IL PD IN ESTASI PER I DATI ISTAT SUL LAVORO, MA NON LI HA LETTI BENE: CRESCONO SOLO I PRECARI
ARIA DI FESTA FINO A QUANDO QUALCUNO NON HA LETTO MEGLIO LE TABELLE ISTAT
C’è aria di festa nel Partito Democratico. Nel mese di giugno il tasso di disoccupazione è sceso “a sorpresa” all’11,1% rispetto al mese precedente. È bastato questo al Pd per dare il via ai grandi festeggiamenti. Il tweet più ottimista arriva dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi: “La disoccupazione scende ancora. Qualcuno può ancora negare il successo del Jobs Act? Avanti”, scrive l’ex ministra con tanto di hashtag che riprende il titolo del libro di Matteo Renzi.
È l’Istat a mettere in chiaro, nel suo bollettino, che il tasso di disoccupazione è sceso di 0,2 punti percentuali rispetto a maggio, quando invece era stato registrato un incremento delle persone in cerca di lavoro.
Non è finita: scrive l’Istituto di Statistica che, così, il tasso “torna su un livello prossimo a quello di aprile”. In altre parole, sul fronte occupazionale in due mesi è calma piatta.
Eppure nel Pd c’è aria di festa. “Al di là delle oscillazioni mensili, il dato incoraggiante è la conferma della costante crescita di medio lungo periodo dell’occupazione e della contestuale diminuzione dei disoccupati e degli inattivi”, commenta il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Per la responsabile Scuola dei dem Simona Malpezzi “i dati Istat sono un altro risultato importante delle misure messe in campo prima dal governo Renzi e poi da quello Gentiloni”.
Il renziano Andrea Marcucci twitta con aria di sfida: “A giugno +23mila occupati su base mensile, cala disoccupazione, cresce occupazione femminile. Ancora qualcuno contesta il Jobs Act?”. Il senatore Mauro Del Barba è sinceramente soddisfatto: “È bello quando il tasso di disoccupazione scende così e ti accorgi di quanto una legge possa incidere”.
Come riassume puntualmente su twitter il direttore di Adapt Francesco Seghezzi quello di giugno è un “mese piatto, con crescita concentrata su lavoro a termine”. Spulciando le tabelle Istat, infatti, si nota come il tasso di disoccupazione sia sì calato, restando però su livelli ormai noti: l’Italia figura tra gli ultimi Paesi nella classifica Eurostat, solo Portogallo e Grecia fanno peggio di noi.
Un dato consolidato nel tempo ma puntualmente rimosso dal dibattito pubblico. I disoccupati, che erano balzati a maggio, sono scesi di 57mila unità .
Tuttavia l’Istat registra un lieve incremento degli inattivi, ovvero coloro che non hanno un lavoro e non lo cercano (+12mila). Non ci sono particolari variazioni da annotare, quindi, e l’inattività resta così un record italiano per nulla positivo.
Quanto agli occupati, nel mese di giugno l’Istat conta 23mila unità in più ma si tratta di contratti a termine.
Il calo degli indipendenti (-13mila) viene infatti ampiamente compensato dalla crescita degli occupati a termine (+37mila, +1,4%).
Quanto ai lavoratori con contratto stabile la situazione resta grossomodo simile al mese precedente (mille unità in meno, per una variazione percentuale minima). Tradotto: la crescita degli occupati a giugno è dovuta alla spinta dei dipendenti a termine, che raggiungono così la quota 2,69 milioni: è il valore più alto da quando sono disponibili le serie storiche per questo dato, ovvero dal 1992, rileva l’Istat.
Per i giovani il tasso di disoccupazione giovanile è tornato a scendere (-1,1 punti), attestandosi al 35,4%. Tuttavia la coorte anagrafica 15-34 anni è l’unica, su base annua, a non veder crescere l’occupazione.
Su base tendenziale la situazione non cambia.
Rispetto a giugno 2016 gli occupati stabili sono aumentati dello 0,7%, quelli a termine del 10,9%. Una crescita trainata peraltro dagli effetti della riforma Fornero che ha allungato l’età pensionabile, ampliando così l’incidenza sulle rilevazioni statistiche delle coorti anagrafiche più avanzate.
Al netto della componente demografica, in un anno la fascia d’età che va dai 15 ai 34 anni ha visto un calo degli occupati dello 0,4%, quella dai 35 ai 49 un incremento dell’1% (con un tasso di disoccupazione in calo del 7,5%) e quella 50-64 anni dell’1,6 per cento (con un calo degli inattivi di quasi il 2%), il valore più alto.
Su base trimestrale (aprile-giugno) l’Istat registra “una crescita degli occupati rispetto al trimestre precedente (+0,3%, +64 mila), determinata dall’aumento dei dipendenti, sia permanenti sia, in misura maggiore, a termine. L’aumento riguarda entrambe le componenti di genere e si concentra quasi esclusivamente tra gli over 50”.
Il dato positivo riguarda invece l’occupazione femminile. Il tasso di occupazione delle donne a giugno è salito al 48,8% (+0,2 punti percentuali), toccando il livello più alto registrato dall’inizio delle serie storiche, ovvero dal 1977. Non solo: la crescita del numero di occupati interessa solo la componente femminile (+0,4%) mentre quella maschile cala dello 0,1%. Il tasso di occupazione scende al 66,8% tra gli uomini (-0,1 punti percentuali).
I dati Istat confermano quindi il trend occupazionale delle precedenti rilevazioni. Senza registrare, escluso il dato sull’occupazione femminile, alcun segnale positivo particolare.
Eppure nel Pd c’è aria di festa.
(da “Huffingtonpost”)
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