IL PATRIOTA ITALIANO IVAN LUCA VAVASSORI E’ VIVO: PARTITO VOLONTARIO PER COMBATTERE A FIANCO DEL POPOLO UCRAINO, E’ IMPEGNATO IN UNA PERICOLOSA MISSIONE OLTRE LE LINEE NEMICHE
E’ IL FIGLIO ADOTTIVO DI ALESSANDRA SGARELLA, RAPITA DALLA ‘NDRANGHETA NEL 1997
Ivan Luca Vavassori, l’ex calciatore che combatte accanto all’esercito ucraino, sarebbe ancora vivo. Lo fa sperare l’aggiornamento sul profilo social dello stesso foreign fighter italiano su cui questa mattina era stato scritto che non si avevano più sue notizie.
«Ciao a tutti, il team di Ivan è ancora vivo – è il messaggio, anche questo in inglese -. Stanno cercando di tornare indietro. Il problema è che sono circondati da forze russe, così non sanno quando e quanto tempo ci vorrà per tornare indietro. Ci sono 5 persone morte e 4 feriti, ma non conosciamo i loro nomi», conclude il messaggio.
Il messaggio fa dunque bene sperare per la sorte del soldato italiano il cui destino sembrava aver preso colori bui nel pomeriggio alla notizia di cinque morti e quattro feriti nel gruppo armato di cui fa parte.
Ivan Luca Vavassori è il figlio adottivo di Alessandra Sgarella, la donna rapita dalla ‘ndrangheta nel ’97. E’ da quasi due mesi in Ucraina a combattere contro i russi nel contingente che raggruppa volontari che sono arrivati dall’estero.
Ivan Luca Vavassori è da quasi due mesi in Ucraina a combattere contro i russi nel contingente che raggruppa volontari che sono arrivati dall’estero.
Un post in inglese pubblicato sulla sua pagina Instagram annunciava che «questa notte, durante la ritirata di alcuni feriti dall’attacco a Mariupol, due convogli sono stati distrutti dall’esercito russo. In uno di questi, presumibilmente c’era Ivan con il 4° reggimento. Stiamo cercando di fare del nostro meglio per capire se ci sono persone vive. Ve lo comunicheremo tramite il profilo Instagram di Ivan e Facebook, i due che ci ha lasciato».
Ivan Luca, 30 anni compiuti il 20 aprile, è il figlio adottivo di Piero Vavassori (amministratore delegato della Italsempione, ditta spedizioniera fondata negli Anni 60 a Domodossola) e di Alessandra Sgarella, donna che era stata rapida nel 1997 dalla ‘ndrangheta e morta nel 2011 a causa di una malattia. Era stato portiere di calcio, anche in serie C, poi da alcuni mesi era andato in Bolivia dove cercava spazio per giocare nel campionato di serie A.
Con lo scoppio della guerra in Ucraina Ivan Luca, nato in un paese a non molta distanza da Mosca e adottato dalla famiglia Vavassori quando aveva 5 anni, ha deciso di prendere le armi per combattere. Nelle prime settimane aveva pubblicato molti video sui social (anche su Tik Tok) raccontavano la «sua» guerra, con il nome di battaglia aquila nera e Rome e inizialmente scontento di incarichi da lui ritenuti «poco operativi» che gli venivano dati.
Poi l’annuncio del silenzio social per una missione che lui stesso aveva definito suicida. Era andato dietro le linee dei russi, ma era tornato. Sempre sui social aveva anche detto di aver subito un attentato mentre era a Kiev, avevano provato ad accoltellarlo ma lui era scampato.
Poi ancora qualche video che ritraevano armi e città devastate dal conflitto. Venerdì in una storia su Instagram aveva anche pubblicato il segno di un proiettile sulla pelle. «Primo fottuto proiettile – aveva scritto – febbre a 39,5. Però non posso fermarmi. Domani medicine e si torna in prima linea».
E infine il messaggio di oggi: lui stesso, annunciando il silenzio social aveva scritto che qualora gli fosse successo qualcosa c’erano persone che avevano i suoi accessi e avrebbero dato notizie.
(da agenzie)
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