IL GOVERNO SI SPACCA ANCHE SUL CASO NETANYAHU: PER CROSETTO IL MANDATO D’ARRESTO PER IL PREMIER ISRAELIANO EMESSO DALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE “È UNA SENTENZA SBAGLIATA MA VA APPLICATA. QUI VERREBBE ARRESTATO”. UNA PRESA DI POSIZIONE CHE NON È PIACIUTA A GIORGIA MELONI
QUEL PESCE LESSO DI TAJANI È PIU’ PRUDENTE: “SOSTENIAMO LA CPI, MA VALUTEREMO INSIEME AGLI ALLEATI COSA FARE”… SALVINI OVVIAMENTE STA CON IL CRIMINALE: “SE NETANYAHU VENISSE IN ITALIA SAREBBE IL BENVENUTO”
Cautela. Giorgia Meloni preferisce la prudenza di Antonio Tajani allo scatto in avanti di Guido Crosetto. Il governo italiano, è quanto trapela a fine giornata, si riconosce nelle frasi del ministro degli Esteri più che in quelle del titolare della Difesa. «Noi sosteniamo la Cpi ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico – dice Tajani -: valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda». Diversa la posizione di Crosetto, che parla di «sentenza sbagliata», mentre la Lega di pronuncia «filo-islamica».
Da Parigi, impegnato nel Business forum trilaterale, Tajani invita a non correre e ricorda che Hamas «è un’organizzazione terroristica». L’oculatezza del ministro degli Esteri non piace ai Cinquestelle, che ci vedono «la conferma del disprezzo del governo Meloni per il diritto internazionale». Di segno opposto le critiche che arrivano dalla Lega di Matteo Salvini. Il Carroccio la definisce «una sentenza assurda, politica, filo-islamica, che allontana una pace necessaria».
Ha tutto un altro sapore il ragionamento di Crosetto che, pur contestando politicamente la decisione, avverte: «Ritengo che la sentenza della Corte penale internazionale sia sbagliata», ma se Netanyahu e Gallant «venissero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale».
Il Pd, dal suo canto, ricorda che gli Stati membri dell’Unione europea sono vincolati a eseguire la sentenza della Corte. «La Cpi è un’acquisizione fondamentale della giustizia internazionale, fondata sullo Statuto di Roma – osserva il responsabile esteri del partito Peppe Provenzano -: l’Italia ha il dovere di rispettarla ma anche quello di adeguarsi alle sue decisioni».
(da La Stampa)
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