IL PRESIDENTE VICARIO DEL TRIBUNALE DI MILANO: «ANCHE FRA I GIOVANI È RADICATA L’IDEA PATRIARCALE DEL POSSESSO»
“IL 40% DEI REATI A SFONDO SESSUALE SONO COMMESSI DA UOMINI TRA I 18 E 35 ANNI”
Fabio Roia è il presidente vicario del Tribunale di Milano ed è un magistrato da sempre molto attento alla violenza di genere.
Dottor Roia, sono anni che parliamo di donne che subiscono violenze. Leggi, convegni, dibattiti, interventi nelle scuole, nelle aziende, nelle istituzioni, manifestazioni, appelli, l’attenzione dei media. Poi arriva la cronaca e sembra sia stato tutto inutile.
«Eh… lo so. Pensavamo che con il passare del tempo sarebbe svanito il modello dell’uomo legato a generazioni meno giovani, cioè quello tradizionalmente patriarcale, padrone della famiglia e della donna. Pensavamo che quel modello sarebbe svanito e si sarebbero costruite nuove relazioni. E invece permane ed è radicata l’idea del maschio che incentra la relazione sul rapporto padronale di possesso e controllo».
Secondo lei perché?
«Evidentemente in parte gli stessi modelli vengono tramandati in famiglia, soprattutto dai genitori, e quindi si acquisiscono per trasmissione. E poi quel che di positivo può arrivare dalla scuola, dalla comunicazione che adesso è trasformata dai social, non riesce a fare breccia nella mentalità dei giovani».
«Nei ragazzi non si riesce a far passare il messaggio del rispetto e della libertà della donna di scegliere la propria vita. A conferma di questo le anticipo un dato significativo della rilevazione annuale del nostro tribunale: quest’anno il 40% dei reati di stalking, maltrattamenti e violenza sessuale è stato commesso da giovani fra i 18 e i 35 anni».
«So che il concetto è un po’ forte ma la verità è che tutte le ragazze/donne che decidono di rompere unilateralmente una relazione senza l’accettazione dell’altro devono considerarsi a rischio di un’escalation di violenza».
Cosa manca all’antiviolenza
«La condanna sociale nella quotidianità, cioè nel terreno dove germoglia la violenza: con battute sessiste, per esempio. O col ritenere la donna ancora un oggetto, una preda sessuale, nel giustificare l’uomo predatore che ha “esigenze sessuali”».
(da il Corriere della Sera)
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