IL GRAN RITORNO DI GRILLO & DI BATTISTA, DI MAIO MESSO SOTTO TUTELA
IL GARANTE PROVA A MOTIVARE I MINISTRI, PER DIBBA PRONTO UN NUOVO RUOLO
Ha chiesto lui di vederli. L’illuminato, come ormai lo chiamano, non essendo più il capo politico, e nemmeno poi tanto il garante.
Beppe Grillo si è piazzato per due giorni a Roma, al solito hotel vista Colosseo ormai sua succursale capitolina, e ha chiesto di incontrare i ministri a 5 stelle.
Per un brindisi, un augurio, ma anche per potervi conversare con un po’ più di tranquillità , per la prima volta dopo la formazione del governo.
In mezzo a chiacchiere e risate, un po’ di sostanza politica: “Stiamo faticando troppo a comunicare quel che vogliamo fare e che stiamo facendo — il senso del ragionamento — rischiamo sempre più che ci scippino le nostre parole d’ordine, le nostre battaglie”.
Il corollario è presto detto: il Movimento 5 stelle, anche se in grisaglia, deve tornare a fare il Movimento 5 stelle. Certo, l’aperitivo con coda serale è stato in parte rovinato dal vertice di governo.
Riccardo Fraccaro si è affacciato prima del redde rationem sulla manovra, Luigi Di Maio (che con il fondatore era stato anche nel weekend in Abruzzo) subito dopo, Elisabetta Trenta e Giulia Grillo si sono fermate un po’ di più.
Tutti assicurano che Grillo non abbia un disegno politico organizzato, un piano per i prossimi mesi. “Beppe è Beppe — racconta chi l’ha visto domenica sera — istrione, si è parlato di tutto a ruota libera, senza schemi precisi”.
Ma è indubbio che la combinazione di un ex comico più presente e del ritorno di Alessandro Di Battista dal suo tour sudamericano abbia gettato una ventata d’aria frizzantina nelle logiche interne del M5s.
Trova conferma l’indiscrezione data dall’Adnkronos di una sorta di summit post natalizio tra i gemelli diversi del Movimento. Di Battista atterrerà in Italia intorno al 23, e dopo un Natale in famiglia è pronto a una tre giorni, così la raccontano, faccia a faccia con il capo politico, compagno di tante battaglie.
Per il frontman M5s si pensa a un ruolo ritagliato ad hoc: una sorta di testa d’ariete comunicativa in vista delle Europee, ufficiale di collegamento tra una base che, sondaggi alla mano, poco alla volta si sta disamorando del grillismo di governo.
Un vestito, quello che si pensa di cucire addosso all’ex parlamentare, prezioso, soprattutto in una fase in cui Di Maio fatica a imporre la propria agenda sulla Lega, ritrovandosi spesso a inseguire le fughe in avanti dell’alleato.
Perchè Di Battista potrà dire quel che il collega ministro non può dire, con un ruolo diverso e in una forma diversa. Una sorta di poliziotto buono e poliziotto cattivo funzionale al tentativo di recuperare il terreno perso in questi mesi.
Qualche giorno fa, dopo le iniziative prese da Matteo Salvini con le associazioni degli imprenditori, una girandola di telefonate e incontri nell’entourage di Di Maio aveva portato a una decisione: dismettere i panni del low profile, e iniziare a combattere una battaglia senza esclusione di colpi sul versante comunicativo per arginare il Carroccio. La cui prima sortita è stata quella del ministro del Lavoro fortemente critica sui 49 milioni che la Lega dovrebbe restituire. Uno schema in cui il collega di ritorno dal Sudamerica sarebbe molto funzionale.
Certo è che nel Movimento serpeggia una domanda, che è la domanda: per quanto questa dinamica avrà effetti positivi?
In altri termini, fino a quando i due procederanno uniti nelle diversità , e il carisma del primo non entrerà in rotta di collisione con le strategie dell’altro?
Al punto che c’è già chi vede una sorta di uno-due organizzato tra Grillo e Di Battista (smentito seccamente) per correre in soccorso al momento di difficoltà del capo politico, e per metterlo sotto (benevola per ora) tutela.
“Perfetto, aggiungiamo confusione a confusione”, spiega chi ha lavorato in questi mesi nella macchina di governo dando voce a un malumore che si sta pian piano diffondendo in settori 5 stelle.
(da “Huffingtonpost”)
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