di performance climatica, un indice stilato ogni anno da tre associazioni: Germanwatch, Climate Action Network e New Climate Institute. Il rapporto è stato presentato a Baku, in Azerbaigian, dove è in corso la Cop29, la conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Il quadro che emerge dallo studio non fa certo sorridere l’Italia, che si piazza al 43° posto nel mondo per performance climatiche, in leggero miglioramento rispetto al 2023 (44ª posizione) ma ancora in forte calo rispetto al 2022. Se si restringe il campo ai soli Paesi dell’Unione europea, il confronto è ancora più spietato: tra i 27 paesi membri, l’Italia occupa il 20esimo posto della classifica.
Cos’è l’indice di performance climatica
L’indice di performance climatica viene misurato sulla base di quattro indicatori: il trend delle emissioni di gas a effetto serra (che pesa per il 40% del punteggio complessivo), lo sviluppo delle rinnovabili (20%), l’efficienza energetica (20%) e le politiche per il clima (20%). Il rapporto presentato alla Cop29 di Baku prende in considerazione 63 Paesi (più l’Unione europea nel suo complesso), che insieme sono responsabili per oltre il 90% delle emissioni globali. Anche quest’anno, come ormai da tradizione, le prime tre posizioni della classifica sono rimaste vuote. Un segnale piuttosto chiaro del fatto che, almeno secondo gli autori del rapporto, nessun Paese sta davvero facendo abbastanza per far fronte alla crisi climatica.
Danimarca prima della classe, balzo in avanti del Regno Unito
Al quarto posto, il più alto della classifica, c’è la Danimarca, seguita da Olanda e Regno Unito. Quest’ultimo è il Paese che ha guadagnato più posizioni rispetto allo scorso anno, passando dal 20° al 6° posto. Il merito, spiegano gli autori del report, va ricercato nella chiusura definitiva delle centrali a carbone ma anche in alcune azioni introdotte dal nuovo governo laburista di Keir Starmer, a partire dalla revoca del divieto sui progetti eolici offshore e dai massicci investimenti nel trasporto pubblico. Il «perdente dell’anno» è invece l’Argentina di Javier Milei. Il suo governo, si legge nel report, «nega l’esistenza dei cambiamenti climatici» e ha rimosso «ogni riferimento alla crisi climatica dai documenti ufficiali dello Stato», sulla falsa riga di quanto fece Donald Trump nel 2016 non appena si insediò alla Casa Bianca. Cina e Stati Uniti si trovano rispettivamente al 55° e 57° posto, mentre l’Unione europea si piazza in 17ª posizione. Chiudono la classifica i principali Paesi esportatori di combustibili fossili: Emirati Arabi Uniti (65), Arabia Saudita (66) e Iran (ultimo al 67° posto).
Il giudizio sull’Italia
L’Italia, come detto, si piazza in 43ª posizione per performance climatica. Gli autori del report contestano al governo di Giorgia Meloni la decisione di posticipare dal 2025 al 2029 la chiusura delle centrali a carbone, così come lo sviluppo ancora troppo lento delle rinnovabili. «Non esiste – si legge nel rapporto – un piano d’azione per porre fine ai sussidi ai combustibili fossili. L’ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale afferma che i sussidi ai combustibili fossili del Paese ammontano a 63 miliardi di dollari». Per quanto riguarda il confronto con gli altri Paesi Ue, l’Italia fa peggio di: Danimarca (4° posto), Paesi Bassi (5), Svezia (11), Lussemburgo (13), Estonia (14), Portogallo (15), Germania (16), Lituania (18), Spagna (19), Grecia (22), Austria (23), Francia (25), Irlanda (29), Slovenia (30), Romania (32), Malta (34), Belgio (35), Lettonia (36), Finlandia (37) e Croazia (40). Solo sei Paesi Ue fanno peggio dell’Italia: Cipro (44), Ungheria (45), Slovacchia (46), Polonia (47), Repubblica Ceca (49), Bulgaria (50).
(da agenzie)
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