IL PRECARIO? MEGLIO IN GALERA….IL GIUDICE NEGA I DOMICILIARI
SE SEI UN PRECARIO HAI PIU’ POSSIBILITA’ DI DELINQUERE, PERCHE’ SENZA STIPENDIO SEI UN DISPERATO…UN GIUDICE DI GENOVA NEGA GLI ARRESTI DOMICILIARI CON QUESTA MOTIVAZIONE
Siamo un Paese pieno di delinquenti in libertà , non riusciamo neppure ad espellere la malavita di importazione, ci distinguiamo per mandare a casa i mafiosi pluriomicidi per scadenza dei termini di carcerazione preventiva, ma non sapevamo ancora che non avere un lavoro stabile può costituire un’aggravante. Per fortuna ora ci ha pensato il Tribunale del Riesame di Genova ad aprirci gli occhi, noi che ritenevamo che l’aggravante fosse magari la premeditazione, i precedenti penali, la reiterazione del reato o similaria. Buttiamo pure gli studi di giurisprudenza e apriamoci al nuovo che avanza nelle alte sfere giudiziarie. ” L’indagato non ha una stabile attività lavorativa e in futuro potrebbe trovarsi nuovamente in difficoltà economiche” scrive il Tribunale di Genova. E’ l’ultimo paradosso di una giustizia che non concede gli arresti domiciliari a un uomo senza precedenti che tenta una rapina. La storia è semplice, anche se l’ingranaggio giudiziario l’ha trasformato in un caso limite. Un uomo trentaseienne lavora come commesso in un supermercato, ha moglie e figlio di 6 anni. Vuole migliorare e accetta una offerta di lavoro come responsabile di settore in un altro supermercato: contratto di sei mesi, ma assunzione assicurata alla fine del semestre e prospettive di carriera. Lui firma e si licenzia a fine aprile. Il 1 luglio avrebbe dovuto iniziare nel nuovo incarico. In mezzo ci sono due mesi in cui gli succede di tutto: si separa dalla moglie a cui deve passare gli alimenti, deve prendere una casa in affitto, ha un tracollo finanziario.
La testa gli va in tilt e lui, incensurato, comincia a pensare a rapinare una banca. Un giorno si presenta con lenti scure, guanti di lana e maglione al collo in una banca, ma di rapinatore ha solo le sembianze e finisce subito bloccato all’ingresso, caso più unico che raro, e va in carcere. Il suo avvocato spiega al gip la sua situazione, il lato umano della vicenda, il contratto firmato per iniziare a lavorare dal 1 luglio e chiede gli venga concesso l’obbligo di dimora dalle 22.30 alle 5,30, in modo che possa andare a lavorare.
Il Gip accoglie la richiesta e scrive nella sua ordinanza ” L’indagato è incensurato, è dedito a una stabile attività lavorativa, il fatto, pur nella sua gravità , presenta aspetti singolari che collimano con quanto riferito dall’indagato circa il suo momento di disperazione”.
Tutto a posto ? Per nulla .
Il pm Massimo Terrile impugna l’ordinanza della collega: “il contratto di lavoro è precario e, quando scadrà , l’uomo potrà ritrovarsi nelle stesse condizioni di disagio che l’avevano spnto a compiere la prima rapina”.
L’avvocato difensore presenterà ricorso in Cassazione contro la teoria che ” il precario deve stare in cella perchè quel lavoro a termine prima o poi finisce”. Si vede che solo i criminali dichiaratamente senza lavoro e senza neanche voglia di cercarlo possono usufruire dei domiciliari, ivi compresi assassini, violentatori e mafiosi …
La fiducia degli italiani nella Giustizia e su come viene amministrata ora aumenterà di sicuro….
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