IL PDL TEME L’EFFETTO DOMINO A MILANO: DOPO PROSPERINI, GARIBOLDI E PENNISI SI PARLA DI ALTRI ARRESTI IN ARRIVO
DOPO I RECENTI CASI DI TANGENTI, BERLUSCONI TEME CHE IL PDL MILANESE SIA TRAVOLTO DAGLI SCANDALI E MINACCIA DI “AZZERARE IL PARTITO”… MA LE MELE MARCE ESISTONO PERCHE’ QUALCUNO CE LE HA MESSE E LE HA COLTIVATE
Qualcuno ormai ricorda i tempi di Tangentopoli: in Lombardia gli elettori di centrodestra hanno dovuto leggere del consigliere comunale Pdl Mirko Pennisi arrestato mentre intascava mazzette da 10.000 euro, celate in un pacchetto di sigarette, preceduto dagli arresti, qualche settimana fa, dell’assessore regionale allo sport e al turismo, Piergianni Prosperini, e da quello dell’assessore Pdl pavese Rosanna Gariboldi, moglie dell’ex assessore alla Sanità , Giancarlo Abelli.
Per far buon peso, arrestato anche il presidente Pdl della provincia di Vercelli. Che succede nel Pdl lombardo? Se lo chiedono in molti.
Non sono pochi a sostenere, nei palazzi della politica milanese, che Pennisi finirà per innescare una reazione a catena: è da tredici anni consigliere comunale, conosce tutto e tutti.
Da giorni si parla di altri probabili due arresti tra i consiglieri comunali di maggioranza e l’emissione di provvedimenti giudiziari sarebbe imminente: in entrambi i casi si tratterebbe di politici con incarichi di giunta.
Il Pdl rischia ormai di presentarsi alla elezioni regionali con l’immagine del partito delle mazzette, in questo caso non destinate al partito, come accadeva ai tempi di Tangentopoli, ma alle tasche e ai sollazzi di qualche suo singolo esponente.
Pennisi ha sostenuto davanti ai giudici che “la politica costa, ho preso i soldi perchè mi servivano per la campagna elettorale”: siamo tornati alla fascinazione del potere, costi quel che costi.
L’esponente del Pdl milanese pare abbia sostenuto di aver dovuto soddisfare anche le richieste di altri due o tre membri della Commissione urbanistica, fondamentale appoggio per oliare le pratiche.
Un quadro che è stato forse inizialmente sottovalutato dai vertici del Pdl (uno dei tre coordinatori, Verdini, si trova pure lui inquisito a Firenze), ma che ora Berlusconi teme.
Un conto è sostenere Bertolaso e Verdini, pare la filosofia che si respira a Palazzo Grazioli, altra cosa difendere degli “indifendibili”.
Dopo aver definito Pennisi un “rubagalline”, il premier è sbottato: “abbiamo toccato il fondo, non voglio più sentire storie del genere”, minacciando l’azzeramento dell’intera classe dirigente milanese.
E sono in molti che ormai sussurrano: “Potevamo alle regionali lasciare alla sinistra solo tre regioni, ora rischiamo di perdere anche in Piemonte e in Puglia”.
Il premier ha chiesto un filtro severo per le candidature alle regionali e Bondi afferma che “oggi sono più numerosi che in passato coloro che vivono di politica: i partiti devono ridiventare scuola di educazione politica e morale per la formazione di una nuova classe dirigente, competente ed onesta”. Peccato però che fino ad oggi queste sagge parole non siano mai state applicate: eppure Bondi è uno dei tre coordinatori.
Non ci pare che questa selezione sia mai stata fatta, ancora adesso sono ripresentati in diversi regione degli inquisiti, si parla dei soli spazi riservati a donne di bell’aspetto.
Quali sono i criteri cui si appella Bondi?
E il fenomeno non si limita al centrodestra, anche a sinistra vi sono casi clamorosi (vedi in Puglia o a Bologna) di una classe dirigente corrotta o allegra nella gestione della cosa publica.
Ha ragione Fini quando dice che “oggi uno non ruba più per il partito, ruba perchè è un ladro”, ma ci chiediamo chi fa entrare i ladri in casa, magari tenendo la porta aperta o non chiudendo bene le finestre.
Non bastano gli errori politici nazionali al Pdl per mettere a rischio le elezioni, ci voleva pure una esibizione locale di “manoleste”?.
E se si selezionasse la classe politica in base ai valori morali e alla passione politica, invece che agli interessi e alle lobbie?
Il guaio è che l’esempio dovrebbe arrivare dall’alto e putroppo dal vertice spesso arrivano messaggi di banale qualunquismo, se non di scarsa etica personale.
Ma andando avanti cosi i partiti diventano sempre più comitati di affari, senza idee, passioni ed anima.
E hanno, alla fin fine, i dirigenti che si meritano.,
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