“IL PREFETTO DICE FALSITÀ E LA MELONI HA PASSATO IL SEGNO”: IL SINDACO DI BOLOGNA, MATTEO LEPORE, NON MOLLA L’OSSO DOPO LE POLEMICHE PER GLI SCONTRI TRA COLLETTIVI E FORZE DELL’ORDINE, A MARGINE DELLA MANIFESTAZIONE DI CASAPOUND
“LA RISPOSTA DELLA PREMIER È SPROPOSITATA, NON È MAI SUCCESSO NELLA STORIA REPUBBLICANA CHE UN SINDACO FOSSE STATO ATTACCATO IN QUESTO MODO”… “RIDIREI CAMICIE NERE? ERANO VESTITI DI NERO E INDOSSAVANO CROCI CELTICHE CANTANDO FACCETTA NERA AL PASSO DELL’OCA…”
«Il prefetto usa parole al limite della falsità». Il sindaco di Bologna Matteo Lepore torna all’attacco dopo gli scontri di sabato scorso tra collettivi e forze dell’ordine a margine della manifestazione dei Patrioti e di CasaPound e delle polemiche che ne sono seguite.
Vuole rispondere al prefetto Attilio Visconti che in un’intervista al Corriere della Sera ha dato la sua versione dei fatti ma anche al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi che «ha rilanciato la versione del prefetto» e alla premier Meloni «che ha passato il segno».
Sindaco, cosa contesta della ricostruzione fatta dal prefetto di Bologna, Attilio Visconti sulla manifestazione dei Patrioti?
«Il prefetto dice alcune falsità. Il comitato per l’ordine pubblico non ha mai valutato il divieto della manifestazione, io non l’ho mai chiesto. Perché, anche se penso che questi movimenti andrebbero sciolti, so benissimo da sindaco che finché esistono non si può vietare una manifestazione».
Cos’altro?
«Non ho chiesto solo io di spostare la manifestazione, tutto il comitato all’unanimità ha chiesto che il sit-in si facesse fuori dal centro. Il prefetto ha detto testualmente nella riunione: “Nel salotto buono di Bologna non si può svolgere una manifestazione del genere”.
Eravamo in dieci a quella riunione. Poi non è vero che noi abbiamo chiesto di spostare la manifestazione per evitare assembramenti, questa è una falsità. Noi abbiamo chiesto di spostarla perché era pericoloso e infatti è andata come è andata. E c’è anche dell’altro».
Cosa?
«Che queste cose false sono state rilanciate dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, anche per questo ci tengo a ricostruire quello che è successo».
Forse andava ricercata una soluzione comune tra tutte le istituzioni coinvolte.
«Sono loro che dovrebbero spiegare bene cosa è successo dopo la prima riunione e perché un comitato prende una decisione e poi si cambia idea senza un passaggio formale. Si accusa il centrosinistra di sostenere i violenti, io invece vorrei sapere quali sono le motivazioni per cui si è cambiata idea. Ho chiesto se c’erano state richieste da Roma? Evidentemente qualcosa non ha funzionato».
Nei giorni scorsi lei ha avuto uno scontro durissimo con la premier Meloni che l’accusa di avere due facce diverse .
«Io ho una sola faccia. La risposta di Meloni è spropositata, non è mai successo nella storia repubblicana che un sindaco fosse stato attaccato in questo modo. Meloni ha passato il segno, con le sue parole lede i rapporti leali tra le istituzioni».
Si è pentito di aver infiammato la polemica parlando di camicie nere? Poi Salvini ha parlato di zecche rosse e così non si finisce più.
«Erano vestiti di nero e indossavano croci celtiche cantando faccetta nera al passo dell’oca, certo che lo ridirei».
Il confronto sugli scontri di Bologna ha acceso i riflettori nazionali su una campagna elettorale per le Regionali finora un po’ noiosa ma molto civile. Quello che è successo influirà sul voto?
«Quello che volevano ottenere era chiudere nell’angolo Bologna e l’Emilia-Romagna costringendoci a passare l’ultima settimana a parlare solo degli scontri in città. E invece mi sembra che un passo indietro lo abbiano già fatto loro visto che la premier Giorgia Meloni ha rinunciato a venire a chiudere la campagna elettorale della candidata del centrodestra. Io credo che il voto dimostrerà che la città ha la schiena dritta e che l’Emilia-Romagna è stanca del balletto che c’è stato sui finanziamenti per le alluvioni».
(da Il Corriere della Sera)
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