IL MONDO CI GUARDA E RIDE DI NOI
PER TEDESCHI E AMERICANO E’ SOSPETTA OGNI INTERFERENZA SUI MAGISTRATI… SOLTANTO UN GIORNALE RUSSO VICINO A PUTIN DIFENDE BERLUSCONI
Giovedì sera, pochi minuti dopo la pronuncia della Corte di cassazione, sulle frequenze di Bbc World Service è andata in onda una curiosa conversazione.
Lucio Malan, senatore del Pdl, spiegava con convinzione che la condanna era ingiusta e Silvio Berlusconi era innocente.
Il conduttore, serafico, ha ribattuto: «Mi scusi, ma come può dir questo? Tre gradi di giudizio hanno stabilito il contrario».
Nella sua semplicità , lo scambio illustra il nostro vero, grande rischio nazionale: all’estero non capiscono.
Non capisce l’opinione pubblica internazionale. Non capiscono i giornali, le televisioni, le radio e i siti web.
Non capiscono i conservatori, i liberali e i socialisti.
Nessuno capisce come, in una democrazia, una parte del potere politico possa rivoltarsi contro il potere giudiziario, pur di difendere il proprio capo.
È un coro unanime. The Independent (inglese): «Berlusconi come Al Capone». Sà¼ddeutsche Zeitung (tedesco): «Machiavelli di celluloide». Libèration (francese): «Berlusconi, naufragio all’italiana». Washington Post (americano) si chiede quale villa Berlusconi sceglierà per la reclusione.
The Guardian, da Londra: «Silvio Berlusconi ai domiciliari, forse nella villa del bunga-bunga». El Paàs, da Madrid: «È così la vecchia volpe (el viejo zorro), grande conoscitore dell’idiosincrasia italiana, ha ottenuto quello che sarebbe difficilmente immaginabile in ogni altro Paese del mondo: convertire i panni sporchi giudiziari in combustibile per l’ultima tappa della carriera politica. La cosa più allucinante, e anche la più triste per l’Italia, è che il trucco funziona».
Vignette, grafici, cronologie giudiziarie, commenti.
Nel duello, riassunto da Luigi Ferrarella, «tra la volontà della magistratura di applicare a Berlusconi le regole valide per tutti e la sua pretesa di esserne esonerato a causa del consenso», i media del mondo non sembrano aver dubbi: stavolta, e non per la prima volta, stanno con la magistratura.
Il potere giudiziario – da Washington a Londra, da Berlino a Tokyo – è considerato l’arbitro della vita civile. Un arbitro discusso e discutibile: ma comunque l’arbitro.
E se tre arbitri, uno dopo l’altro, decidono che una persona è colpevole, significa colpevolezza: il giudizio umano, oltre, non può andare.
Le nostre diatribe italiane sull’accanimento giudiziario risultano incomprensibili. «Berlusconi è stato indagato e processato come nessun altro!», protestano i sostenitori in Italia.
La reazione, fuori d’Italia, si può riassumere così: «Bene. Ora processate anche gli altri».
Opinioni brutali? Considerazioni sempliciste? Ma l’opinione pubblica internazionale è, spesso, brutale e semplicista.
Pensate a quanto sappiamo noi sul funzionamento della democrazia americana o tedesca (l’equilibrio tra i poteri, i controlli incrociati).
I cittadini tedeschi e americani sanno altrettanto (poco) della democrazia italiana. Sanno però che il legislatore legifera, il governo governa e il potere giudiziario giudica.
Ogni interferenza appare sospetta.
Le norme spinte in Parlamento per alleggerire la propria posizione processuale, durante gli anni di governo: questo sì, di Silvio Berlusconi, viene spesso ricordato. All’agenzia Nuova Cinao al quotidiano giapponese Asahi Shimbun non interessa se la magistratura italiana ha un’agenda politica.
Quest’ultimo si limita a scrivere che «un ex premier è stato condannato per frode fiscale» (è l’unico che non mette il nome di Berlusconi nel titolo).
Solo il quotidiano russo Kommersant si schiera dalla parte del condannato. Titola: «Berlusconi non è stato scomunicato dalla politica» e definisce la sentenza «scandalosa» perchè mira a terminarne la carriera politica.
La vulgata berlusconiana, raffinata negli anni dai media di proprietà , è che esista una cricca di italiani – giornalisti, accademici, qualche politico – in grado di influenzare le opinioni nei luoghi che contano, Londra e New York in particolare.
Considerato l’accesso alle informazioni nel XXI secolo, questa spiegazione appare surreale, astuta o infantile (fate voi). È più logico e più semplice accettare l’evidenza. Sono ormai molti, all’estero, a condividere l’opinione sintetizzata in un titolo dell’ Economist nel 2001: Berlusconi è inadatto a guidare l’Italia.
Certo, i media più influenti – quelli che i mercati consultano e gli investitori ascoltano – non hanno mai mostrato indulgenza per il personaggio. Dopo otto di governo inefficace, quattro anni di scandali sessuali, una dozzina di processi, sette prescrizioni e una condanna, sembrano aver perso la pazienza.
«Cala il sipario sul buffone di Roma», è il titolo spietato del Financial Times .
Il New York Times, secondo cui la vicenda «mette il fragile governo italiano sulla strada della crisi», scrive: «È opinione diffusa che Mr. Berlusconi voglia conservare un ruolo pubblico nella speranza di esercitare l’influenza politica di cui ha bisogno per proteggere i propri interessi economici».
Certo dev’essere sgradevole, per un elettore di centrodestra, leggere opinioni tanto sfavorevoli; ed è doloroso, per ogni italiano, sapere che l’opinione negativa su un leader ricade anche, inevitabilmente, sul Paese che rappresenta.
Ma bisogna prenderne atto, e mantenere la calma.
Se un uomo mite come Sandro Bondi evoca «il rischio di guerra civile» non dobbiamo stupirci se i media internazionali ci trattano talvolta con fastidio.
Una dichiarazione irresponsabile, dal satellite e sulla banda larga, viaggia più veloce del magnifico lavoro di tanti connazionali, in ogni campo.
Pdl significa Popolo della Libertà , non Perdere di Lucidità .
Qualcuno, nel partito, trovi il coraggio di spiegare al padre-padrone che non può trascinare con sè tutta l’Italia. I nostri amici nel mondo non capirebbero; e i nostri avversari non aspettano altro.
(da “il Corriere della Sera”)
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