IL PIANO DI GIORGIA MELONI (ACCORDO TRA DESTRA E PPE) PER CONQUISTARE LA COMMISSIONE EUROPEA SI SCONTRA CON LA DURA OPPOSIZIONE DEI CRISTIANO-DEMOCRATICI E DEI LIBERALI TEDESCHI, CHE NON VOGLIONO UN’ITALIANA “QUEEN-MAKER” E NON SOPPORTANO LO SCODINZOLIO DI WEBER CHE VUOLE IL POSTO DI URSULA
GUAI POTREBBERO ARRIVARE PER LA DUCETTA DALLE ELEZIONI IN SPAGNA E POLONIA… I RAPPORTI DI FORZA CON SALVINI (CHE VUOLE MOLLARE LE PEN E AFD) E BERLUSCONI
L’obiettivo delle grandi manovre europee di Giorgia Meloni è chiaro da tempo: vuole conquistare la Commissione Ue.
Per riuscirci, visto che ha scelto una foga brigadiera e non la sottile arte della diplomazia, dovrà superare molti ostacoli e sperare, innanzitutto, in una grande affermazione alle elezioni del 2024, e poi muovere con oculatezza i pezzi sulla scacchiera politica di Bruxelles: sono in molti, infatti, a opporsi alle sue ambizioni.
I più scettici sono i Cristiano-democratici tedeschi: gli eredi della Merkel non vogliono un’italiana “queen-maker” dell’euro-assetto dei prossimi 5 anni, né sopportano il ruolo di cicisbeo scodinzolante che si è ritagliato Manfred Weber, leader del partito “gemello” bavarese Csu (unito da un’alleanza strutturale con la Cdu).
L’ex presidente dell’Europarlamento, che ambisce a prendere il posto di Ursula Von der Leyen, sta corteggiando da mesi la Ducetta (giovedì atterra a Roma), con l’obiettivo di essere il candidato dell’alleanza Ppe-Ecr. I suoi connazionali, però, mal sopportano la faida tra tedeschi: se c’è già Von der Leyen in campo, perché creare confusione e rischiare, di sabotaggio in sabotaggio, di restare con un pugno di mosche in mano?
Tra i più critici rispetto al piano di Weber c’è il suo principale rivale politico interno, Friedrich Merz, che, in quanto segretario della Cdu, è azionista di maggioranza (controlla il 35%) dell’Unione tra i democristiani tedeschi.
Un altro fattore di destabilizzazione è il super-falco dei conti, il liberale Christian Lindner, leader dell’Fdp e austero ministro delle Finanze nel governo Scholz. Lindner, che in casa è in maggioranza con i socialdemocratici, in Europa sostiene l’asse PPE-Socialisti, che ha portato all’elezione di Ursula von der Leyen, insieme agli altri “liberali” radunati in “Renew europe”.
Lindner ha fatto capire ai popolari tedeschi, Weber in primis, che non intende ritrovarsi a braccetto in Ue con la destra di Ecr, presieduta da Meloni.
Ci sono però anche altre questioni aperte, che rischiano di rendere evanescenti i sogni della Meloni: prima fra tutte quella polacca.
Il Pis del premier Mateusz Morawiecki è il partito di maggioranza da 8 anni, e in Ue è alleato di Fratelli d’Italia, all’interno di Ecr. A politiche di ottobre, si scontrerà con la Piattaforma civica di Donald Tusk, ex premier, ex presidente del Consiglio europeo, cocco di Angela Merkel e nome molto pesante all’interno dei Popolari europei, di cui è stato presidente.
Prima del voto di Varsavia, però, si andrà alle urne il 23 luglio in Spagna, dove sono in corsa gli storici alleati di Giorgia Meloni, i neo-franchisti di Vox. Come scrive il “Corriere della Sera”, “un sondaggio di El Mundo fotografa i Popolari in crescita: potrebbero ottenere il 34.2% e 144 deputati, arrivando così a quota 177 deputati con Vox (12,1%), mentre i socialisti si potrebbero fermare al 25.7%”.
Un’eventuale affermazione dell’alleanza PP-Vox in Spagna non può essere automaticamente tradotta in chiave europea, finché il partito di Santiago Abascal, come auspicato dalla stessa Meloni, non abbandonerà le posizioni più estreme, “inclinandosi” verso il centro del Partito Popolare. Problema che agli occhi di Bruxelles riguarda anche Fratelli d’Italia, e prova ne è la richiesta di Weber di togliere la fiamma di memoria missina dal simbolo di Fratelli d’Italia.
Sulla sponda francese, la Regina della Garbatella non ha grandi alleati: Macron la detesta, e ancor peggio Marine Le Pen. L’eterna candidata all’Eliseo, che non ha mai mancato di marcare la sua distanza dalla Meloni, è una storica alleata di Salvini, con cui ha costruito il gruppo “Identità e Democrazia” al parlamento Ue, da cui il leader della Lega vuole fuggire – ci sono dentro anche i neo-nazi tedeschi di AFD.
Infine, la questione interna: Berlusconi, che nel Ppe è di casa, sognava di condurre per mano Giorgia e Matteo nel partito popolare europeo ma Forza Italia sempre più irrilevante elettoralmente, non ha più i voti dei bei tempi, e dunque europarlamentari, per far valere le sue ragioni. Salvini, che i popolari del PPE non vogliono vedere neanche in foto, fa come la volpe e l’uva: dice di non volere l’ingresso della Lega nel PPE, pur sapendo che non sarebbe mai accolto. L’unico rifugio, per non restare col cerino in mano, è nel gruppo dei conservatori, ma lì c’è la Ducetta.
In questo pataracchio fatto di veti, manovre, alleanze e tradimenti, la terza rata del Pnrr ancora non si vede: l’aspettavamo a febbraio e a giugno ancora nisba. E se da un lato, Fratelli d’Italia inquadra questo ritardo come una ritorsione di Bruxelles alle manovre espansioniste di Giorgia Meloni, dall’altro la Commissione ha espresso tutto il suo malcontento verso il commissario all’economia, Paolo Gentiloni, che sta dando una grossa mano al governo italiano.
(da Dagoreport)
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