IL PRESIDENTE DEGLI ANESTESISTI: “RESTRIZIONI POCO EFFICACI, SARA’ UN GENNAIO DIFFICILE”
“MISURE TARDIVE E FARRAGINOSE CHE ANDRANNO PURE IN VIGORE TRA UN MESE E MEZZO, NON HA SENSO”… “RIDICOLA LA MULTA DI APPENA 100 EURO”
“Misure che lasciano insoddisfatti, rispondendo tardivamente e in maniera farraginosa all’emergenza Omicron. Alcune forze politiche hanno impedito che si potesse giungere ad una normativa più diretta e cogente, con cui si sarebbero ottenuti risultati più efficaci”. Così Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), commenta all’HuffPost il decreto approvato ieri dal Consiglio dei Ministri che introduce l’obbligo di vaccino e di Super green pass sul lavoro per gli over 50 e novità sulla certificazione verde. Scelte che, evidenzia Vergallo, “pur segnando un passo avanti rispetto ai provvedimenti precedenti, scontano due difetti”.
Ovvero?
“Innanzitutto l’obbligo vaccinale per gli over 50 e il Super green pass per i lavoratori over 50 partono molto tardi, entrando in vigore il 15 febbraio: si tratta di una data che supera di gran lunga il termine che speriamo segnerà l’apice della pressione ospedaliera nel nostro Paese. Il secondo difetto riguarda l’aspetto sanzionatorio: per chi ha più di 50 anni e viene sorpreso senza Green pass rafforzato è prevista una multa di 100 euro. Bisogna considerare che tale sanzione è diretta a quella stessa fascia di popolazione che finora ha sborsato le medesime cifre per eseguire più tamponi a settimana in modo da ottenere il green pass base: non è detto che lo spettro della multa sortisca effetti. Rimane poi il nodo controlli”.
Anche secondo Fondazione Gimbe le nuove misure del governo sono “insufficienti e tardive” e “continuano a inseguire il virus senza un piano B per arginare l’ondata di contagi”. Ribaltando la prospettiva, gli ultimi provvedimenti potrebbero rivelarsi lungimiranti ai fini del contrasto di un’eventuale nuova ondata di Covid nei prossimi mesi?
“Come dicevo: solo partire dal 15 febbraio inizieremo a vederne i frutti, gradualmente. Prima di questa fase dovremo pazientare: ci saranno un mese e mezzo o due in cui nulla cambierà e il sistema sanitario e gli ospedali dovranno stringere i denti”.
Ecco. Com’è la situazione nei reparti e nelle terapie intensive?
“L’emergenza non è a livello delle ondate precedenti, ma in questi giorni sta accadendo quello che avevamo già previsto mesi fa, ovvero un nuovo aumento della pressione ospedaliera che sarebbe durato fino a gennaio. Nonostante il tasso di ricoveri (in particolare in terapia intensiva) non segua la curva dei contagi con la stessa proporzionalità dello scorso anno, i numeri assoluti rischiano di diventare comunque molto alti a causa dell’alta contagiosità di Omicron”.
Una previsione?
“Ci aspettiamo un gennaio difficile. I ricoveri aumentano e sicuramente continueranno a farlo per tutto il mese, questa è la previsione che siamo in grado di fare. Non possiamo sapere quando la curva comincerà a scendere. Intanto cresce la preoccupazione per i pazienti non Covid: stiamo assistendo, di nuovo, a una progressiva riduzione dell’attività chirurgica d’elezione e all’allungamento delle liste d’attesa per molte altre prestazioni. Inoltre medici e infermieri sono provati da due anni di iper-lavoro: ogni nuovo contraccolpo della pandemia sugli ospedali mette in ulteriore affanno il personale sanitario, anche per questo ci attendevamo un atto di coraggio a nostra tutela da parte della politica”.
Oggi sulle pagine del quotidiano La Stampa Christopher Murray, ex direttore esecutivo dell’Oms e professore di Scienza metrica della salute all’Università di Washington, ha affermato che “Omicron potrebbe costringerci a rinunciare al controllo del contagio. Almeno la metà della popolazione in Europa e in Nord America verrà infettata entro febbraio. La maggior parte di queste infezioni, tuttavia, sarà asintomatica e molti non sapranno nemmeno di avere Omicron. Entro marzo il virus sarà endemico”. Che ne pensa?
“Sono d’accordo. Pur non essendo né virologi né epidemiologi, dai nostri osservatori clinici di anestesisti siamo abituati ad osservare la malattia Covid da molto vicino e nella sua forma più grave. A tale riguardo, quello che emerge dell’ultima ondata è che il tracciamento è ormai saltato da uno o due mesi, ovvero da quando Omicron ha iniziato la sua corsa con la sua altissima capacità di diffusione. La recente corsa ai tamponi è inutile e sta sovraccaricando i laboratori pubblici e privati, andando a gravare sulle tasche dei cittadini ma anche sulle casse pubbliche. Per quanto riguarda il resto, purtroppo a noi anestesisti-rianimatori Omicron non appare una variante diversa dalle altre: nei pazienti gravi che arrivano in rianimazione i quadri clinici che riscontriamo sono sovrapponibili a quelli delle ondate precedenti”.
(da agenzie)
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