IL PARTITO DEL NORD SI CHIAMA CONFINDUSTRIA
IL NUOVO CORSO DI BONOMI: SOGGETTO “POLITICO” MA NON “PARTITICO”… IL PRESIDENTE CHE NON SOPPORTA SALVINI E I SOVRANISTI: “UN PAESE NON SI GOVERNA DALLA SPIAGGIA”
Anche l’infallibile Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, ha inserito nelle rilevazioni della prossima settimana il nome Carlo e il cognome Bonomi. E lo ha fatto dopo i fuochi di artificio del numero di uno di Confindustria agli “Stati generali per l’economia” davanti a Giuseppe Conte e ai suoi ministri.
Obiettivo: testarne la popolarità , comprendere se sta o meno per prendere forma una leadership di un qualche tipo. Diciamolo subito: non è all’ordine del giorno il partito di Bonomi, il partito degli industriali, il partito dei capitalisti.
Chi lo conosce e lo frequenta esclude che tutto questo sia prodromico a una discesa in campo. “Il nostro mestiere è quello di stare lontani dalla politica”, assicurano.
Però è altresì evidente che quello si chiamava il “quarto partito” ai tempi dell’Avvocato ha prodotto una dinamica, una scossa nel mondo della politica.
Il tutto mentre il destracentro a trazione salviniana appare unfit, non credibile, e litiga sulla partita delle regionali (“Fitto a me, Caldoro a te, Ceccardi a lui”).
Ecco, mentre l’opposizione parlamentare si divide su “pizza e fichi” – ironizzano in Transatlantico – qualcosa sta accadendo.
Non a caso il pezzo di Lega pensante e moderata, europeista e non urlata, che fa riferimento a Giancarlo Giorgetti ne apprezza le mosse. In più occasioni il numero due di via Bellerio davanti ad alcuni amici e consiglieri si è espresso in questi termini: “Quella di Bonomi è una operazione politica, ha rotto un muro”.
E fatta questa premessa il passo successivo di Giorgetti rimanda allo spazio politico lasciato libero dal duo sovranista che cavalca la paura ma offre una proposta sgangherata: “Matteo, dopo che ha offerto collaborazione e Conte non l’ha accettata, ha scelto la via della protesta, e ci si vede fra due anni. Bonomi invece è la rappresentanza del mondo produttivo del Nord”.
Anche il vecchio Silvio Berlusconi pare cogliere: “Sottoscrivo parola per parola quello che ha detto il presidente Bonomi. Ha ragione, per far ripartire il Paese occorre uno sforzo che coinvolga tutti, dalla politica, maggioranza e opposizione, all’impresa, dalla cultura alle banche, dall’università alla scienza. […] Noi di Forza Italia siamo i soli nella politica italiana a parlare il linguaggio dell’impresa e quindi del lavoro”.
A qualcuno è parso un endorsement, ma ovviamente per il Cavaliere all’infuori di sè non c’è nessuno: “L’ultimo leader carismatico che io conosco è un signore che ha trascorso gli ultimi tempi in Provenza ma sarà presto in Italia”.
Dunque, no Bonomi. “Le cose che dice sono sacrosante”, spiega Renato Brunetta, economista e parlamentare degli azzurri. “Ma la politica è una cosa, la rappresentanza degli industriale è un’altra. Il suo programma è il nostro. Ben arrivato”.
Proprio questo elemento di rappresentanza del malessere del Nord è certo contro il governo, ma anche contro Salvini che detiene la golden share dell’opposizione. Raccontano dentro Confindustria che “Salvini è forse l’unico cui l’ha giurata perchè a Carlo non piacciono i sovranisti e i nazionalisti”. In parecchi ricordano le parole dell’allora presidente di Assolombarda nei giorni famosi del Papeete: “Un Paese non si governa da una spiaggia”.
Chissà se è un caso se Salvini, da par suo, non cita mai l’establishment industriale.
In queste settimane nessuno dei leghisti ha espresso un pensiero sulle posizioni di Confindustria. Come se ci fosse un veto ad personam o un ordine di scuderia.
Di fatto rappresentano due visioni politiche diverse, da un lato appunto il sovranismo, dall’altro il nord operoso, da un lato l’euroscetticismo, dall’ altro il partito del Pil, le partite Iva.
Bonomi non ha alcun contatto con il mondo via Bellerio. Sì, è vero c’è una interlocuzione aperta con Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, ma è ascrivibile alla “relazioni istituzionali obbligate”. Ed è in sostanza la stessa cosa che è successo in questi anni da presidente di Assolombarda. “Lui incontrava regolarmente tutti i parlamentari eletti in Regione. Punto. Ma per ragioni rigorosamente istituzionali”. E con Zaia e con Giorgetti? “Non occhieggia alle fazioni interne ai partiti”.
Ecco, ha rotto un certo rituale, molto romano, i pranzi, le cene, i salotti. “E’ schivo”, ammettono. Se fa gli incontri sono semi-pubblici con il direttivo. Come se volesse tenersi a distanza dalla Capitale salottiera e cafonal. E con essa una certa pax governativa che c’è stata con Vincenzo Boccia.
Un elemento importante nel suo prendere a picconate “le chiacchiere della politica” è che non ha mai attaccato i sindacati.
Nella narrazione di Bonomi è la politica ad essere messa in discussione, ad esempio “mai attaccare con la stessa veemenza”, Il rischio, dicono i suoi critici dentro viale dell’Astronomia, “è di diventare un professionista di Confindustria, un Boccia del Nord, e di sgonfiarsi pian piano”.
Poi certo bisognerà vede i risultati. Ma questa è un’altra storia.
(da “Huffingtonpost“)
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