IL MODELLO GENOVA QUANDO NON CI SONO LE TELECAMERE: IL PONTE DON ACCIAI DI APPENA 110 METRI, DUE ANNI PER INIZIARE LA PARZIALE DEMOLIZIONE
PER I 1.100 METRI DEL MORANDI TUTTO DI CORSA PER FINIRE PRIMA DELLE ELEZIONI REGIONALI, PER TAPPULLARE UN PONTE DI 110 METRI CHE NON ATTIRA TELECAMERE DUE ANNI PER INIZIARE A TAPPULLARLO
Era stato chiuso al traffico poche settimane dopo il crollo del ponte Morandi ma, benchè si tratti di un intervento di portata ben inferiore, il consolidamento del ponte don Acciai, al Lagaccio, terminerà quattro o cinque mesi dopo l’inaugurazione del nuovo viadotto sul Polcevera.
Se non ci saranno altri intoppi, infatti, i lavori che sono stati avviati per mettere in sicurezza e consolidare questa infrastruttura urbana, termineranno a novembre di quest’anno anzichè all’inizio di giugno, e costeranno circa 450 mila euro in più del previsto, portando a poco meno di 2 milioni (iva inclusa) il costo complessivo dell’intervento, che rientrava fra quelli finanziati nel 2016 dal governo con il Patto per Genova.
Il nuovo crono-programma dei cantieri è stato annunciato dall’assessore comunale ai Lavori pubblici Pietro Piciocchi,
«Quello che colpisce è che, per la seconda volta, il progetto di questo ponte sia stato modificato provocando uno slittamento dei tempi» rimarca l’opposizione, ricordando che già una prima variante aveva ritardato, due anni fa, la pubblicazione del bando di gara per appaltare i lavori.
Lavori che, secondo i piani iniziali dell’amministrazione comunale, sarebbero dovuti incominciare entro la fine del 2018, mentre sono stati consegnati il 7 ottobre 2019 e sarebbero dovuti terminare il prossimo 3 giugno.
E, invece, alla fine il ponte don Acciai resterà chiuso per più di due anni se i lavori saranno completati a novembre, visto che il transito dei veicoli era stato interdetto, per ragioni di sicurezza, il 3 settembre 2018.
E gli abitanti del Lagaccio dovranno fare i conti ancora per alcuni mesi con i disagi dovuti alla chiusura del ponte, e con la viabilità alternativa che è stata messa a punto per garantire il collegamento fra via Napoli e via Bari.
L’ultima variante comporta il rifacimento integrale della parte centrale dell’impalcato in cemento armato, che verrà sostituita con una struttura composta da travi di acciaio cor-ten, con sopra una soletta di cemento armato.
I tecnici del Comune spiegano che la variante si è resa necessaria dopo aver verificato le condizioni di grave degrado di questa parte dell’impalcato, ed evidenziano che la soluzione individuata, più leggera e di più facile manutenzione rispetto ad una struttura tutta in cemento armato, offre maggiori garanzie anche in termini di sicurezza. La prima variante aveva riguardato invece il numero di pile di sostegno dell’impalcato centrale.
Insomma quando non ci sono le telecamere per Bucci e Toti il modello Genova non esiste più e per tappullare un ponte di 110 metri (non di 1.100 come per ilMorandi) ci vogliono due anni e mezzo
(da agenzie)
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